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Novembre 2009 - Affari di Gola

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BOTTA E RISPOSTA<br />

Le troppe <strong>di</strong>fferenze del Moscato<br />

<strong>di</strong> Scanzo, la replica<br />

del Consorzio <strong>di</strong> Tutela<br />

Egregio <strong>di</strong>rettore<br />

il Consorzio Tutela Moscato <strong>di</strong><br />

Scanzo con il presente intervento<br />

prende posizione in or<strong>di</strong>ne all’articolo<br />

apparso sulla sua rivista nel mese<br />

<strong>di</strong> ottobre del <strong>2009</strong> a fi rma <strong>di</strong> Enrico<br />

Rota e dal titolo “Le troppe <strong>di</strong>fferenze<br />

del Moscato <strong>di</strong> Scanzo”. Quanto affermato<br />

dall’articolista rende necessario<br />

un intervento chiarifi catore attese le<br />

inesattezze dallo stesso esplicitate nel<br />

suo intervento. È vero che ognuno<br />

può far conoscere la propria opinione<br />

e il proprio pensiero in or<strong>di</strong>ne alle<br />

tematiche su cui ritiene <strong>di</strong> intervenire,<br />

ma è altrettanto vero che l’organo<br />

preposto per legge alla tutela, come<br />

nel caso <strong>di</strong> specie, ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> replicare<br />

evidenziando le inesattezze, a<br />

tacer d’altro, in cui è incorso il signor<br />

Enrico Rota, le cui affermazioni vanno<br />

ricondotte più a un ambito soggettivo<br />

che oggettivo. Una corretta informazione<br />

nel caso <strong>di</strong> specie va al <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />

una ricerca della verità, atteso che<br />

riguarda un prodotto <strong>di</strong> larga <strong>di</strong>ffusione<br />

e consumo, per cui è necessaria<br />

una corretta conoscenza da parte del<br />

consumatore. È fuori <strong>di</strong> dubbio che la<br />

fase dell’appassimento, per un vino<br />

quale il “Moscato <strong>di</strong> Scanzo” assume<br />

un valore focale e baricentrico nella<br />

produzione stessa, <strong>di</strong> qui l’attenzione<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> portati avanti dall’Università<br />

<strong>di</strong> Milano e favoriti e seguiti dallo stesso<br />

Consorzio.<br />

Le <strong>di</strong>verse esperienze sono state poi<br />

oggetto <strong>di</strong> confronto e verifi ca sempre<br />

con il solo scopo <strong>di</strong> ottimizzare una<br />

produzione <strong>di</strong> per sé antica, ra<strong>di</strong>cata<br />

nel tempo e nelle consuetu<strong>di</strong>ni e nella<br />

stessa cultura dei produttori. Secondo<br />

il signor Enrico Rota l’appassimento<br />

“con<strong>di</strong>zionato”, cioè in ambienti ove è<br />

controllata la temperatura e l’umi<strong>di</strong>tà<br />

consente <strong>di</strong> ottenere un prodotto <strong>di</strong><br />

più alta qualità. Tale affermazione,<br />

10 <strong>Affari</strong> <strong>di</strong> <strong>Gola</strong> novembre <strong>2009</strong><br />

peraltro sfornita <strong>di</strong> un qualsiasi riferimento<br />

scientifi co e probatorio, si<br />

baserebbe soltanto su un’esperienza<br />

enotecnica e soggettiva dell’articolista.<br />

I vini passiti hanno nel processo<br />

ossidativo solo uno degli aspetti tipici<br />

della loro lavorazione e a nostro parere<br />

non è questo quello <strong>di</strong> particolare<br />

importanza. Altre sono le caratteristiche<br />

prioritarie, quali la concentrazione<br />

degli aromi, delle sensazioni acide<br />

e i processi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fi cazioni biochimiche<br />

che l’appassimento, soprattutto<br />

naturale, porta con sé. Questo vale<br />

soprattutto per quanto riguarda il<br />

“Moscato <strong>di</strong> Scanzo” che possiede un<br />

ricco corredo polifenolico e che non<br />

sviluppa particolari sentori ossidativi.<br />

Che la fragranza <strong>di</strong> un vino non <strong>di</strong>penda<br />

solo dalle ossidazioni è indubbiamente<br />

cosa nota, basta pensare alla<br />

fragranza che portano tutti quei vini a<br />

matrice ossidativa anche molto spinta<br />

che fanno parte del panorama enologico<br />

mon<strong>di</strong>ale. Ci sentiamo inoltre <strong>di</strong><br />

affermare che detta sensazione <strong>di</strong>pende<br />

in modo assolutamente trascurabile<br />

dalla tecnica <strong>di</strong> appassimento, e in<br />

modo molto evidente dalla successiva<br />

tecnica <strong>di</strong> vinifi cazione. Ci piacerebbe<br />

che la paternità dell’appassimento<br />

forzato fosse bergamasca, ma purtroppo<br />

non è così; all’inizio della nostra<br />

esperienza consortile avevamo visitato<br />

(fi ne degli anni 70) le camere <strong>di</strong><br />

appassimento dei colleghi produttori<br />

<strong>di</strong> Amarone proprio per cercare <strong>di</strong><br />

mettere a punto un’effi cace tecnica <strong>di</strong><br />

appassimento per il “Moscato <strong>di</strong> Scanzo”<br />

e prova ne sia che le aziende che<br />

hanno adottato il sistema “con<strong>di</strong>zionato”<br />

si sono rivolte a <strong>di</strong>tte specializzate<br />

<strong>di</strong> quell’area.<br />

Comunque ciò che più sconcerta<br />

nell’affermazione dell’articolista è il<br />

ritenere il prodotto ottenuto dall’appassimento<br />

con<strong>di</strong>zionato superiore<br />

a quello ottenuto dall’appassimento<br />

naturale. Ci sentiamo <strong>di</strong> smentire<br />

categoricamente le affermazioni del<br />

signor Enrico Rota e comunque siamo<br />

<strong>di</strong>sponibili, come Consorzio ad organizzare<br />

una serata <strong>di</strong> degustazione alla<br />

presenza <strong>di</strong> enologi, membri dell’AIS,<br />

ONAV con prodotti <strong>di</strong> più annate <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse aziende e con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> appassimento<br />

naturale o con<strong>di</strong>zionato;<br />

invitando a riconoscere quali dei vini<br />

in degustazione derivino da appassimenti<br />

con<strong>di</strong>zionati o naturali.<br />

Da ultimo, ma per noi <strong>di</strong> primaria<br />

rilevanza, è l’inaccettabile affermazione<br />

dell’articolista là dove accomuna<br />

il “Moscato <strong>di</strong> Scanzo”, dal 2007<br />

D.O.C.G, ad altri prodotto definiti<br />

“Valcalepio Moscato passito”. E’ bene<br />

riba<strong>di</strong>re, anche in questa sede, e come<br />

già ampiamente riconosciuto da sentenze<br />

del Consiglio <strong>di</strong> Stato, che il “Moscato<br />

<strong>di</strong> Scanzo” nulla ha a che vedere<br />

con altri prodotti che si fregiano del<br />

nome “Valcalepio Moscato Passito”. E’<br />

chiaro, noto e provato, che il “Moscato<br />

<strong>di</strong> Scanzo” ha una sua peculiarità unica<br />

e ben <strong>di</strong>versi sono i prodotti che vanno<br />

etichettati con il nome “Valcalepio<br />

Moscato Passito”.<br />

Il voler accomunare i due prodotti<br />

evidenzia un non conoscere in modo<br />

approfon<strong>di</strong>to sia sotto il profi lo eonologico<br />

che sotto quello storico culturale<br />

il “Moscato <strong>di</strong> Scanzo D.O.C.G.”<br />

Ringraziando per l’ospitalità si porgono<br />

i migliori saluti.<br />

Consorzio Tutela Moscato <strong>di</strong> Scanzo<br />

il presidente<br />

Paolo Ben<strong>di</strong>nelli

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