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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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est, cuius non sum dignus calceamenta solvere». Di sotto vi sono diversi strumenti musicali:<br />

le parole di sopra sono messe a nota di canto fermo. Nel decimo, e così nel mezzo delli 19<br />

quadri v'è la figura di S. Giovanni Battista fino a mezzo fianco con la croce in mano sinistra,<br />

e con la mano destra ha la cartella con le parole: «Ecce Agnus Dei», e col dito mostra Cristo<br />

in una figura, <strong>che</strong> lo rappresenta.<br />

Nell'undicesimo v'è uno scannello aperto tramezzato; di sopra vi è una cartella, nella quale<br />

vi sono alcune strofe dell'inno di San Giovanni Battista con le note di canto fermo, e col<br />

nome sopra dell'autore di detto canto, e sono, <strong>che</strong> fu Alessandro Agricola; e di sotto v'è un<br />

flauto, et un violino col suo arco.<br />

Nel duodecimo v'è una figura di un giovane con una cartella di sotto dicente: «Joannis<br />

Baptiste discipulus». Questi per comune parere de' pratichi della sacra scrittura rappresenta<br />

S. Andrea Apostolo.<br />

Nel decimoterzo v'è un armario aperto diviso: sopra vi è un calice a diacere, e più frutti; e<br />

sotto vi è un vaso cupo con piedi pieno di frutti.<br />

Nel decimoquarto v'è una figura d'uomo fino al fianco, <strong>che</strong> suona un leuto, sopra ad esso<br />

uomo apparisce un giardino con diversi arbori.<br />

Nel decimoquinto v'è un armario con tramezzo aperto con sportello a cancello lavorato a<br />

mandorle; nella parte di sopra v'è un candeliere con candela assai consumata, e sotto vi è una<br />

cassetta piena di moccoli gialli.<br />

Nel decimosesto vi è rappresentata S. Caterina delle ruote fino a' fianchi, con le ruote sotto,<br />

disputante col tiranno; e d'avanti a sè ha un libro aperto, in faccia del quale sono intagliate<br />

queste parole: «Catharina Disputationis, Virginitatis': e nell'altra faccia: 'Ac Martirii palmam<br />

reportat».<br />

Nel decimosettimo v'è un armario tramezzato, e mezzo serrato con cancello, come gl'altri: di<br />

sopra v'è un messale in piano con un calice ritto, e patena sopra a esso messale; e più v'è un<br />

paro d'occhiali, et altra patena appoggiata; da basso v'è un libro serrato, <strong>che</strong> pare un<br />

breviario, sopra il quale vi è un libro aperto con queste parole: «Ecce mitto Angelum meum<br />

ante faciem tuam, qui preparabit viam tuam ante te. Vox clamantis in deserto: parate viam<br />

Domini, rectus facite semitas eius».<br />

Nel decimottavo v'è una porta maestosa, dalla quale si vede un giardino, e entrovi<br />

compariscono arbori diversi con frutti pendenti; e a basso vi è un tavolino, nel quale vi è un<br />

calamaio con penna, e un temparino, con una cartella, <strong>che</strong> esce dal detto calamaro con<br />

queste parole: «Alberto Aringheri Operaio fabre fatcum». Nell'ultimo vi è uno armario<br />

aperto con tramezzo e con cancello; di sopra v'è un'arpa e di sotto v'è un violino con altri<br />

strumenti musicali. Questa residenza di legname, lavorata in prospettiva a tarsia, e a intaglio,<br />

fu fatta da M˚ Antonio di Neri Barili sanese maestr o egregio di tal'arte, e fugli pagata dal<br />

rettore Aringhieri L. 4090 per stima fattane per via di compromesso, e di lodo, da fra’<br />

Giovanni da Verona olivetano maestro celebratissimo di simili lavori, come al Libro d'un<br />

Leone, a f˚ 644 nel 1504. Ma tal' opera fu agguatta ta, e tolta alla vista delle persone, et alloro<br />

godimento, perchè fu messa in luogo quasi del tutto oscuro; <strong>che</strong> però di tutti i cittadini, <strong>che</strong><br />

sono vissuti nella città da <strong>che</strong> ella fu fatta, non credo, <strong>che</strong> uno per migli aro habbia<br />

conosciuto, <strong>che</strong> cosa ella sia, la quale appena si può discernere da chi non la mira con aiuto<br />

di torcia bene ardente. Anzi <strong>che</strong> ella ha patito d'un altro cattivo incontro, perchè alcuni<br />

quadri di essa sono spogliati, e hanno patito dal tarlo, poichè forse fu posto così delicato<br />

lavoro <strong>intorno</strong> a mura fabbricate di nuovo, e non ancora a bastanza rasciutte.<br />

Il sopradetto Antonio Barili ha fatto più <strong>opere</strong> degne di lode, e di memoria, e<br />

particolarmente in casa del sig. Niccolò Sozzini si trova un tondo lavorato a tutto intaglio, e<br />

più <strong>che</strong> a mezzo rilevo, recinto da un festone, partito in più legature, ciascuna delle quali fa<br />

gruppo di diversi frutti; dentro al qual festome sono quattro uccelli, <strong>che</strong> pizicano detti frutti,<br />

e due altri combattono con una serpe per ciascuno. Intorno poi al tondo dell'opera dalla parte<br />

di dentro per cornice v'è un mezzo ovolo intagliato con un cordone <strong>intorno</strong>, <strong>che</strong> ricinge la

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