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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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gettò la statua del sig. Mariano Sozzini il Vecchio celeberrimo dottor di leggi allora morto,<br />

nella quale rappresentò la vera effigie d'esso, e l'abito, <strong>che</strong> egli usava vivente. Questa<br />

rappresentata diacente, si doveva riporre sopra al di lui sepolcro nel tempio di San Domenico<br />

di Siena, ma ciò non si essendo eseguito, si conserva da suoi sig.ri successori appresso a'<br />

quali l'ho io veduta.<br />

Il volto è rappresentato senza barba, il corpo è longo braccia due d. 14 et è largo cinque sesti,<br />

con guanciale sotto alla testa, e con calza, o cappuccio civile in capo. Di tal getto, come di<br />

tanto uomo fa rnentione il sig. Guido Panziroli nel Libro 3 Cap. 35 de' segnalati lettori legisti<br />

con queste parole «Marianus Soccinus senior obiit in Patria cum magno urbis, et orbis luctu<br />

Anno 1467 die ultima Septembris, cum 62 annos vixisset, et in Divi Dominici Templo<br />

humatus est. Augustinus Datus vir ea tempestate celebris, coram populo, ob claros defuncti<br />

natales, et doctrinam, funebrem Orationem habuit Orationum Lib. 5 Or. 3. Cives vexilla ex<br />

publico Decreto sup. sepulcrum suspenderunt. Statua ex aere, vivam eius imaginem<br />

exprimens, que pro monumento ponenda erat, adhuc in posterorum aedibus conservatur,<br />

Laurentii Vecchietti eximii artificis senensis manu conflatum, vivum quo usabat habitu fabre<br />

expressum refert».<br />

Ma questo altar maggiore non solamente è arricchito dal descritto ciborio, ma ancora da sei<br />

angioli parimente di bronzo, de' quali quattro sono di forma intera, e stanti in piedi alti<br />

braccia due ed. 3, e due sono di mezza figura. De' quattro intieri due sono posti nel medesimo<br />

piano del ciborio, uno per banda ad esso, e gli altri due parimente messi uno per banda sono<br />

situati nelle due riquadrature inferiori. I quattro intieri sono di sembianza piuttosto puerile,<br />

<strong>che</strong> giovanile, e sono doviziosamente panneggiati. I due angioli di mezza figura chiamati da<br />

noi spiritelli, sono situati a' fianchi di fuore delle due casse, o riquadrature, posate nello<br />

zoccolo, et escono da una compositione di fogliami, surgenti da un mascarone. Questi con<br />

una mano levata in alto ornata di un pannino pendente tengono in capo una baccinetta<br />

parimente di bronzo, sostenente un lume di candela bianca, come ciascuno delli quattro di<br />

sopra con la mano dalla parte di fuore ne sostengono uno, posato in cima d'una cornucopia<br />

parimente di bronzo. Di questi sei angioli due furono gettati da Francesco di Giorgio scultore<br />

sanese, di cui scrisse il Vasari la vita, e l'<strong>opere</strong>, come ho detto de' pittori. Dell'autore degl'altri<br />

quattro non ho trovato cosa, <strong>che</strong> io possa scrivere.<br />

M˚ Francesco per mercede de' due hebbe L. 2027, com e al Libro d'un Leone f˚ 558: e tutto<br />

per decreto di Balia, e nel metallo spese l'Opera di L. 889, come al detto Libro f˚ 303 e 316.<br />

E più spese l'Opera L. 300 di denari date a M˚ Giov anni suo capo maestro, perchè egli aiutò a<br />

lavorare i detti angioli, come in detto Libro f˚ 31 6; e finalmente l'Opera diede L. 82.10 a<br />

Mariano di Domenico orafo per giornate 110 date da esso a nettare detti angioli, come a detto<br />

Libro f˚ 326.<br />

Sì <strong>che</strong> la spesa di detti due angioli ascese alla somma di L. 3298.10. A me poi è dubbio de'<br />

detti quattro angioli intieri quali siena i fatti da detto Francesco; pure credo essere sua fattura<br />

i due, <strong>che</strong> tengono in mezzo il ciborio nel medesimo piano d'esso, perchè mi paiono più<br />

simili nel tratto <strong>alle</strong> figure de' pittori di quei tempi. Ho dubbio ancora di chi siena fattura<br />

gl'altri due intieri, e i due di solo busto; io però crederò, <strong>che</strong> siano opera del Vecchietta, fino a<br />

tanto, <strong>che</strong> non mi si mostri in contrario; perchè non posso persuadermi, <strong>che</strong> il rettore<br />

dell'Opera di quel tempo havesse voluto tenere voti i luoghi inferiori, e senza membri<br />

necessari havere imperfetta la più degna parte del suo tempio. Ne' meno mi darò ad intendere,<br />

<strong>che</strong> siano opera di Mecarino: perchè sì come ne' Libri dell'Opera vive chiara memoria<br />

degl'angioli fatti da lui in detto tempio, così vi sarebbe memoria di quest'altri. Ma quello, <strong>che</strong><br />

più convince per la mia opinione è <strong>che</strong> in essi non si scorge punto la maniera di Mecarino<br />

usata, e tenuta da lui negl'otto angioli fatti da lui per le otto colonne dalla cupola in su, come<br />

tal differenza sarà molto bene conosciuta da chi metterà in par<strong>alle</strong>lo e gli uni, e gl'altri.<br />

Adunque gli otto angioli, posti <strong>alle</strong> otto colonne superiori del tempio, sono chiaramente<br />

fattura di Mecarino, de' quali n'hebbe di mercede L. 3000 di denari per paro ritenutogli però

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