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ROBERT LE DIABLE

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indescrivibile, è all’origine del balletto romantico.<br />

Musicalmente, egli riprende il tema d’amore sviluppato<br />

nel corso del primo duo fra Robert e Isabelle, una<br />

specie di abbozzo di leitmotiv che tornerà più volte<br />

nella partitura; Wagner se ne ricorderà per il baccanale<br />

del suo Tannhäuser parigino, mentre Verdi farà<br />

suo il coro trionfale dei demoni alla fine dell’atto, “Il<br />

est à nous accourez tous, spectres démons nous<br />

triomphons”, al momento del massacro dei francesi<br />

da parte degli italiani nella scena finale dei suoi<br />

Vêpres Siciliennes (scritti per Parigi nel 1856 su un<br />

testo di Scribe).<br />

Il Bene trionferà sul Male e Robert verrà recuperato<br />

dalla morale cristiana: nella cattedrale di Palermo,<br />

Bertram è inghiottito dagli inferi, mentre Robert sviene<br />

nelle braccia di Alice. In sottofondo il coro canta<br />

“Gloire! Gloire immortelle… Les cieux lui sont<br />

ouverts” (scena che Gounod riprende per il suo<br />

Faust) mentre cala il sipario.<br />

Alla prima, è stato detto, il trionfo è senza uguali: Il<br />

commento più significativo è, può darsi, quello di<br />

Fétis nella Revue Musicale: “La partitura di Robert le<br />

Diable non è solo il capolavoro di Meyerbeer, è una<br />

produzione rimarchevole nella storia dell’arte... questa<br />

mette incontestabilmente Meyerbeer al primo<br />

posto della scuola tedesca!”. Commento bizzarro, da<br />

parte di un critico molto rinomato che ci ha regalato<br />

dei documenti inestimabili sulla vita musicale del suo<br />

tempo e che conosceva bene Meyerbeer (dalla sua<br />

opera italiana Crociato in Egitto, rappresentata in due<br />

riprese al Théâtre des Italiens), bollare la sua arte<br />

come tedesca! Evidentemente dietro Robert le Diable<br />

Fétis non ha visto che Hoffman e ha dimenticato le<br />

cantilene rossiniane delle arie per conservare alcuni<br />

degli echi del Freischütz. Egli non poteva percepire<br />

dalla prima tutto ciò che in questa c’era di tipicamente<br />

francese, fondamenta di un genere nuovo del<br />

7<br />

quale, è vero, solo Les Huguenots codificheranno le<br />

regole.<br />

Il fatto rilevante è che dall’oggi al domani Meyerbeer<br />

eclissa definitivamente Rossini, in pensione da quattro<br />

anni, e diventa il personaggio più in vista della<br />

capitale, quello al quale ci si dovrà rivolgere per ricevere<br />

un’accoglienza favorevole presso il pubblico.<br />

Donizetti non tarderà a prenderlo come modello, preparando<br />

così il posto a Verdi e a Wagner. Nel frattempo,<br />

Robert le Diable intraprende la più prestigiosa<br />

delle carriere: tre anni dopo la prima è già sui cartelloni<br />

di ben settantasette teatri in dieci paesi. Le edizioni<br />

Schott offrono a Meyerbeer ventimila franchi per<br />

i diritti dell’opera che seguirà Robert le Diable; lo<br />

Stato francese gli attribuisce nel 1832 la Légion<br />

d’honneur, mentre la Germania lo nomina membro<br />

onorario della Preussische Akademie der Künste.<br />

Sergio Segalini

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