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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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alla foce di Grosseto costarono L. 1149, come al detto Libro f˚ 148 e 167. Li diciotto pezzi<br />

affricani costarono L. 882 proveduti in Roma da M˚ Baldassarre Peruzzi, pittore e architetto<br />

sanese famosissimo, come a detto Libro f˚ 115, e in due altri pezzi simili per compimento di<br />

detto numero, havuti dal detto Pellegrino quanto si spendesse non posso dire, perchè il prezzo<br />

d'essi fu confuso con altri crediti: <strong>che</strong> egli haveva con l'Opera come a detto Libro f˚ l77.<br />

Il Vasari nella vita di Lorenzo Vecchietta, scritta congiontamente con la vita di Francesco di<br />

Giorgio pittori, e scultori sanesi dice, <strong>che</strong> l'ornato di pietra di quest'altare fu opera di Lorenzo,<br />

come di lui fu il ciborio di bronzo, esistente in esso. Ma in ciò ha preso equivoco il Vasari,<br />

perchè l'altare fu fabbricato di pietre 64 anni doppo, <strong>che</strong> il Vecchietta hebbe fabbricato il<br />

ciborio, <strong>che</strong> fu l'anno 1472, come apparisce chiaro nel piedistallo d'esso dalla parte di dietro. E<br />

l'altare fu ridotto a ornamento di pietre l'anno 1536, come di ciò ne è intagliata memoria nel<br />

secondo scalino del medesimo altare verso il coro con queste parole: «Franciscus Ptolomeus<br />

Aedituus ex ligneo lapideum stabilivit A.D.M.D. XXXV I». Et il Vecchietta buttato il ciborio<br />

non visse tant'anni, quale morì d'anni 58, come il medesimo Vasari narra nella vita di lui. Io<br />

tengo oppinione, <strong>che</strong> il Vecchietta riducesse l'altare all'architettura, <strong>che</strong> si vede, quando forse<br />

ebbe a situarvi il ciborio, ma <strong>che</strong> però lo riducesse con materia di legname, o veramente <strong>che</strong><br />

tanto facesse quell'artefice, al quale toccò di fare tale situazione, di <strong>che</strong> fa fede la memoria<br />

intagliata dal sig. rector Tolomei all'esecuzione dello stabilimento, <strong>che</strong> intese il detto<br />

Baldassarre Peruzzi provisionato dall'Opera come suo ingegnere di ducati 30 l'anno, come al<br />

detto Libro dell'Assunta a f˚ 5, e 40. Quest'altare finalmente fu consacrato, ridotto alla forma<br />

presente da monsig. Cherubino Scarpelli vescovo spicacense il di 23 aprile 1560, essendo<br />

arcivescovo di Siena monsig. Francesco Bandini Piccolomini, e rettore dell'Opera il sig.<br />

Azzolino del sig. Muciatto Cerretani. Il prefato vescovo lassò cento giorni di vera indulgenza<br />

in perpetuo, e detto arcivescovo giorni quaranta a chi visitava detto altare con un Pater, et<br />

un'Ave Maria, come al Giornale nuovo segnato B. a f˚ 127.<br />

Il ciborio dunque di bronzo, <strong>che</strong> è in detto altare è opera di Maestro Lorenzo di M˚ Pietro<br />

detto il Vecchietta pittore, e scultore sanese gettato l'anno 1472, come nel piedistallo d'esso<br />

dalla parte di dietro è scolpito con queste parole: «Opus Laurentii Petri Pictoris alias<br />

Vecchietta de Senis MCCCCLXXII». Fu commessa tale opera dal sig. Niccholò Ricoveri<br />

rettore dello Spedale grande di Siena per servizio dello altare maggiore d'esso Spedale, come<br />

dimostra il disegno d'esso esistente ancora nella stanza chiamata del capitolo d'esso Spedale,<br />

come dimostra l'arme di esso rettore, <strong>che</strong> è nel triangolo, nel quale si posa tutta la macchina, e<br />

final mente, come concludentemente prova la partita di pagamento fatto di detta opera dallo<br />

Spedale al Libro segnato T. a f˚ 63 il di 19 di gen naio 1472 a M˚ Lorenzo di Pietro di Fiorini<br />

1150, di L. 4 per fiorino per manifattura, fatiga, e lavoro di uno tabernacolo di bronzo da<br />

porsi sull' altare maggiore della chiesa nuova, nel quale si deve tenere il santissimo<br />

Sacramento. Queste sono le parole precise di quella partita e di più gli fu data una casa a sua<br />

vita presso al vescovado. Cominciò il Vecchietta a lavorare il ciborio nel 1467, come al<br />

Libro dello Spedale segnato S. detto il Morello f˚ 86; si <strong>che</strong> egli fece l'opera sua in cinque<br />

anni, et in essa vi messe Libbre 2245 di metallo, come appare in più partite del Libro<br />

segnato S. d<strong>alle</strong> quali ancora si fa manifesto, <strong>che</strong> il metallo fu pagato dal Vecchietta, e <strong>che</strong><br />

gli andò in conto delli fior. 1150. Ma tal ciborio, fatto per servizio dello Spedale per autorità,<br />

e deliberazione di Balia l'anno 1506, fu trasferito nell'altar maggiore del Duomo, del quale<br />

erano allora deputati Pandolfo Petrucci, Pavolo Vannocci, e Giovan Battista Guglielmi<br />

successori in quella amministrazione al cav. fra’ Alberto Aringhieri.<br />

La deliberatione fu fatta dalla Balia con queste precise parole «Die undecima Iulii 1506<br />

Mag.ci Dni Officiales Balie. - Preterea deliberarunt, quod tres electi super operam teneantur,<br />

et debeant accipere Tabernaculum Hospitalis; teneantur id ponere in ecclesia Cathedrali, et<br />

si bene permane bit, possint et eis lìceat recompensare Hospitale de credito habet Opera in<br />

Bic<strong>che</strong>rna, sive per alium modum ut eis videbitur magis convenientem. Si vero non bene<br />

permanebit, restituant illud dicto Hospitali et infra tres annos si retinetur in dicti Ecclesia

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