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L'Agenda del cervello: un argomento al giorno - BrainFactor

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MOVIMENTO, MERCOLEDì<br />

MUSICA, CERVELLO,<br />

MOVIMENTO Franca D<strong>al</strong>la V<strong>al</strong>le<br />

Tutti abbiamo provato la sensazione di sentirci “trasportati” d<strong>al</strong>la musica. Pensiamo a <strong>un</strong>a<br />

l<strong>un</strong>ga corsa, a <strong>un</strong>a passeggiata in montagna, a <strong>un</strong>a serie di vasche in piscina... All’inizio i<br />

movimenti sono faticosi, rigidi, poco sincroni; ma basta che nella nostra mente riusciamo<br />

a creare <strong>un</strong> ritmo music<strong>al</strong>e, o immaginiamo di ascoltare <strong>un</strong>a melodia, di lì a poco il respiro<br />

si fa più tranquillo e profondo, gli arti acquistano sincronia, la fatica si attenua, diventando<br />

addirittura piacevole...<br />

Speriment<strong>al</strong>mente è stato scoperto che ascoltare musica in posizione immobile attiva nel<br />

<strong>cervello</strong> le stesse aree che “gestiscono” l’attività motoria. Daniel Levitin, neuropsicologo<br />

cognitivo <strong>al</strong>la McGill University di Montre<strong>al</strong> e musicista appassionato, racconta i risultati<br />

<strong>del</strong>le sue ricerche effettuate su cervelli sottoposti <strong>al</strong>l’ascolto music<strong>al</strong>e in <strong>un</strong> articolo uscito<br />

nell’Ottobre <strong>del</strong> 2007 sul New York Times con il titolo evocativo «Dancing in the Seats»<br />

(letter<strong>al</strong>mente “b<strong>al</strong>lare sulle sedie”), che fa chiaramente il verso <strong>al</strong>la canzone “Dancing in the<br />

Street” scritta nel 1964 da Marvin Gaye per le Martha and the Van<strong>del</strong>las, brano di cui forse ci<br />

ricordiamo meglio la storica cover <strong>del</strong> 1985 di David Bowie e Mick Jagger.<br />

La tecnica usata da Levitin è la risonanza magnetica f<strong>un</strong>zion<strong>al</strong>e o “fMRI” (f<strong>un</strong>ction<strong>al</strong> Magnetic<br />

Resonance Imaging), grazie a cui è possibile osservare in vivo l’attività <strong>del</strong>le diverse aree<br />

cerebr<strong>al</strong>i coinvolte in <strong>un</strong>a attività particolare. I soggetti <strong>del</strong>l’esperimento sono stati esaminati<br />

durante l’ascolto di brani music<strong>al</strong>i e, come controprova, di loro versioni struttur<strong>al</strong>mente<br />

“scompaginate”.<br />

I ricercatori <strong>del</strong>la McGill hanno così scoperto che, anche in condizioni di immobilità, l’ascolto<br />

<strong>del</strong>la musica riesce ad eccitare le zone che coordinano le nostre attività motorie. In pratica,<br />

se il corpo non può danzare re<strong>al</strong>mente, lo “fa” il <strong>cervello</strong>, confermando lo stretto legame fra<br />

musica e movimento che è consuetudine sperimentare in situazioni ricreative le più disparate.<br />

Questo legame produce effetti importanti anche nel caso <strong>del</strong>le patologie neurologiche <strong>del</strong><br />

movimento, come ad esempio la m<strong>al</strong>attia di Parkison, in cui il flusso natur<strong>al</strong>mente ritmico<br />

<strong>del</strong> movimento viene compromesso, dando vita a <strong>un</strong>a sorta di “b<strong>al</strong>buzie dei gesti” che può<br />

degenerare fino <strong>al</strong>l’immobilità.<br />

Se a <strong>un</strong> m<strong>al</strong>ato di Parkinson con <strong>un</strong>a conoscenza basilare <strong>del</strong>la musica viene data la<br />

possibilità di suonare o di muoversi <strong>al</strong> ritmo di <strong>un</strong>a melodia, i movimenti anom<strong>al</strong>i e difficoltosi<br />

che caratterizzano la m<strong>al</strong>attia, riescono ad acquistare maggiore fluidità. Alc<strong>un</strong>i ricercatori<br />

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