Samuel Johnson - Kindergarten und Schule in Südtirol
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di rapporti, di occasioni di crescita comune, di possibilità educative a più ampio spettro. Altre volte<br />
rappresento l’<strong>in</strong>segnante della “provvidenza”, quella che si piglia il neo-arrivato che “non capisce nulla”<br />
e che nessuno sa come gestire. Va bene comunque, vorrei solo avere più tempo da dedicare a questo<br />
<strong>in</strong>contro durante la settimana … Le poche ore di “relazione” sparse nelle diverse scuole <strong>in</strong>fatti non me<br />
lo permettono.<br />
Entro con il mio sorriso a scuola, dove spesso mi accolgono tutti con una smorfia di stanchezza o di<br />
rassegnazione. Molti miei colleghi, lasciando uscire dalle loro classi i bamb<strong>in</strong>i ed i ragazzi frequentanti<br />
il laboratorio l<strong>in</strong>guistico, rispondono con un altro sorriso al mio saluto e vivono il mio ruolo con spirito<br />
di collaborazione. Questo contatto, questa condivisione, questo cercare e discutere delle persone rappresenta<br />
sicuramente il punto di maggiore forza del mio lavoro.<br />
Ci sono purtroppo altri <strong>in</strong>segnanti che tendono <strong>in</strong>vece a vedermi come “il nemico”, quello che a tutti i<br />
costi sostiene gli stranieri, gli svogliati, i pigroni (spesso i term<strong>in</strong>i co<strong>in</strong>cidono …), che allunga i tempi del<br />
Consiglio di classe. Il loro saluto è spesso stizzito perché faccio perdere ai ragazzi “nozioni importanti”<br />
delle loro materie oppure tendenzialmente bieco perché io comunque ci sono e non ci sono a scuola<br />
(l’orario frammentato e la mia presenza m<strong>in</strong>ima è sicuramente l’aspetto più pesante di questo mio<br />
impiego) e sono loro poi a dover “decidere seriamente” di questi ragazzi.<br />
In alcune scuole posso lavorare direttamente nelle classi e proporre laboratori <strong>in</strong>terculturali a tutti gli<br />
alunni ed agli <strong>in</strong>segnanti, <strong>in</strong> altre “devo” vagabondare di classe <strong>in</strong> classe e “raccogliere” gli alunni con<br />
particolari difficoltà l<strong>in</strong>guistiche (difficoltà assolutamente e comprensibilmente tutt’altro che omogenee)<br />
per portarli <strong>in</strong> laboratorio e fare lezione: frontale, certo, ma sempre più spesso di cooperative<br />
learn<strong>in</strong>g. E’ utile e l’apprendimento è contestualizzato, diretto, veloce.<br />
I partecipanti faticano <strong>in</strong>izialmente a stare con me, mi vedono come un’<strong>in</strong>segnante di sostegno e giustamente<br />
non si sentono a loro agio. Poi però la relazione prende forma e la loro partecipazione diventa<br />
serena, i loro progressi li stimolano a dare sempre di più.<br />
Mi piacerebbe tanto, <strong>in</strong> futuro, poter contare sul coord<strong>in</strong>amento attivo di un referente “per l’Intercultura”<br />
per ogni scuola (che purtroppo o manca o non riesce a coord<strong>in</strong>are l’operato delle diverse agenzie<br />
l<strong>in</strong>guistiche attive nella sua scuola, causa anche un orario pieno <strong>in</strong> classe) per rendere maggiormente<br />
proficuo il mio <strong>in</strong>tervento e per “rasserenare” gli animi dei colleghi che ancora danno l’impressione di<br />
non saper gestire l’arrivo di questi ragazzi.<br />
Caro Diario … Anche oggi, come tanti altri giorni, non posso far altro che credere fermamente nel potere<br />
della “relazione educativa”: con i ragazzi, con i colleghi, con le famiglie. Crescere <strong>in</strong>sieme: ti sembra<br />
così difficile? “Cercasi un f<strong>in</strong>e. Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo<br />
null’altro che d’essere uomo 3) ”. Io lo conosco, cont<strong>in</strong>uerò a r<strong>in</strong>correrlo.<br />
3) Idem.