Antologia su Alba de Céspedes
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Io gli rispondo sempre in forma indiretta perché non voglio
offenderlo, ma neppure incoraggiare questa nostra nuova
confidenza. Iersera ho detto a Mirella: «Io ho sempre amato tuo
padre, lo amo ancora» e non avevo l’impressione di dire una
bugia. Ma ora comincio a domandarmi che cosa significhi per me
la parola “amore”, riferita a Michele, e insomma a quali
sentimenti voglia alludere quando dico: “Amo mio marito”.
Che angoscia. Farei bene a smettere di scrivere: temo che la
stanchezza mi impedisca di essere obiettiva. A volte penso che
già da molti anni io non amo più Michele e continuo a ripetere
questa frase per abitudine, senza avvedermi che i sentimenti
amorosi non esistono più, tra noi, e sono stati sostituiti da altri,
forse ugualmente validi, ma del tutto diversi. Ripenso all’ansia
con la quale attendevo Michele, da fidanzato, al desiderio che
avevamo di trovarci soli, per parlare, al tempo che trascorreva
rapido, sul filo degli sguardi e delle parole, e al tedio che adesso
piomba su di noi quando restiamo soli insieme, senza che alcuna
distrazione, la radio o il cinema, venga a soccorrerci dall’esterno.
Eppure un tempo ho persino desiderato che i ragazzi si
sposassero presto, perché noi potessimo tornare ad essere soli
come allora; credevo che tutto fosse ancora intatto. Forse, se i
nostri figli fossero rimasti sempre bambini, non mi sarei mai
avveduta di questo cambiamento. O se Guido non mi avesse
parlato mai, o non avessi mai sentito parlare Cantoni. Ero
proprio convinta che si trattasse ancora d’amore e, fino a quando
Mirella non mi ha confessato di temere che la sua vita somigli
alla mia, ero anche convinta di essere stata felice. Forse lo sono
ancora, in realtà, ma quella che provo quando sono con Michele è
una felicità gelida, molto diversa da quella che provo quando
Guido mi parla o mi prende la mano. Questi candidi gesti sono
amore e i gesti che compio con Michele, invece, sono soltanto
affetto o solidarietà o abitudine, neanche quei rari più intimi sono
amore: pietà, piuttosto, compassione delle debolezze umane. Mi
pare di aver capito tutto ciò d’improvviso. Forse Michele lo ha
già capito da tempo, lui è molto più intelligente di me,
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