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Alfonso Landi, Memorie intorno alle pitture, statue e altre opere che ...

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suo Bambino, S. Giuseppe e S. Leonardo dell'ordine di Sant’Agostino. La Vergine stà<br />

sedente, il Bambino stà in grembo ad essa nudo, e ritto, col piede sinistro posato sopra a una<br />

mano di detto Santo, e con la mano destra s<strong>che</strong>rza co' ferri, <strong>che</strong> si tengono a' piedi de'<br />

carcerati, messi in mano a detto Santo, in segno della Carità, <strong>che</strong> egli di continuo usava<br />

verso i poveri carcerati. S. Giuseppe di venerabile aspetto siede a basso a mano destra della<br />

Vergine e legge un libro. La Vergine, volta ad esso, stà come attenta alla di lui lezzione; il<br />

volto di lei è sopra modo bello, ma però maestoso, e modesto insieme: il Bambino è vago,<br />

tenero, e vivace al possibile; il Santo mostra gran gusto de' graziosi atti del Bambino verso<br />

di sè. Questo quadro non è più alto di 3 braccia e ¾. Al mio parere è di grandissimo prezzo,<br />

quale quanto fosse allora, <strong>che</strong> uscì d<strong>alle</strong> mani del Sodoma, non ho trovato ne' Libri<br />

dell'Opera; e credo, <strong>che</strong> fusse pagato da' padroni di quella cappella di quel tempo.<br />

Dell'autore di questa dipintura scrive a longo il Vasari nella vita di lui, e se bene con poca<br />

lode del suo sapere; il Sodoma però coll'esquisitezza, et eccellenza delle sue <strong>opere</strong> ha<br />

risposto abastanza a quello, <strong>che</strong> il Vasari ne habbia scritto. Che il Sodoma poi fosse di<br />

cervello, e di costumi stravagante, perchè io concorro col Vasari, porrò qui la copia della<br />

denuntia, fatta de' suoi beni, comandata a tutti i cittadini l'anno 1531. Così adunque<br />

denunziò egli: «Dinanzi a voi Spettabili Cittadini sopra lo fare la Lira, vi si dice per me Gio.<br />

Antonio Sodoma derivatura Sodoma. E prima un'orto a Fonte Nuova, <strong>che</strong> io lo lavoro, e gli<br />

altri vi ricogliono. Una casa in litigio con Niccolò de' Libri ... per mio habitare in V<strong>alle</strong>rozzi.<br />

Trovomi al presente otto Cavalli, per sopranome sono chiamati Caprette, et io sono un<br />

Castrone a governarli. Trovomi una Scimia, <strong>che</strong> hà un Corvo, <strong>che</strong> favella, e lo tengo, <strong>che</strong><br />

insegni a parlare a un'Asino, tengolo in gabbia. Un Gufo per fare paura a' matti. Un<br />

Barbagianni, e del Locco non vi dico niente per la Scimia di sopra. Trovomi due Pavoni, due<br />

Cani, due Gatti, uno Terzuolo, una Sparviere, sei Galline con 18 Pollastrine, e due Galline<br />

rno res<strong>che</strong>, e molti altri ucelli, <strong>che</strong> lo scrivare saria confusione. Trovomi tre Bestie cattive,<br />

le quali sono tre Donne. Trovomi poi da 30 figliuoli grandi e per traino……………. in<br />

vostre Eccellenze permettaranno bene, <strong>che</strong> honne havere di grosso. Oltre <strong>che</strong> secondo li<br />

Statuti chi have 12 figliuoli non è tenuto a gravezze di Comuno. Per tanto a voi di continuo<br />

mi raccomando. Bene vedete. Sodona, Sodona dirivaturo M. Sodoma».<br />

Questa denunzia ha di molte lacune; io l'ho tolta da' raccolti di coloro, <strong>che</strong> a' tempi nostri<br />

hanno havuta intelligenza de' caratteri antichi.<br />

Dal detto altare all'andare in su si trova la cappella de' sig.ri Celsi, fameglia nobilissima di<br />

questa città, estinta pochi anni sono nella persona del sig. Girolamo del sig. Aliprando del<br />

sig. Augusto Celsi. Questo altare ancora non ha ornamento di pietra, confacente alla<br />

magnificenza del tempio: ma però ha un pittura di Matteo di Giovanni da Siena<br />

eccellentissimo pittore de' suoi tempi, quantunque di lui non faccia menzione il Vasari nelle<br />

Vite de' Pittori, per quello però <strong>che</strong> io ne sappia. Questi si partì più d'ogn'altro de' suoi<br />

coetanei dalla maniera secca, e greca, perchè in questa tavola non ritenne della maniera<br />

greca altro <strong>che</strong> il fondo dorato. Però non è questa l'una di quelle, <strong>che</strong> lo fanno celebre nella<br />

sua arte. In essa scrisse il suo nome così: «Opus Mathei Joannis de Senis M.CCCCLXXX».<br />

E se il lettore non ci trovasse tale attestazione non la giudi<strong>che</strong>rebbe per sua opera. Nello<br />

scalone di marmo della cappella sono intagliate queste parole: «Sep.et Patronato Capelle<br />

Nicholai Christofori de Celsa Civis et Mercatoris Senensis, et suorum. Obiit<br />

A.D.M.CCCCLXXXVII».<br />

Sopra a detto altare è la Cappella della Madonna delle Grazie non havente altro di pittura,<br />

<strong>che</strong> una Vergine da' fianchi in sù con Christo bBambino vestito nelle braccia, in un quadro<br />

alto braccia 2 e ½, e largo braccia 1 e ¾. È immagine di molta maestà, di cui non haviamo<br />

l'autore, né meno per tradizione, e pare opera di 300 anni indietro. Questa cappella entra in<br />

dentro circa a braccia 4, e però ha due ordini d'ornamento, l'uno posto nella facciata andante<br />

del tempio, l'altro appoggiato al vivo delle tre facciate di dentro. L'uno, e l'altro fu già<br />

lavorato di pietre nostrane da M˚ Urbano, e da M˚ B artolomeo di Pietro Fratelli da Cortona

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