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MASSIMO GEZZI<br />

PER UNA APOLOGIA DELLA LIRICA. ALCUNE APPROSSIMAZIONI<br />

Talvolta, una picco<strong>la</strong> presa di distanza è assai più eversiva per<br />

il sistema di una ribellione radicale e <strong>in</strong>fruttuosa.<br />

S<strong>la</strong>voj Ţiţek<br />

0.In queste pag<strong>in</strong>e, scritte un po‟ <strong>in</strong> fretta per L‟Ulisse e <strong>la</strong>rgamente passibili di miglioramenti,<br />

vorrei tentare di spiegare perché ritengo che un cer<strong>to</strong> tipo di lirica sia non solo un genere di poesia<br />

capace di descrivere con esattezza e senza velleitarismi il momen<strong>to</strong> s<strong>to</strong>rico che stiamo<br />

attraversando, ma anche una forma utile per capirlo e per cercare, <strong>in</strong> qualche misura, di contestarlo.<br />

Mi rendo con<strong>to</strong> che <strong>la</strong> tesi suoni piut<strong>to</strong>s<strong>to</strong> paradossale. Proverò ad argomentar<strong>la</strong> ricorrendo a diversi<br />

studi e materiali, che forse avrebbero avu<strong>to</strong> bisogno di una riflessione meno contratta di quel<strong>la</strong> che<br />

sono riusci<strong>to</strong> ad e<strong>la</strong>borare <strong>qui</strong>. Mi ripromet<strong>to</strong> di sviluppare queste approssimazioni <strong>in</strong> uno scrit<strong>to</strong> di<br />

più ampio respiro.<br />

1.L‟epilogo a cui tende il bel libro di Guido Mazzoni Sul<strong>la</strong> poesia moderna è che, siccome «le<br />

forme dell‟arte registrano <strong>la</strong> s<strong>to</strong>ria degli uom<strong>in</strong>i con più esattezza dei documenti» (Adorno), il<br />

genere lirico, «che meglio di ogni altro <strong>in</strong>carna <strong>la</strong> componente narcisistica dell‟<strong>in</strong>dividualismo<br />

moderno, è anche un gigantesco s<strong>in</strong><strong>to</strong>mo s<strong>to</strong>rico» (1). Nel libro di Mazzoni, lirica vuol dire il<br />

genere egologico che prende compiuta coscienza di sé tra seconda metà del Settecen<strong>to</strong> e l‟<strong>in</strong>izio<br />

dell‟Ot<strong>to</strong>cen<strong>to</strong>, quando si afferma <strong>la</strong> tripartizione dei generi letterari <strong>in</strong> epica, lirica e dramma, e<br />

contemporaneamente nasce l‟idea che <strong>la</strong> poesia moderna sia diversa da quel<strong>la</strong> del passa<strong>to</strong> (2). In<br />

questa tripartizione, che Goethe riteneva trans-s<strong>to</strong>rica e archetipica – scambiando epica, lirica e<br />

dramma per Naturformen – e che <strong>in</strong>vece è s<strong>to</strong>rica e dunque ricostruibile nel<strong>la</strong> sua genesi, <strong>la</strong> lirica è<br />

il genere dell‟espressione di sé: «espressione libera e schietta di qualunque affet<strong>to</strong> vivo e ben senti<strong>to</strong><br />

dall‟uomo», <strong>la</strong> def<strong>in</strong>isce Leopardi nel celebre passo dello Zibaldone del 15 dicembre 1826 [4234-5],<br />

<strong>in</strong> cui viene ac<strong>qui</strong>sita e ratificata <strong>la</strong> tripartizione romantica. Ques<strong>to</strong> massiccio spostamen<strong>to</strong><br />

dell‟attenzione «dal<strong>la</strong> cosa fatta o da fare (il tes<strong>to</strong> canonico) a colui che <strong>la</strong> fa (il crea<strong>to</strong>re), e agli<br />

impulsi specifici che <strong>la</strong> determ<strong>in</strong>ano <strong>in</strong>tesi come valore» (3), caratterizza tutta l‟epoca romantica, e<br />

si prolunga f<strong>in</strong> dentro il XX secolo, per il quale Bernardelli, ricostruendo diacronicamente le<br />

variazioni dell‟idea di lirica dall‟antichità ai giorni nostri, par<strong>la</strong> di «sostanziale permanenza del<strong>la</strong><br />

visione idealistico-romantica seguita, più o meno dal<strong>la</strong> metà del secolo, da parziali tentativi di<br />

superamen<strong>to</strong>» (4). Questi tentativi di superamen<strong>to</strong> hanno riguarda<strong>to</strong> sia l‟idea di lirica <strong>in</strong> sé<br />

(nell‟accezione romantico-hegeliana di «espressione libera e schietta di qualunque affet<strong>to</strong> vivo»),<br />

sia <strong>la</strong> centralità che ques<strong>to</strong> genere ha guadagna<strong>to</strong> all‟<strong>in</strong>terno dello spazio letterario moderno negli<br />

ultimi due secoli (5). I tentativi di contestare l‟idea moderna di lirica <strong>in</strong> sé non sono stati pochi:<br />

René Wellek, per esempio, ha cerca<strong>to</strong> di m<strong>in</strong>are alle fondamenta tale idea, sostenendo che l‟io lirico<br />

ha carattere f<strong>in</strong>zionale e fittizio (6), negando così a priori le condizioni di esistenza di qualsiasi<br />

Erlebnislyrik; prima di lui, Roman Jakobson aveva e<strong>la</strong>bora<strong>to</strong> <strong>la</strong> celebre tipologia delle funzioni del<br />

l<strong>in</strong>guaggio, secondo <strong>la</strong> quale «<strong>la</strong> messa a pun<strong>to</strong> (E<strong>in</strong>stellung) rispet<strong>to</strong> al messaggio <strong>in</strong> quan<strong>to</strong> tale,<br />

cioè l‟accen<strong>to</strong> pos<strong>to</strong> sul messaggio per se stesso, costituisce <strong>la</strong> funzione poetica» (7). Nelle pag<strong>in</strong>e di<br />

Jakobson, <strong>la</strong> concezione <strong>in</strong>transitiva o “au<strong>to</strong>telica” del l<strong>in</strong>guaggio poetico è solo attenuata dal<strong>la</strong><br />

successiva specificazione che <strong>la</strong> lirica, <strong>in</strong> quan<strong>to</strong> genere orienta<strong>to</strong> al<strong>la</strong> prima persona, «è<br />

<strong>in</strong>timamente legata al<strong>la</strong> funzione emotiva» (e <strong>qui</strong>ndi espressiva) (8), perché <strong>in</strong> ogni caso <strong>la</strong> funzione<br />

poetica, secondo il l<strong>in</strong>guista, resta dom<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> tutti i generi poetici, lirico compreso; prima ancora,<br />

nel<strong>la</strong> Nascita del<strong>la</strong> tragedia, Nietzsche aveva nega<strong>to</strong> che <strong>la</strong> lirica avesse un impian<strong>to</strong> soggettivo,<br />

sostenendo che il suo vero carattere, <strong>in</strong> quan<strong>to</strong> espressione simbolica dell‟ebbrezza e del dolore<br />

dionisiaco che trascende il s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong>dividuo, è «prepersonale e panico» (9). Per il discorso che<br />

vorrei tentare <strong>qui</strong>, ignorerò questi au<strong>to</strong>revolissimi tentativi di contestazione dell‟idea moderna di<br />

lirica, e assumerò che essa consista davvero nel<strong>la</strong> def<strong>in</strong>izione datane da Leopardi, con un<br />

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