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14 matteotasso<br />
basket<br />
Pare che nello spogliatoio, i<br />
suoi com pagni lo abbiano simpaticamente<br />
soprannominato ‘<strong>il</strong><br />
nonno’. Primi capelli grigi a<br />
parte, Tomas Ress (che in realtà<br />
deve ancora compiere 32 anni:<br />
è nato a Salorno, non distante<br />
da Bolzano <strong>il</strong> 22 agosto del<br />
1980) sprizza atletismo da tutti<br />
i pori ed è stato un giocatorechiave<br />
nell’improvvisa accelerazione<br />
verso i titoli (la Supercoppa, la<br />
Coppa Italia, <strong>il</strong> cammino grandioso<br />
in Eurolega, oltre alla leadership assoluta<br />
in campionato) di una Montepaschi<br />
rinnovata eppure subito<br />
vincente. Una Montepaschi che gli<br />
ha dato in custodia ormai da quattro<br />
anni la maglia numero 14 e che<br />
nel finale di stagione si attende dal<br />
lungo alto-atesino <strong>il</strong> solito contributo<br />
di verticalità: schiacciate, stoppate,<br />
rimbalzi ma anche canestri da<br />
fuori, perché la mano del giocatore<br />
col passare degli anni si è sempre più<br />
ammorbidita.<br />
Ress, che effetto le fa continuare<br />
a vincere nonostante la Mens Sana abbia<br />
cambiato moltissimo durante la<br />
scorsa estate?<br />
“L’aspetto più sorprendente, forse, è<br />
l’aver centrato risultati prestigiosi in così<br />
poco tempo. Abbiamo assim<strong>il</strong>ato e reso vincente<br />
una f<strong>il</strong>osofia nuova, probab<strong>il</strong>men te anche<br />
perché leggermente diverso è <strong>il</strong> basket da<br />
quando la linea da tre punti è stata allontanata:<br />
fino alla scorsa stagione avevamo un playmaker<br />
come McIntyre che abusava del pick and<br />
roll e tira va molto, e bene, da tre punti, quest’anno<br />
è arrivato McCalebb che invece penetra<br />
ed apre gli spazi, <strong>il</strong> che significa esserci riscoperti<br />
un po’ tutti tiratori ed avere una<br />
maggiore distribuzione di punti. Se pensiamo<br />
che abbiamo fatto i conti con infortuni anche<br />
gravi, prendo ad esempio quello di<br />
Interprete sopraffino della f<strong>il</strong>osofia biancoverde,<br />
l’alto-atesino non si è ancora stancato di vincere<br />
Tomas,<br />
un ‘nonno’<br />
davvero speciale<br />
Malik ma non è <strong>il</strong> solo, finiamo per renderci conto<br />
dello spessore di questa annata”.<br />
Il suo è un ruolo da ‘specialista’: entra a freddo<br />
dalla panchina e deve tenere alta l’intensità. Non<br />
fac<strong>il</strong>e, anche se è abituato…<br />
“Mi piace molto quando Pianigiani ci dice<br />
che anche pochi minuti, magari un singolo episodio,<br />
possono fare la differenza sul risultato di<br />
una partita. Impattare sugli equ<strong>il</strong>ibri e garantire<br />
energia alla squadra partendo dalla panchina è<br />
un po’ <strong>il</strong> mio compito abituale: non è fac<strong>il</strong>e ma<br />
finisce per diventare un ruolo stimolante, perché<br />
per entrare e sapere dove mettere la palla, a<br />
quale compagno piazzare un blocco oppure su<br />
quale avversario difendere, è necessaria grande<br />
attenzione ai dettagli anche nei 10’, 15’ che trascorro<br />
seduto”.<br />
Aspettando di entrare in campo, o magari in<br />
allenamento, lei e Hairston quelle schiacciate al<br />
volo le studiate in maniera approfondita?<br />
“A me piace schiacciare, sia perché sono sempre<br />
stato un lungo atletico, sia perché queste<br />
azioni fanno divertire <strong>il</strong> pubblico. Diciamo che in<br />
partita, quando ce n’è l’occasione, ci proviamo,<br />
con Malik o con altri compagni che sanno passare<br />
bene la palla ma scordatevi l’idea che dietro ci sia<br />
un lavoro in allenamento: vista l’intensità con la<br />
quale si va in palestra, ti può capitare una volta<br />
ma alla seconda <strong>il</strong> difensore ti placca e ti fa passare<br />
la voglia di dare spettacolo”.<br />
Che b<strong>il</strong>ancio farebbe oggi, a stagione in realtà<br />
ancora da completare, dei suoi anni in biancoverde?<br />
“Sono qui da quattro anni ed in ogni stagione<br />
ho vinto almeno un trofeo, non credo proprio potessi<br />
chiedere di più a questa esperienza con la<br />
Mens Sana. Di sicuro, quando ho firmato nel 2007,<br />
non avrei mai pensato di raccogliere tutti questi<br />
successi: sapevo di entrare a far parte di un grande<br />
club e di un progetto ambizioso, a posteriori posso<br />
solo dire che è stata una scelta eccellente”.<br />
Davvero Siena è una città a misura di… sportivo?<br />
“Mi piace molto lo spirito dei senesi, che al<br />
palasport sono caldi e passionali ma che fuori ti<br />
lasciano vivere in tranqu<strong>il</strong>lità: non nego che sia<br />
una gran bella sensazione essere riconosciuto e,<br />
magari, fermato per scambiare quattro chiacchiere<br />
quando mi capita di passeggiare per le vie<br />
della città, ma qui nessuno è mai invasivo, l’educazione<br />
ed <strong>il</strong> rispetto sono assoluti e questo conferma<br />
la vivib<strong>il</strong>ità di Siena. Anche perchè, seppur<br />
capiti raramente, ogni tanto c’è la necessità di<br />
staccare col basket”.<br />
E in quei rari momenti inizia <strong>il</strong> suo secondo<br />
lavoro, quello di babbo…<br />
“Il tempo libero lo dedico sempre a mia moglie<br />
Katia ed a fare <strong>il</strong> papà. Anche perché seguire<br />
Alice, che ha tre anni e mezzo e non se ne sta mai<br />
ferma un attimo, è davvero un gran bell’impegno.<br />
Christian, che è nato l’estate scorsa, per <strong>il</strong> momento<br />
se ne sta tranqu<strong>il</strong>lo nel passeggino ma…”.<br />
La scorsa estate lei è stato richiamato in Azzurro<br />
per dare una mano al nuovo ciclo del c.t.<br />
Pianigiani. Che idea si è fatto?<br />
“Credo che si dovrebbero concedere più spazi<br />
all’attività della Nazionale per far sì che i giocatori<br />
acquisiscano la mentalità e l’atteggiamento<br />
che <strong>il</strong> c.t. vuole da loro. Pianigiani ha un bel progetto<br />
ma fino ad oggi di tempo per lavorarci su<br />
ne ha avuto poco, perché da noi non esistono periodi<br />
lunghi per assemblare un gruppo: faccio<br />
l’esempio della Spagna o della Grecia, dove c’è<br />
una qualità altissima ma c’è anche un blocco della<br />
nazionale che si conosce da molte stagioni e vive<br />
assieme per alcuni mesi all’anno. Tutta un’altra<br />
storia rispetto ai raduni settimanali che vedono<br />
impegnati gli Azzurri”.<br />
In Spagna ed in Grecia i giovani continuano<br />
ad emergere, da noi stentano. Perché?<br />
“Negli anni Novanta assistemmo al boom dei<br />
settori giovan<strong>il</strong>i e non è un caso che, al termine di<br />
quel decennio, l’Italia abbia vinto l’Europeo con un<br />
gruppo di giocatori di talento assoluto. Io sono<br />
cresciuto nella Virtus Bologna, che era <strong>il</strong> club che<br />
investiva di più sulla linea verde durante quegli<br />
anni, come anche la Mens Sana ha saputo fare più<br />
recentemente: la realtà dei fatti è che adesso la<br />
contingenza economica sconsiglia tali politiche e<br />
che, per vincere, ci si indirizza all’acquisto di giocatori<br />
già affermati. Producendo però una ferita<br />
mortale per i vivai”. •