Turismo del Gusto Magazine - Gennaio 2024
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Rajasthan: terra di re,
mitica regione dei maharaja
Il Rajasthan è uno Stato poco popolato (4.500.000), e Jaipur sembra
poco affollata e rilassata, nonostante la popolazione e di circa
2.500.000 di abitanti
A cura di Jimmy Pessina
Il suo nome: Rajasthan, significa letteralmente
“dimora di re”: A Jaipur, la capitale, e nelle principali
città (Jodhpur, Bikaner, Udaipur) le fastose
residenze dei maharaja sono, infatti, l’elemento architettonico
di maggior spicco, insieme alle imponenti
fortezze costruite in arenaria rossa, a volte in rovina,
che testimoniano il suo passato battagliero.
Il Rajasthan, nella parte nordovest dell’India, era la
patria dei principi “raiput” (dal sanscrito “raja putra”,
figlio di re), una stirpe di guerrieri che governò questo
territorio per un millennio circa, seguendo un codice
d’onore e cavalleresco simile a quello dei cavalieri
medievali europei. I rajaput non erano mai in pace: se
no si fossero scontrati con gli invasori provenienti da
altre terre, si sarebbero accaniti fra loro.
Quando però, alla fine del Dodicesimo secolo, iniziarono
le razzie degli invasori musulmani, alcuni
provenienti dall’Asia centrale mongola, e per questo
detti mogol, i principi decisero di allearsi perché il
pericolo era estremo.
Il sostegno finanziario alle loro guerre di difesa veniva
in special modo dai monti Aravalli, ricchi di ferro,
rame e piombo. Alcune antiche tradizioni del Rajasthan
sono legate all’attitudine guerresca dei loro signori.
L’usanza più inumana era quella dei suicidi di massa.
Se l’esito di una battaglia fosse apparito senza speranza,
donne e bambini si sarebbero gettate in un rogo acceso
all’interno della fortezza, mentre gli uomini marciavano
contro il nemico pronti a morire. Il rapporto con i
minacciosi mogol fu caratterizzato da scontri e alleanze
fino all’inizio del Diciottesimo secolo, momento in cui
la potenza musulmana cominciò a diminuire.
Nel 1727 il maharaja Jay Singh fondò Jaipur, la nuova,
elegante e razionale capitale del Rajasthan. In questo
periodo anche l’arte della pittura miniata – che nella
regione aveva da molti secoli una grande scuola – attraversò
un momento particolarmente fecondo. Durante
la colonizzazione inglese il Rajsthan perse il carattere
battagliero, ma continuò a essere un insieme staterelli,
governati ciascuno dal suo maharaja e legati politicamente
alla corona britannica. Gli inglesi operavano
su tutta l’India, un pesante controllo economico, ma
in genere non interferivano nelle abitudini e nelle
tradizioni.
Nel Rajasthan, però proibirono nel 1829 la crudele
usanza del “sati”, il rogo delle vedove sulla pira che cremava
le spoglie del marito. Tuttavia, questa abitudine
esiste ancor oggi, dato che la vita delle vedove è molto
difficile: non possono risposarsi e sono trattate come
delle “senza caste”. Dal punto di vista geografico il
Rajasthan è in linea di massima arido e inospitale, con
pianure, catene montuose, laghi artificiali e sterminate
aree desertiche scarsamente popolate. Tuttavia, la re-
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