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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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della nicchia è ornata con un tondo; e i detti pilastri sono terminati con i suoi capitelli<br />

lavorati conforme a detto ordine corintio. Sopra de' quali ricorre l'architrave andante col<br />

fregio, e cornice tutti puri, e sopra della cornice v'è una balaustrata, <strong>che</strong> ricorre da un lato<br />

all'altro, dentro alla quale sono 4 angioli, due per parte, de' quali i due di mezzo adorano con<br />

braccia in croce il santissimo, locato in tabernacolo, situato nel mezzo della balaustrata, e<br />

d'essi angioli. Delle tre arcate danti lume alla sala, già dette, quella di mezzo è ricoperta<br />

dalla impositura dell'arco in giù da un drappo disteso, e pendente, e le due de' fianchi sono<br />

ripiene di festoni collegati con fettuccie, e svolazzi. La mensa è situata nel centro della<br />

rappresentata sala, nel mezzo della quale è assentato Cristo, e all'<strong>intorno</strong> siedono tutti<br />

gl'Apostoli. Sotto ad essa sono posti vasi, e salvietti per servizio de' convivanti. Nel fondo di<br />

tale storia v'è una targa, nella parte dritta della quale in linea obliqua v'è la voce «Libertas»,<br />

e nella parte sinistra dalla parte di sopra v'è la Balsana, arme della città, e sotto ad essa<br />

l'arme del sig. Cerretani rettore dell'Opera, <strong>che</strong> fece fare tale vetrata. Tra i predetti vasi, e la<br />

targa contenente le nominate armi da una testa all'altra vi sono queste parole: «Azzolino<br />

Cerretano Virginei huius Templi Aedituo A.M.D.XL.VIIII». D<strong>alle</strong> bande della predetta<br />

targa in un triangolo per banda v'è il nome dell'artefice con queste parole: «Opus fecit<br />

Pastorinus». Si fatta storia Pastorino veramente rappresentò con tale artefizio di prospettiva,<br />

con tale disposizione di parti, e di figure, e con tal vaghezza, e vivacità di colori ne' vetri,<br />

<strong>che</strong> valente pittore non haverebbe potuto far più co' pennelli, o in tela, o in tavola, come<br />

ancora non l'havrebbe potuto vantaggiare ne' panneggiamenti, ne' quali ha fatto quanto può<br />

insegnare la buona arte della pittura. Di questi ha fatta menzione il Vasari nella Vita di<br />

Valerio vicentino, lodandolo, <strong>che</strong> habbia fatto ritratti di teste di naturale, e d'ogni grado di<br />

persone, e habbia trovato uno stucco sodo, da fare i ritratti, <strong>che</strong> venissero coloriti a guisa de'<br />

naturali con le teste delle barbe, capelli, e colori di carne, <strong>che</strong> paressero vivi; e lo loda, <strong>che</strong><br />

negli acciai facesse conii di medaglie eccellenti.<br />

DEL PAVIMENTO DEL TEMPIO<br />

Ora descriverò del pavimento del tempio, e delle storie, e figure esistenti in esso; e prima di<br />

quelle, <strong>che</strong> sono nella navata di mezzo, e però facendomi dal capo di essa.<br />

Nel piano del coro tra le sedie de' cappellani, e il leggio, v'è una figura di donna giovane<br />

talmente distesa, e panneggiata da piedi, <strong>che</strong> mostra di star genuflessa: ha molta devozione<br />

nel volto, e la dimostra ancora con le braccia, le quali tiene distese al petto, e in croce: d<strong>alle</strong><br />

due bande della testa a lettere longobarde vi ha intagliate queste parole: «I vi dimando<br />

Misericordia». E perchè non si può vedere, se nel fondo di essa v'è intagliato nome di Virtù,<br />

o d'altro, <strong>che</strong> rappresenti detta figura, per esservi posato sopra l'antifonario, macchina di<br />

mole difficilissima a muoversi, et a vedere il resto della figura, <strong>che</strong> contiene sotto di sè, io<br />

mi do a credere <strong>che</strong> questa rappresenti la pietà del clero, orante in coro per la salute di sè, e<br />

di tutto il popolo sanese. Questa figura è lavorata a trapano, e per essere di rozzo lavoro,<br />

esprime nondimeno assai l'affetto, e la forza delle sue preghiere. Dinanzi all'altare maggiore<br />

a' piedi dei tre gradini, <strong>che</strong> sagliono ad esso per fino a' tre scaloni, <strong>che</strong> scendono verso il<br />

corpo del tempio, vi sono più storie rappresentate in pietra a chiaro scuro, composte di pietre<br />

bian<strong>che</strong>, e bigie, e con i contorni ripieni di pece. La prima, e la maggiore, e la più principale<br />

rappresenta il Sacrifizio, <strong>che</strong> Abramo volse fare di Isac suo solo figliuolo per comandamento<br />

di Dio. Questa storia è compresa in un quadro longo braccia 11 e 112, e alto braccia 4 e 7/8,<br />

distinta detta storia da altri, <strong>che</strong> gli sono a' fianchi, e sotto con una cornice finta, e spianata.<br />

Nel mezzo, e nel primo piano del quadro v'è Abramo, di statura maggiore del naturale, <strong>che</strong><br />

impugnata, e brandente una scimitarra, stà in atto prossimo, d'uccidere il figliuolo, et è<br />

rappresentato in fian<strong>che</strong>ggiatura. V'è Isac figliuolo fermato sopra ad un piccolo altare di<br />

pietre con delle legna <strong>intorno</strong>, posto in ginocchioni con le braccia legate, e con la faccia<br />

riguardante il padre. Sopra ad Abramo, e all'altare v'è uno angiolo tutto intero, ma tirato in

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