Il nuovo Eldorado del Made in Italy - Italpyme

S
SPECIALE CINA
BUT BU UT WHERE ABOUT?
Quali Qua uali città e zone
prediligere pred ediligere nell’avventura
turra
sullo sconfi nato
territorio terrritorio
asiatico? Le
municipalità mu costiere
più iù sviluppate o piuttosto
tossto
l’ambiente aspro
dell’ovest, dell ll’ovest, che presenta
rischi, rischhi,
ma anche opportuni-
tà? Sono presenti – commenta
ta Michele Norsa – forti
differenze geografi che. La crisi si ha colpito soprattutto il
sud della Cina, la zona di Guan Guangdong, angdong, dove esisteva una
fl florida fl orida industria manifatturie
manifatturiera che produceva per gli
Stati Uniti. i Venendo a mancare manc mancare la domanda americana,
l’area ne ha risentito molto. molto
molto. Le province del nord-est
invece stanno crescendo, come tutta la costa che guarda
verso la Corea, ma anche il nord-ovest e Chengdu,
dove c’è stato il terremoto, e quindi adesso sono affl
uite ingenti risorse per la ricostruzione”. Le maison
in effetti stanno allargando il loro raggio d’azione, non
più solo nei grandi centri come Pechino e Shanghai,
ma anche in avamposti nuovi. Salvatore Ferragamo ad
esempio conta ben 38 monobrand, l’ultimo aperto a
Wuhan, da molti considerata la quarta città cinese per
iimportanza, t nella ll provincia i i ddell’Hubei, ll’H b i ma di dispone
anche di un punto vendita a Ürümqi, una zona quasi
inaccessibile dell’ovest, sotto la Mongolia, vicino al
Kazakistan. “Il rischio maggiore – riprende Norsa – è
aprire il quarto negozio a Pechino, in centri commerciali
che spesso non rispettano lo stile del brand, per la
qualità della costruzione o per le scelte del retailer, che
magari posiziona la ristorazione in aree limitrofe alle
boutique. I costi delle grandi città poi sono cresciuti
molto. Invece nelle municipalità poco conosciute, che
Gucci Guc fl agship store Shanghai e la Shanghai Dragon bag
sono
comunque di medie dimensioni, c’è un bacino
di co consumatori in grande attesa dei brand occidentali,
propr proprio perché vergine, e con costi di apertura e del
perso personale molto bassi. In ogni caso i monomarca in
Cina
sono in assoluto i negozi al mondo che hanno un
ritorn ritorno sull’investimento più rapido; entro un anno si
raggiu raggiunge il breakeven”.
Dello
stesso parere è Giuseppe Miroglio: “Il Pil proca-
pite è
molto consistente nella fascia costiera, ma i tassi
di cre crescita del retail nell’entroterra superano il 20%, e
nelle
province rurali sono presenti diverse città interes-
santi,
che superano comunque un milione di abitanti”.
Gli ffa
eco Stefania Miraglia di Gilmar: “In realtà la
Cina
più che uno Stato è un continente. Già Pechino
e Sh Shanghai sono due realtà completamente diverse:
i con consumatori della capitale prediligono un look più
form formale, pulito e composto, mentre a Shanghai, come
nell’a nell’area di Canton, va un prodotto più personalizza-
to, co con dettagli di colore e accessori. In futuro diven-
teran teranno molto appetibili altre città, come Chengdu
all’int all’interno, quasi al confi ne con la catena del Tibet,
Hang Hangzhou, dove c’è l’Hagzhou Tower, il primo mall
per rredditività
in tutta la Cina, ma anche Dalian sul
Mar
Giallo, Xian, Chongqing. Gilmar sta spingendo
molto
– continua – con la linea giovane Ice Iceberg, che
hha
raddoppiato i volumi per la primavera-estate 2010,
e dai 7 negozi attuali abbiamo in programma l’apertura
di altri 23 punti vendita in franchising nei prossimi 2
anni. In Cina realizziamo l’8% del fatturato, 5 milioni
sui 60 complessivi. Con Iceberg invece debutteremo
l’anno prossimo con la prima boutique a Pechino o a
Shanghai. Stiamo valutando bene lo sbarco perché sulle
prime linee c’è molta concorrenza, le location sono
limitate, e non è facile trovare una collocazione adeguata
e di alto livello”.
50 10 dicembre 2009