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Forse perché gli altri, ha visto la Marcellini?, lavorano solo per
prendere lo stipendio e andarsene, lavorano con me come
lavorerebbero con un altro. O forse perché lei sa tutto dell’ufficio,
e sa quanta tenacia, quanti sforzi... O forse non è per questo» ha
soggiunto abbassando la voce. «Insomma ho avuto paura di
tornare a essere solo come quando ho incominciato a lavorare;
peggio, anzi, perché oggi non ho più quell’entusiasmo, quell'ansia
di arrivare che allora mi sosteneva. Non credo più a nulla, oggi.
Ecco: ho capito che qui, senza di lei, sarei solo come sono solo in
casa. Dapprima ho pensato che fosse un momento di stanchezza,
ogni tanto mi piace compatirmi... E invece, col passare dei giorni,
sempre meglio comprendevo quale sarebbe la mia vita senza di
lei, Valeria. Mi coglieva persino un invincibile tedio del lavoro,
un tedio della vita addirittura, una nausea. Capisce?» Ho
mormorato: «Sì, capisco». E poi, dopo una pausa: «Sarebbe così
anche per me».
Non appena ho pronunziato queste parole egli ha sorriso, trepido,
commosso; e io ho provato di nuovo quel senso di fiducia che
provo solamente quando c’è lui. Abbiamo continuato a parlare e
tutto ciò che diceva rinnovava la mia contentezza. Mentre mi
guardava ero giovane, molto più giovane di quando sono entrata
in ufficio per la prima volta: giovane come non sono stata mai,
perché ne avevo la felice consapevolezza che mi mancava a
vent'anni. Siamo rimasti l’uno di qua e l’altro di là dalla
scrivania: così abbiamo parlato per anni e sembrava impossibile
stabilire una confidenza diversa da quella oramai tanto profonda.
Lui mi ha teso la sua mano, io gli ho dato la mia, la scrivania ci
univa invece di dividerci. Poi ho detto che era tardi, dovevo
ancora andare in chiesa per i Sepolcri. Egli non mi ha trattenuto:
sentivamo entrambi di avere molto tempo, lunghe ore, tutti i
giorni, dinanzi a noi. Abbiamo rassettato le carte, chiuso i
cassetti, spento le luci come compagni di scuola.
«In quale chiesa va?» egli mi ha domandato sulla porta. Intanto
mi guardava e io mi vergognavo delle vecchie scarpe marrone
ha chiesto se poteva accompagnarmi, per un tratto.
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che porto tutti i giorni. «Qui vicino» ho detto: «a San Carlo». Mi