Antologia su Alba de Céspedes
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C O N C L U S I O N E
27 maggio
Devo distruggere il quaderno, distruggere il diavolo che in esso
si nasconde tra pagina e pagina, come tra le ore della vita. La
sera, quando sediamo a tavola tutti insieme, sembriamo chiari e
leali, senza insidie; ma io, ormai, so che nessuno di noi si mostra
qual è veramente, ci nascondiamo, ci camuffiamo tutti, per
pudore o per dispetto. Marina mi guarda a lungo, ogni sera, e io
temo che, guardandomi, ella veda in me questo quaderno,
conosca i sotterfugi cui ricorro per scrivervi, la furberia con cui
lo nascondo. È certa di trovarlo, un giorno, e trovare in esso un
motivo per dominarmi come io domino lei per quello che ha fatto
con Riccardo. Seduta di fronte a me, aspetta con l’inesorabile
pazienza delle persone poco intelligenti.
Ma non lo troverà, non troverà nulla: sono voluta rimanere sola
apposta, per far scomparire il quaderno. Lo brucerò. Quando
Marina tornerà a casa sentirà l’aria lievemente intiepidita, poserà
la mano sulla terracotta della stufa, come per caso, e capirà
tutto. Capirà, ne sono certa, perché tutte le donne nascondono un
quaderno nero, un diario proibito. E tutte debbono distruggerlo.
Adesso io mi domando dov’è che sono stata più sincera, se in
queste pagine o nelle azioni che ho compiuto, quelle che
lasceranno di me una immagine, come un bel ritratto. Non lo so,
nessuno lo saprà mai. Mi sento inaridire, le mie braccia sono rami
di un albero secco. Ho tentato di divenire vecchia e forse sono
soltanto divenuta cattiva. Ho paura. Marina potrebbe indurre gli
altri a rincasare innanzi tempo, per sorprendermi. Bisogna che
bruci il quaderno al più presto, subito, senza neppure rileggerlo e
rischiare d’intenerirmi, senza dire addio.
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