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momenti. La rassomiglianza melodica con il Lied<br />

Am Meer, pure risa<strong>le</strong>nte all’anno della morte di<br />

Schubert non è certamente casua<strong>le</strong>. «Das Meer<br />

erglänzte weit hinab im <strong>le</strong>tzten Abendscheine…»<br />

[il mare risp<strong>le</strong>ndeva in lontananza sotto gli ultimi<br />

bagliori del tramonto]. La bel<strong>le</strong>zza di quell’immagine<br />

di fine giorno suscita un’onda di ricordi<br />

nostalgici che, nel Lied come nella sonata, si tramutano<br />

ben presto in inquietudine e angoscia. Nel<br />

corso dello sviluppo del primo movimento, ammiriamo<br />

anche la transformazione, progressiva e<br />

concomitante, della linea melodica e dell’armonia<br />

del terzo tema, un tema “mozartiano” che ricorda<br />

il Lied Der Wanderer. La citazione quasi <strong>le</strong>ttera<strong>le</strong><br />

dell’inizio di quel Lied, al centro del movimento,<br />

porta ad una cima carica di dinamismo ove scoppia<br />

la disperazione d’un essere abbandonato, il<br />

tempora<strong>le</strong> s’allontana poi e cede a poco a poco il<br />

posto, dopo qualche sussultto, alla calma e alla<br />

rassegnazione serena dell’inizio.<br />

il secondo movimento, Andante sostenuto, viene<br />

spesso considerato come il capolavoro della musica<br />

per pianoforte di Schubert. Nel tono di do#<br />

minore, molto lontano dal si bemol<strong>le</strong> maggiore<br />

principa<strong>le</strong>, si <strong>le</strong>va un lamento che la bel<strong>le</strong>zza avvincente<br />

del<strong>le</strong> sonorità sembra condurre addirittura<br />

al di là del dolore. La parte centra<strong>le</strong>, in La maggiore,<br />

che riporta conforto, ricorda il clima del Lied<br />

Der Lindenbaum: «Und seine Zweige rauschten, als<br />

riefen sie mir zu: Komm her zu mir, Gesel<strong>le</strong>, hier<br />

find’st du deine Ruh…» [e sembrava che i suoi rami<br />

mi chiamassero in un mormoriò: Vieni, Amico,<br />

vicino a me, qui troverai il riposo]. Rinasce il lamento,<br />

ma la tonalità passa insensibilmente dal<br />

213 English Français Deutsch Italiano<br />

minore al maggiore (do, poi do#), e il movimento<br />

si conclude in una beatitudine intempora<strong>le</strong>.<br />

La sonata potrebbe benissimo finire così, e<br />

sarrebbe allora un po’ simi<strong>le</strong> all’ultima sonata di<br />

Beethoven, l’Op. 111. Ma Schubert ha preferito<br />

ricondurre dolcemente il suo ascoltatore e forse<br />

anche se stesso sulla terra come nella Sonata in la<br />

maggiore. Lo Scherzo «con delicatezza», irrea<strong>le</strong> e aereo<br />

con il suo Trio in Si bemol<strong>le</strong> minore più tetro,<br />

trattato in tinte scure nel registro grave, prepara la<br />

strada al Rondò fina<strong>le</strong>.<br />

Questo si apre su un interrogativo in do minore<br />

– una “falsa” tonalità – seguito dopo poche misure<br />

da una risposta affermativa con una cadenza<br />

in Si bemol<strong>le</strong> maggiore. il paragone s’impone con<br />

l’ultima composizione di Beethoven, quel fina<strong>le</strong><br />

composto più tardi per il Quartetto Op. 130, il cui<br />

tema iscritto in una misura a 2/4 al<strong>le</strong>gra e ballabi<strong>le</strong>,<br />

oscilla allo stesso modo tra il do minore e il si<br />

bemol<strong>le</strong> maggiore. Che sia fondata o no quest’allusione<br />

a Beethoven, l’ultimo movimento della<br />

Sonata in sib maggiore esprime la gioia mistica del<br />

«Cherubinischen Wandersmannes» un addio senza<br />

amarezza dell’eterno viaggiatore la cui anima non<br />

può più essere turbata dagli ultimi assalti della<br />

tempesta.<br />

∆<br />

«Addio a te, mia città felice e al<strong>le</strong>gra! Via! già scalpita<br />

il mio cavallo con lo zoccolo impaziente. Or ricevi<br />

ancora quest’ultimo, ultissimo addio. Mai, no, mai ancora<br />

mi hai visto triste. Non può essere diversamente<br />

all’ora della partenza!<br />

(Abschied, Partenza: poema di Ludwig Rellstab,<br />

musicato da Schubert nel 1828, anno della sua morte).

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