Scarica qui la rivista in f.to Pdf (1,83 MB) - LietoColle
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<strong>in</strong>appartenenza, ma anche e soprattut<strong>to</strong> come occasione di non proget<strong>to</strong>. Nel mondo<br />
“connessionista” dell‟attuale fase del capitalismo, il sogget<strong>to</strong> flessibile è colui che esiste solo nel<strong>la</strong><br />
dimensione del proget<strong>to</strong>, del<strong>la</strong> prova, del<strong>la</strong> nuova connessione, del<strong>la</strong> r<strong>in</strong>novata identità. Egli teme<br />
l‟<strong>in</strong>erzia e il radicamen<strong>to</strong>, <strong>la</strong> sosta e <strong>la</strong> perdita di ritmo. Vorrebbe passare costantemente dal regime<br />
dell‟attività <strong>la</strong>vorativa e funzionale al regime del puro godimen<strong>to</strong>, <strong>in</strong>trapreso con <strong>la</strong> stesso piglio<br />
volontaristico attua<strong>to</strong> nel <strong>la</strong>voro. Di fronte a ques<strong>to</strong> modello estremamente esigente e di ardua<br />
realizzabilità, si aprono i più diversi percorsi regressivi basati su fantasie di appartenenza, di<br />
radicamen<strong>to</strong>, di iso<strong>la</strong>men<strong>to</strong> stagno rispet<strong>to</strong> ai flussi di identità disponibili. Coniugando <strong>la</strong> prova<br />
cruciale del<strong>la</strong> s<strong>in</strong>go<strong>la</strong>rità dell‟io e dell‟esteriorità del mondo, <strong>la</strong> poesia può recuperare<br />
quell‟esperienza che non è <strong>in</strong>scrivibile <strong>in</strong> alcun proget<strong>to</strong>, <strong>in</strong> alcuna identità funzionale seppur<br />
“leggera”, e dunque neppure <strong>in</strong> alcun fantasma di radicamen<strong>to</strong>, che farebbe schermo con il suo<br />
corredo di immag<strong>in</strong>i mitiche e stereotipate al<strong>la</strong> prossimità del mondo presente. Ma liberandoci<br />
periodicamente dal proget<strong>to</strong>, e dall‟esigenza di esistere costantemente “<strong>in</strong> connessione”, <strong>la</strong> poesia<br />
potrebbe liberarci anche dall‟imperativo di godimen<strong>to</strong>, che ci attira verso sempre nuove forme di<br />
“festa” mercificata.<br />
Si è perso dunque il prestigio del<strong>la</strong> lirica moderna, ma con esso anche quel<strong>la</strong> parte di illusione che il<br />
term<strong>in</strong>e prestigio veico<strong>la</strong>. La poesia attuale, più <strong>in</strong>certa di sé, più dis<strong>in</strong>cantata e diffidente, può<br />
nondimeno battere it<strong>in</strong>erari che ne rafforzano <strong>la</strong> funzione sociale. Essa può valorizzare una sfera<br />
dell‟esperienza e una pratica del l<strong>in</strong>guaggio, che non sono stati ancora compiutamente assorbiti<br />
nelle forme di soggettività promosse dal nuovo capitalismo, né lo potranno essere <strong>in</strong> futuro. Questa<br />
opportunità riposa però su un atteggiamen<strong>to</strong> di fondo, che sappia <strong>in</strong>trecciare le esigenze estetiche<br />
con quelle etiche, <strong>la</strong> peculiarità dell‟arte dello scrivere con <strong>la</strong> più universale dimensione pratica<br />
dell‟essere umano. Laddove, <strong>in</strong>vece, <strong>la</strong> poesia è concepita come una pratica <strong>la</strong> cui funzione sociale è<br />
ormai esaurita, essa diviene gioco raff<strong>in</strong>a<strong>to</strong> e iperletterario, dando vita a forme di riscrittura sempre<br />
più consapevoli delle proprie virtualità formali. D‟altro can<strong>to</strong>, sono sempre <strong>in</strong> aggua<strong>to</strong> gli stereotipi<br />
fondati sui “fantasmi” d‟esperienza: è il pecca<strong>to</strong> d‟<strong>in</strong>genuità che ignora il peso specifico dello<br />
scrivere nel<strong>la</strong> figurazione di ciò che accade. Ciò significa che <strong>la</strong> scrittura, da strumen<strong>to</strong> esplorativo<br />
dei possibili universi di senso di una certa esperienza, diviene un processo meccanico di “riduzione”<br />
del<strong>la</strong> vita al<strong>la</strong> l<strong>in</strong>gua poetica.<br />
Insomma, nell‟ultimo decennio è apparso sempre più chiaro che i due scogli pr<strong>in</strong>cipali di un<br />
esercizio del<strong>la</strong> pratica poetica che non voglia abdicare al<strong>la</strong> sua funzione sociale e critica sono quelli<br />
antitetici dell‟iperletterarietà e dell‟<strong>in</strong>genuità poetica. In questa situazione, <strong>la</strong> critica letteraria ha<br />
dimostra<strong>to</strong> quasi sempre di privilegiare senza riserve l‟iperletterarietà nelle sue varie forme<br />
manieriste, neometriche, citazioniste, ecc. Ciò non stupisce, dal momen<strong>to</strong> che si tratta di resp<strong>in</strong>gere<br />
l‟atteggiamen<strong>to</strong> <strong>in</strong>genuo, che <strong>in</strong> qualche modo “travisa” il carattere specifico del<strong>la</strong> pratica poetica.<br />
Ma è d‟altra parte chiaro che per <strong>la</strong> critica giovane come per quel<strong>la</strong> meno giovane, <strong>la</strong> celebrazione<br />
di poeti che esaltano i tratti specifici del<strong>la</strong> corporazione è più confortevole che una valutazione<br />
<strong>in</strong><strong>to</strong>rno a forme di scrittura meno caratterizzate, e <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva più <strong>in</strong>novative. E l‟<strong>in</strong>novazione di<br />
cui parlo, non è qualcosa che si possa registrare ad una semplice ispezione grafica, metrica o<br />
lessicale del<strong>la</strong> pag<strong>in</strong>a scritta. Non è di questa <strong>in</strong>novazione au<strong>to</strong>segna<strong>la</strong>ntesi che <strong>qui</strong> si tratta, ma<br />
piut<strong>to</strong>s<strong>to</strong> di un diverso modo di mettere <strong>in</strong> figura l‟io e il mondo. L‟unità di misura del<strong>la</strong> riflessione<br />
critica, ancora una volta, dovrebbe essere <strong>la</strong> figurazione come processo che comporta una tensione<br />
tra l<strong>in</strong>gua poetica e l<strong>in</strong>gua non poetica, tra scrittura e mondo.<br />
Dei segnali ottimi comunque esis<strong>to</strong>no, e ci vengono da due libri di poesia recenti di au<strong>to</strong>ri italiani,<br />
che mostrano di porsi al di fuori dell‟opzione dom<strong>in</strong>ante iperletterarietà-<strong>in</strong>genuità, conservando<br />
tut<strong>to</strong> il potenziale critico del<strong>la</strong> lirica moderna e cont<strong>in</strong>uando ad <strong>in</strong>novare <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di processi<br />
figurativi. Si trat<strong>to</strong> di due libri che andranno a lungo meditati, e che non sono comunque di facile<br />
assimi<strong>la</strong>zione. Come succede oggi per i volumi di au<strong>to</strong>ri ormai affermati, Prossimamente<br />
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