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Antologia su Alba de Céspedes

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Tu hai i figli. Chi ha uno scopo non ha bisogno della minuta

felicità quotidiana; insegue quello scopo e rimanda sempre

l’occasione di essere felice. Se anche non lo raggiunge, in quel

tentativo è già lo scopo della sua vita e la felicità. In fondo è

stato per questo che io ho incominciato a lavorare, più ancora che

per il guadagno. Perché ero stanca di aspettare di essere felice a

causa di un uomo, o di un altro. È questa speranza di felicità che

logora una donna, giorno per giorno, la distrugge. Tu,

aspettando che i ragazzi divenissero grandi, avevi la possibilità di

dimenticartene. Aspettavi che camminassero, che andassero a

scuola, che facessero la prima comunione, ora aspetti che

prendano la laurea, che si sposino no?, e intanto il tempo passa».

«Già» ho ripetuto io «il tempo passa.» Il tono della mia voce,

l’espressione del mio viso dovevano sembrare inconsueti perché

Clara mi ha domandato che avessi. Avrei voluto dirle che ormai i

ragazzi sono grandi, io non ho più nulla da aspettare. Invece,

alzandomi per andarmene, le ho detto, con un sorriso: «Nulla.

Pensavo, appunto, che il tempo passa».

G U I D O E V A L E R I A

10 febbraio

Mentre ero immersa in queste riflessioni, ho sentito una chiave

entrare nella serratura, la porta dell’ufficio aprirsi. Ho chiuso di

scatto il cassetto, sono balzata in piedi e sono andata

nell'ingresso. Era il direttore.

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