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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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sublimità della tavola con S. Pietro, e S. Pavolo a basso, e nel primo piano con un miracolo<br />

d'un morto resuscitato in Antiochia da S. Pietro, rappresentato in lontananza. Questa fu<br />

opera di Salvatore di Pietro Fontana pittore veneziano, convenuto di L. 1260 per prezzo,<br />

come per scrittura veduta da me del 15 di novembre 1583, delle quali n'hebbe solamente L.<br />

430.10 perchè venuto il pittore a rotta col camarlengo della congrega Ms Bartolomeo<br />

Volpini, parrocchiano di Sant’Andrea, e cirimoniere di mons. Ascanio Piccolomini, si partì<br />

da Siena lassando l'opera poco più <strong>che</strong> abbozzata. È da credere, <strong>che</strong> la pittura fosse per<br />

riuscire lodevole, et allogata a Maestro, <strong>che</strong> la potesse far tale, mentre s'era fatto prezzo<br />

all'Opera per quei tempi più tosto esorbitante, chè scarso. Ma questa dovendosi riquadrare,<br />

per adattarla alla forma del novello altare, la congregazione la consegnò al cav.re Raffaello<br />

Vanni, perchè la conducesse a perfezzione nelle parti, <strong>che</strong> mancava. Ma egli per sua<br />

modestia non toccate punto l'idee delle figure, ravvivò solamente i panneggiamenti d'esse, e<br />

riquadrò la testa della tela con angioletti abbagliati secondo l'arte. Avanti, <strong>che</strong> si fabbricasse<br />

l'altare, pur ora descritto, nel muro più vicino di sopra v'era un altare, nel quale era una<br />

pittura lavorata alla greca contenente la Natività di Nostra Donna tenuta in mezzo da due<br />

Santi. Questa fu opera di Pietro di Lorenzo pittore sanese, come si legge nel fondo di essa<br />

«Petrus Laurentii de Senis me pinxit Anno MCCCXLII». Questa pittura levata dal suo<br />

luogo, perchè questo s'è ridotto a faccia netta, è di presente in capo alla scala della scrittoria<br />

dell'Opera.<br />

Sotto a detto altare ve n'è un altro fabbricato parimente dalla medesima congregazione, e fu<br />

lavorato dal medesimo M˚ Antonio nel medesimo diseg no, e col medesimo compartimento<br />

per apponto <strong>che</strong> il sopradetto. La congregazione <strong>che</strong> ha fabbricato questi due altari fu<br />

fondata in Duomo l'anno 1513, sedente papa Leone X, di volontà e decreto di monsignore<br />

Giovanni Piccolomini arcivescovo di Siena. In questo è stato posto il crocefisso, <strong>che</strong> il<br />

popolo sanese portò in campo, per difendersi da' Fiorentini venutigli sopra a Mont'Aperto<br />

luogo vicino a Siena a quattro miglia di verso Fiorenza nel 1260. Sotto a quale stendardo<br />

combattendo i sanesi riportarono una memorabile, e miracolosa vittoria. Questo crocefisso<br />

avanti alla fabbrica di quest'altare, fu tenuto doppo la vittoria sotto il risalto, <strong>che</strong> fa il<br />

campanile dentro al corpo del tempio, sopra all'altare di S. Jacomo Interciso, di <strong>che</strong> ve ne<br />

sono ancora de' segnali. Nel luogo dell'altare, di <strong>che</strong> ora scrivo, v'era già un altare fatto dal<br />

cardinale Casini Sanese, con una dipintura di S. Sebastiano in atto d'esser saettato, dipinta alla<br />

maniera greca; sopra alla quale v'era una pietra, riempiente il voto dell'arco della cappella,<br />

nella qual pietra, intagliata tutta a mezzo rilevo, v'era una Vergine sedente con Cristo bambino<br />

ritto in grembo, a' piedi de' quali v'era l'immagine genuflessa di detto cardinale, e sopra a essa<br />

vi era una figura di S. Antonio Abbate stante in piedi, e avanti l'immagine del cardinale a'<br />

piedi del Cristo, e della Vergine era posato il cappello cardinalizio. Questi avanti <strong>che</strong> fosse<br />

cardinale, fu chierico di camera al tempo di Innocenzio V pontefice, dal quale fu eletto<br />

vescovo di Pesaro: di poi da papa Alessandro V nel 1409 fu creato vescovo di Siena, havendo<br />

ottenuto per suo successore nel vescovado di Pesaro Bartolomeo suo fratello carnale di già<br />

abbate di Santa Mustiola dell'ordine di Vall'Ombrosa. Governò ancora la città di Bologna<br />

sotto Papa Giovanni XXIII, e finalmente essendo tesoriere di Santa Chiesa, fu creato cardinale<br />

con titolo di San Marcello da papa Martino V, l'anno 1426 con altri dieci cardinali nella<br />

seconda promozione fatta dal detto pontefice, e fu chiamato comunemente il cardinale di San<br />

Marcello di Siena. Si chiamò di nome Antonio, e di cognome Casino. Il padre Onofrio<br />

Panvino nella sua Epitome de' Pontefici, dice <strong>che</strong> egli fu ignobile sanese. Permutò egli la<br />

chiesa di Siena col vescovado di Grosseto nel 1427. Morì in Fiorenza nel 1438 a dì 4 di<br />

febbraio. Nel suo testamento egli instituì sei eredi tra’ quali fu la cattedrale di Siena instituita<br />

nella sesta parte. Il suo testamento è appresso a' rettori dell'Opera, <strong>che</strong> sono per i tempi; e<br />

l'Opera conseguì la sua porzione, come n'è ricordo ad un Libro di memorie <strong>che</strong> si tiene pure<br />

da detti Rettori in f˚ 2; e per disposizione fatta da esso fu condotto il suo corpo a Roma, e<br />

sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore con tale iscrizzione intagliata nel suo sepolcro:

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