terza lezione - Facoltà di Scienze della Formazione

PUNTI DI FORZA A FAVORE DEL MODELLO DEI
BIG FIVE (I)
I Big Five, capitalizzando sullo stesso linguaggio che le persone utilizzano nella
vita quotidiana, forniscono un lessico (cioè un insieme condiviso di termini) che,
nel processo della valutazione e della descrizione della personalità, può rendere
più facile l’accordo tra i differenti valutatori e ridurre la variabilità dei giudizi forniti
da essi (vedi McCrae e Costa, 1987). A tale riguardo sia l’accordo tra auto- ed
eter-valutazione, sia l’accordo tra differenti valutazioni possono risultare
massimizzati. Ciò può condurre a descrizioni della personalità più accurate (vedi
Funder, Kolar e Blackman, 1995; Kenny, Albright, Malloy e Kashy, 1994)
C’è una quantità crescente di dati relativi ai correlati comportamentali dei cinque
fattori in differenti campi come:
La psicologia organizzativa e del lavoro (Barrick e Mount, 1991;
1993; Barrick, Mount e Strauss, 1993; Tett, Jackson e Rothstein, 1991)
La psicologia dell’educazione (Graziano e Ward, 1992; John, Caspi,
Robins, Moffit e Stouthamer-Loeber, 1994)
La medicina comportamentale (Dembroski e Costa, 1987; Siegman,
Dembroski e Ringel, 1987)
La psicologia clinica (Widiger, 1993).
Questi studi confermano che i Big Five non sono ”artefatti” matematici derivati da
insiemi di dati non generalizzabili, ma presentano chiari elementi di corrispondenza
con fenomeni riscontrabili nella vita reale.