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esista un Dire orig<strong>in</strong>ario, ovvero che <strong>la</strong> poesia sia non una forma del pensiero, diciamo „geneticobiologico‟,<br />

ma <strong>la</strong> forma. Con <strong>la</strong> poesia non abbiamo rive<strong>la</strong>zioni: <strong>in</strong> ciò, i saggi heideggeriani non<br />

fanno che risacralizzare <strong>la</strong> concezione pre-p<strong>la</strong><strong>to</strong>nica del fare poetico. Viceversa, è importante l‟idea<br />

che <strong>la</strong> poiesis nasca <strong>in</strong> una condizione ossimorica („vic<strong>in</strong>anza remota‟), ovvero, su altre basi<br />

<strong>in</strong>terpretative, <strong>in</strong> una dimensione creativa „straniata‟ che fa sentire come non v<strong>in</strong>co<strong>la</strong>nte il realerazionale.<br />

Con queste ultime osservazioni si viene a <strong>to</strong>ccare una seconda modalità <strong>in</strong>terpretativa del<strong>la</strong> poesia<br />

nel suo <strong>in</strong>sieme, ovvero quel<strong>la</strong> di tipo psicanalitico, che può peraltro artico<strong>la</strong>rsi <strong>in</strong> molti filoni: come<br />

manifestazione l<strong>in</strong>guistico-re<strong>to</strong>rica del ri<strong>to</strong>rno del represso o come e<strong>la</strong>borazione degli archetipi -<br />

<strong>in</strong>dipendentemente dal<strong>la</strong> condizione s<strong>to</strong>rico-biografica dell‟au<strong>to</strong>re - , o come <strong>la</strong>voro di ricreazione<br />

stilistica au<strong>to</strong>riflessiva sul manque („mancanza, vuo<strong>to</strong> di senso‟) <strong>la</strong>caniano, ecc. In generale, <strong>la</strong><br />

poesia corrisponderebbe a movimenti <strong>in</strong>consci che risultano però accertabili attraverso i giochi sui<br />

significanti, oppure attraverso l‟immag<strong>in</strong>ario convoca<strong>to</strong> nel<strong>la</strong> costruzione testuale. Viene spesso<br />

propos<strong>to</strong> un confron<strong>to</strong>, quello con l‟opera di condensazione onirica, che però risulta significativo<br />

solo su basi analogiche (più str<strong>in</strong>gente è di fat<strong>to</strong> il <strong>la</strong>voro sul l<strong>in</strong>guaggio evidenziabile nei „motti di<br />

spiri<strong>to</strong>‟, nei quali una figuralità re<strong>to</strong>rica spesso veico<strong>la</strong> un significa<strong>to</strong> non esprimibile per censure<br />

etiche o razionali).<br />

Il problema di fondo nelle <strong>in</strong>terpretazioni psicanalitiche del poetico è il presuppos<strong>to</strong> che l‟<strong>in</strong>conscio,<br />

ques<strong>to</strong> oceano di cui conosciamo solo pochissime zone, condizioni materialmente <strong>la</strong> genesi del<br />

l<strong>in</strong>guaggio lirico a causa di partico<strong>la</strong>ri turbamenti. Ora, è chiaro che <strong>in</strong> molti casi <strong>la</strong> poesia<br />

costituisce un risarcimen<strong>to</strong> di traumi, e comunque dobbiamo dare credi<strong>to</strong> al<strong>la</strong> realtà del mondo<br />

<strong>in</strong>teriore, dist<strong>in</strong>guendolo da quello fisico-materiale. Ma <strong>la</strong> limitazione dell‟attività poetica a ques<strong>to</strong><br />

aspet<strong>to</strong> <strong>la</strong> riconduce necessariamente <strong>in</strong> ambiti pa<strong>to</strong>logici, quasi che, per spiegare le visioni<br />

dantesche o le metafore shakespeariane, dovessimo ricostruire eventi rimossi o repressi. Le pa<strong>to</strong>logie<br />

studiate a livello psicanalitico, <strong>in</strong>dipendentemente dalle loro cause (ora soggette a <strong>in</strong>terpretazioni<br />

quan<strong>to</strong> mai eterogenee), non generano di necessità opere d‟arte, e <strong>in</strong> ogni caso tali opere devono<br />

superare soglie di complessità e<strong>la</strong>borativa mol<strong>to</strong> alte per diventare significative (altrimenti, come<br />

spesso capita anche oggi, nel giudizio di valore prevalgono componenti emotive). Semmai, si<br />

potrebbe adesso affermare che le pa<strong>to</strong>logie <strong>in</strong> genere m<strong>in</strong>ano le differenze logiche e <strong>la</strong> visione<br />

pragmatica del reale, e <strong>qui</strong>ndi spostano il <strong>la</strong>vorio <strong>in</strong>terno del cervello-mente (<strong>la</strong> l<strong>in</strong>eetta prova a unire<br />

due entità ancora separate l<strong>in</strong>guisticamente), facendo prevalere le potenzialità di creazione<br />

l<strong>in</strong>guistica non esclusivamente s<strong>in</strong>tattico-razionale.<br />

Veniamo così a <strong>to</strong>ccare il terzo e ultimo ambi<strong>to</strong> <strong>in</strong> cui si è maggiormente discusso, soprattut<strong>to</strong> a<br />

partire dal secondo dopoguerra, del fare poetico. Si tratta di quello l<strong>in</strong>guistico-strutturalista o, più <strong>in</strong><br />

generale, semiotico, nel quale si è a lungo <strong>la</strong>vora<strong>to</strong> sulle nozioni di Saussure e poi soprattut<strong>to</strong> di<br />

Jakobson. La teoria di una funzione poetica del l<strong>in</strong>guaggio è sembrata a lungo del tut<strong>to</strong> p<strong>la</strong>usibile,<br />

tenendo con<strong>to</strong> di due assiomi: da un <strong>la</strong><strong>to</strong>, che ogni aspet<strong>to</strong> del l<strong>in</strong>guaggio deve ricondurre a una<br />

„struttura‟, evidenziabile attraverso l‟opposizione degli elementi del sistema; dall‟altro, che ogni<br />

l<strong>in</strong>guaggio mira <strong>in</strong> primis a una comunicazione, e che ogni sua funzione deve <strong>in</strong> qualche misura<br />

rimandare a ques<strong>to</strong> obiettivo prioritario. Ora, <strong>la</strong> poesia sembrerebbe non rispondere a tale esigenza,<br />

anzi punterebbe a una oscurità a-comunicativa, e <strong>in</strong> ogni caso sfuggirebbe alle regole valide per i<br />

discorsi standard: e proprio questa eccezionalità è stata esam<strong>in</strong>ata da Jakobson stesso e poi, sot<strong>to</strong><br />

varie ango<strong>la</strong>ture, da Cohen, Greimas e, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re, da Riffaterre e Lotman, che hanno <strong>in</strong> sostanza<br />

afferma<strong>to</strong> che un tes<strong>to</strong> lirico ricomponeva gli elementi oppositivi evidenziabili nel l<strong>in</strong>guaggio su basi<br />

<strong>in</strong>consuete, a com<strong>in</strong>ciare dal<strong>la</strong> connotazione degli elementi fonici <strong>in</strong> quan<strong>to</strong> tali. Si creava così un<br />

„doppio legame‟: ogni aspet<strong>to</strong> del tes<strong>to</strong> poteva essere pert<strong>in</strong>ente, da<strong>to</strong> che poteva rispettare oppure<br />

contraddire le norme strutturali del sistema. Implicitamente, se ogni tes<strong>to</strong> artistico e <strong>in</strong> specie<br />

poetico, come affermò soprattut<strong>to</strong> Lotman, deve creare una sua struttura coerente, nel<strong>la</strong> quale siano<br />

s<strong>in</strong>tetizzati molti livelli gnoseologici, compresi quelli che dovrebbero condurre al<strong>la</strong> distruzione dei<br />

v<strong>in</strong>coli consueti, allora ogni aspet<strong>to</strong> di qualunque tes<strong>to</strong> risulta riconducibile a un‟<strong>in</strong>terpretazione che<br />

lo giustifichi <strong>in</strong> ambi<strong>to</strong> comunicativo. Ciò provoca due conseguenze: <strong>la</strong> ben nota <strong>in</strong>capacità dello<br />

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