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L'Agenda del cervello: un argomento al giorno - BrainFactor

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mai dimostrato sino in fondo). Ci siamo dimenticati di porci <strong>un</strong>a semplice domanda. Come<br />

mai, dopo centomila anni circa di esistenza <strong>del</strong>l’Homo sapiens, l’evoluzione non ha estinto<br />

la possibilità di rivivere eventi come guerre, epidemie, eruzioni vulcaniche, aggressioni, e<br />

così via?<br />

Molto probabilmente perché le memorie traumatiche hanno la precisa f<strong>un</strong>zione di proteggerci,<br />

generando in noi risposte difensive più efficienti. Ma se solo così fosse, saremmo tutti soltanto<br />

dei perfetti predatori psicopatici. Siamo invece connotati, come esseri umani, d<strong>al</strong>le capacità<br />

empatiche.<br />

Nel soggetto norm<strong>al</strong>e, non amm<strong>al</strong>ato o indebolito da <strong>al</strong>tri fattori, la presenza di ricordi traumatici<br />

è <strong>un</strong> fattore di crescita, psicolobiologica e spiritu<strong>al</strong>e: dopo le near-death-experiences le<br />

persone aprono il loro organismo <strong>al</strong>l’esperienza <strong>del</strong>la trascendenza, e così è per i traumi, se<br />

i “pazienti” non sono afflitti da psicologi / psichiatri più o meno in buona fede (vedere Trauma<br />

& Spiritu<strong>al</strong>ity: An Internation<strong>al</strong> Di<strong>al</strong>ogue - March 2011 - Belfast)<br />

Il trauma ci pone di fronte, ineluttabilmente, <strong>al</strong>la apparente scelta tra mondo e Dio<br />

(Wittgenstein: Il mondo o Dio?). Se è vero, come le più recenti ricerche in tema di memoria<br />

hanno dimostrato essere, ciò che diceva Janet che “la memoria è <strong>un</strong>’azione, essenzi<strong>al</strong>mente<br />

l’azione di raccontare <strong>un</strong>a storia”, <strong>al</strong>lora è opport<strong>un</strong>o osservare che la narrazione di memorie<br />

traumatiche implica la presenza di interlocutori, e che non si può narrare senza empatia.<br />

Le memorie traumatiche servono, in ultima an<strong>al</strong>isi, a cooperare e a crescere assieme <strong>al</strong><br />

nostro gruppo di appartenenza, e facilitando la genesi di <strong>un</strong> sentimento che abbattendo i<br />

confini <strong>del</strong> Sè avvicina a ciò che prima vivevamo come inconoscibile. E la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la trascendenza rispetto <strong>al</strong>la finitezza che il trauma ci impone consente di esperire il, forse,<br />

più sublime stato d’animo verso il prossimo: la “pietas”, che Roy Batty offre a Rick Deckard<br />

come il vero ricordo, e quindi il suo passaporto per l’immort<strong>al</strong>ità.<br />

Al resto penserà la colomba bianca <strong>del</strong>l’inconscio collettivo, genetico e memetico...<br />

Ambrogio Pennati, MD<br />

Psichiatra, psicoterapeuta, psicopatologo forense<br />

Fonti<br />

1. Christopher M: A broader view of trauma: A biopsychosoci<strong>al</strong>-evolutionary view of the role<br />

of the traumatic stress response in the emergence of pathology and/or growth. Clinic<strong>al</strong><br />

Psychology Review, Volume 24, Issue 1, March 2004, Pages 75-98.<br />

2. Rifkin J: La civiltà <strong>del</strong>l’empatia. La corsa verso la coscienza glob<strong>al</strong>e nel mondo in crisi.<br />

Milano, 2009.<br />

3. http://www.he<strong>al</strong>ingphilosophy.com/2008/04/roman-fortitude.html<br />

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