Antologia su Alba de Céspedes
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E non per il fatto di compiere una doppiezza. No: io sono una
piccola borghese e sono più familiare col peccato che col coraggio
e con la libertà. Ma perché non avremmo nulla da dividere, oltre
il peccato. Tu avresti la tua vita, io la mia. L’hai detto tu stesso:
siamo troppo vecchi per adattarci. L’adattamento è solo
momentaneo e presuppone una speranza che noi non possiamo
avere, alla nostra età.» Guido è venuto presso di me, mi ha preso
tra le braccia. L’odore fresco della sua camicia, il contatto delle
sue braccia nude, mi smarrivano. “Dio, Dio mio” invocavo nel
mio cuore. «Vuoi che andiamo via per sempre? Che non torniamo
più?» ha mormorato mentre mi stringeva. Io scotevo la testa
contro la sua spalla. «No» ho risposto «anche per questo sarebbe
troppo tardi. E forse, verso coloro che ci circondano, sarebbe più
ingiusto che adattarci a un compromesso.»
Lui si è affrettato a ribattere che non ha alcun dovere, è libero,
ma io gli ho impedito di andare avanti a dir cose che poi avrebbe
rimpianto di aver detto. «Lo so» ho ammesso; «ne avremmo il
diritto. Del resto, basterebbe quello di essere innamorati.» «E
allora?» lui insisteva ansiosamente. «E allora non so, non riesco
a spiegarmi, ma mi sembra che per usufruire di un diritto
bisogna non sentirsi colpevoli di usufruirne. Per me l’amore, se
non è giustificato dalla famiglia, è una colpa. Mirella, invece, dice
sempre che la colpa è nel sentire l’amore come un peccato. Credo
che abbia ragione, ma io sono così come sei tu che, per alleviare
la tua, vorresti richiamarti a colpe che altri, forse attorno a te,
hanno commesso. Ma Mirella dice anche che l’amore non è tale
quando è ingiustificato, quando è solo passione, istinto...»
Stavo per aggiungere: “O quando, come il nostro, forse è solo
desiderio di riparare frettolosamente il fallimento della nostra
vita”. Se Guido e io ci fossimo incontrati ancora molto giovani
sarebbe stato diverso; se fossimo stati giovani nel tempo di oggi,
soprattutto; forse io non avrei dato peso al giudizio della
portiera. «E il lavoro non è una giustificazione?» ha detto lui:
«Noi lavoriamo insieme da otto anni...» Mi guardava sperando
che in questo fosse la salvezza.
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