L'Agenda del cervello: un argomento al giorno - BrainFactor
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MOVIMENTO, MERCOLEDì<br />
QUANDO IL MOVIMENTO E’ MALATO:<br />
LA SCEROSI LATERALE AMIOTROFICA<br />
Lucio Tremolizzo<br />
La sclerosi later<strong>al</strong>e amiotrofica (SLA) è <strong>un</strong>a m<strong>al</strong>attia neurodegenerativa descritta d<strong>al</strong> celeberrimo<br />
neurologo francese Jean - Martin Charcot (Parigi 1825 - Nièvre 1893) sul finire <strong>del</strong> 1800. Il<br />
quadro è caratterizzato d<strong>al</strong> coinvolgimento selettivo <strong>del</strong> primo e <strong>del</strong> secondo motoneurone,<br />
le cellule che, convergendo sul muscolo (l’effettore fin<strong>al</strong>e), sono deputate <strong>al</strong>l’espressione <strong>del</strong><br />
movimento.<br />
Infatti, questi pazienti presentano tipicamente segni di compromissione di entrambi i<br />
motoneuroni, ovvero, nella forma più classica: deficit di forza (o “ipostenia”) progressiva fino<br />
<strong>al</strong>la tetraplegia, amiotrofia e fascicolazioni associate ad iperreflessia osteotendinea.<br />
T<strong>al</strong>e m<strong>al</strong>attia è anche nota nel mondo anglosassone come m<strong>al</strong>attia di Lou Gehrig (nella foto),<br />
d<strong>al</strong> nome <strong>del</strong> famoso giocatore di baseb<strong>al</strong>l che ne fu colpito sul finire <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong><br />
Novecento.<br />
Il nome datole da Charcot deriva invece d<strong>al</strong> connubio neuropatologico - clinico tra sclerosi<br />
midollare later<strong>al</strong>e, dovuta <strong>al</strong>la gliosi cicatrizi<strong>al</strong>e, e amiotrofia neurogena, che spesso<br />
rappresenta <strong>un</strong>o dei primi segni <strong>del</strong> processo in corso.<br />
Nel sistema nerovso centr<strong>al</strong>e, i motoneuroni <strong>del</strong> quinto strato <strong>del</strong> giro precentr<strong>al</strong>e (I<br />
motoneurone) prendono connessione in serie con le an<strong>al</strong>oghe cellule <strong>del</strong>le corna midollari<br />
anteriori e dei nuclei dei nervi cranici (II motoneurone). T<strong>al</strong>i strutture vengono colpite<br />
selettivamente d<strong>al</strong> processo degenerativo le cui cause non sono ancora, purtroppo, note.<br />
Nonostante nella maggior parte dei casi la SLA sia sporadica (cioè vi è assenza di familiarità),<br />
importanti passi avanti nella compresione <strong>del</strong>la fisiopatologia di questa m<strong>al</strong>attia ci sono venuti<br />
da quei rari casi legati a mutazioni geniche. Un primo spiraglio sulla comprensione ci è arrivato<br />
nel 1993 con la scoperta <strong>del</strong> coinvolgimento <strong>del</strong> gene SOD1 (superossido dismutasi-1), il cui<br />
prodotto è coinvolto nella detossificazione dai radic<strong>al</strong>i liberi <strong>del</strong>l’ossigeno, implicando d<strong>un</strong>que<br />
questi ultimi nel processo che porta a morte i motoneuroni.<br />
Invece, la recente scoperta che mutazioni <strong>del</strong> gene TDP43 (TAR DNA binding protein-43<br />
kDa) sono causa di <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i casi di SLA, ha spostato l’attenzione sul ruolo di questa proteina,<br />
coinvolta nella maturazione e nella adeguata traslocazione degli RNA messaggeri (mRNA)<br />
responsabili per il mantenimento <strong>del</strong>l’omeostasi neuron<strong>al</strong>e.<br />
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