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linea guida aiom - terapia del dolore in oncologia - Azienda USL di ...

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INTRODUZIONE<br />

La produzione <strong>di</strong> l<strong>in</strong>ee-<strong>guida</strong> sul trattamento <strong>del</strong> “<strong>dolore</strong> oncologico” è giustificata se parte dalla<br />

conv<strong>in</strong>zione che l’esperienza dolorosa umana racchiude <strong>in</strong> sé sia una componente totalmente<br />

soggettiva, unica e irripetibile, che deve essere affrontata <strong>in</strong> modo peculiare paziente per paziente,<br />

sia una componente “fisica” più sistematizzabile ed affrontabile con le meto<strong>di</strong>che <strong>del</strong>la me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a<br />

basata sull’evidenza.<br />

Per affrontare il “<strong>dolore</strong> totale” provato dalla s<strong>in</strong>gola persona nel suo contesto socio-culturale e<br />

familiare, il bravo me<strong>di</strong>co deve porre <strong>in</strong> atto quell’”approccio globale” che tiene conto <strong>di</strong> tutti gli<br />

aspetti fisici, psicologici, sociali, relazionali e spirituali <strong>del</strong> <strong>dolore</strong>, e attivare le possibili risorse che<br />

da tali valutazioni possono emergere (valorizzazione <strong>di</strong> approcci sistemici, <strong>del</strong>le reti amicali e <strong>di</strong><br />

sostegno, organizzazione <strong>del</strong>le più appropriate reti <strong>di</strong> cura) (1)<br />

Il secondo aspetto, costituito da un rigoroso approccio metodologico al “<strong>dolore</strong> <strong>di</strong> una popolazione<br />

<strong>di</strong> pazienti oncologici”, è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> necessario, ma non sufficiente, se non <strong>in</strong>serito nello scenario sopra<br />

de<strong>l<strong>in</strong>ea</strong>to. E’ però anche vero il contrario: che senza un’attenzione tecnico-professionale al <strong>dolore</strong><br />

fisico, “l’approccio globale” rimane monco <strong>di</strong> una componente fondamentale. Non esiste qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

dualismo fra un approccio empatico/<strong>in</strong>clusivo, e un atteggiamento scientifico/competente: essi sono<br />

anzi necessariamente complementari e co-essenziali (2). Entrambe le componenti <strong>in</strong>fatti<br />

contribuiscono a realizzare una vera presa <strong>in</strong> carico globale <strong>del</strong> malato oncologico, necessaria <strong>in</strong><br />

ogni fase <strong>del</strong>la sua malattia (3).<br />

Un’altra questione riguarda il fatto se il <strong>dolore</strong> da cancro abbia o no <strong>del</strong>le peculiarità rispetto al<br />

“<strong>dolore</strong> cronico” tout-court, che spesso viene chiamato “<strong>dolore</strong>-malattia” o, impropriamente, <strong>dolore</strong><br />

cronico “benigno” <strong>in</strong> quanto non provocato da patologia oncologica. A questo riguardo vi sono<br />

visioni <strong>di</strong>verse. Da una parte vi è chi tende a sotto<strong>l<strong>in</strong>ea</strong>re gli aspetti <strong>di</strong> sovrapposizione <strong>del</strong> <strong>dolore</strong><br />

cronico da cancro e non da cancro. Para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> questa posizione è rappresentato dall’e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong><br />

Turk “Remember the <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ction between malignant and benign pa<strong>in</strong>? Well, forget it” (4).<br />

Il nostro punto <strong>di</strong> vista, da molti con<strong>di</strong>viso, è che il <strong>dolore</strong> da cancro possieda <strong>del</strong>le peculiarità tali<br />

da renderlo “<strong>di</strong>verso” rispetto al “<strong>dolore</strong> cronico” generale (5). Tali peculiarità sono <strong>di</strong> seguito<br />

riportate: -nel <strong>dolore</strong> oncologico il <strong>dolore</strong> non è l’unico s<strong>in</strong>tomo, ma fa parte <strong>di</strong> un corteo<br />

s<strong>in</strong>tomatologico complesso, talora aggregato <strong>in</strong> cluster, talora meno preve<strong>di</strong>bile, per cui il<br />

trattamento <strong>del</strong> <strong>dolore</strong> si è rivelato più efficace quando <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> una cura palliativa <strong>di</strong> più ampio<br />

respiro (6) -<strong>in</strong> questo senso, il <strong>dolore</strong> nel paziente oncologico assume solo <strong>in</strong> parte quelle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> <strong>dolore</strong> “malattia”, <strong>in</strong> quanto <strong>di</strong>agnosi, eziopatogenesi, e fisiopatologia sono per la<br />

maggior parte note e collegate alla malattia oncologica <strong>di</strong> base, una adeguata conoscenza <strong>del</strong>la<br />

quale è sicuramente molto utile per garantire un appropriato approccio terapeutico (7,8) - nel <strong>dolore</strong><br />

da cancro l’obiettivo <strong>del</strong> trattamento può essere, purtroppo, solo a volte il recupero <strong>di</strong><br />

un’autosufficienza dalla <strong>di</strong>sabilità; da un certo punto <strong>in</strong> poi (fase avanzatissima) l’obiettivo è la<br />

riduzione <strong>del</strong> s<strong>in</strong>tomo per permettere la migliore qualità <strong>di</strong> vita possibile -nel <strong>dolore</strong> oncologico il<br />

tempo <strong>di</strong> trattamento è generalmente, purtroppo, <strong>di</strong> mesi o pochi anni, per cui gli allarmi (già poco<br />

motivati nel <strong>dolore</strong> cronico non oncologico), sulle conseguenze <strong>del</strong>l’uso degli oppioi<strong>di</strong>, devono<br />

trovare ancora meno spazio nel <strong>dolore</strong> cronico oncologico (9,10) -<strong>in</strong>oltre la ricerca cl<strong>in</strong>ica e le<br />

strategie terapeutiche (<strong>in</strong> particolare, quella farmacologica che fa riferimento alla Scala Analgesica<br />

a tre grad<strong>in</strong>i <strong>del</strong>la World Health Organization (WHO) sono nate e si sono sviluppate <strong>in</strong> gran parte<br />

nel <strong>dolore</strong> da cancro (11) -le evidenze scientifiche e l’esperienza cl<strong>in</strong>ica sistematizzata che ne é<br />

mutuata, sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> al momento maggiori per la <strong>terapia</strong> <strong>del</strong> <strong>dolore</strong> cronico <strong>in</strong> <strong>oncologia</strong>, anche se<br />

vanno <strong>di</strong>ffondendosi oramai anche al <strong>dolore</strong> cronico non oncologico.<br />

Riteniamo, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, che il trattamento <strong>del</strong> <strong>dolore</strong> (s<strong>in</strong>tomo così presente <strong>in</strong> tutti gli sta<strong>di</strong> <strong>del</strong>la storia<br />

naturale <strong>del</strong>la patologia oncologica) debba costituire bagaglio professionale e culturale <strong>di</strong> chi cura il<br />

malato oncologico. L’attenzione alla qualità <strong>del</strong>la vita nella presa <strong>in</strong> carico <strong>del</strong> paziente,<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dal risultato che i trattamenti specifici ottengono sul tumore, deve costituire<br />

<strong>in</strong>fatti un obiettivo prioritario <strong>del</strong>l’oncologo me<strong>di</strong>co (12).<br />

Da tutto ciò si ev<strong>in</strong>ce chiaramente come l’approccio globale deve avvenire attraverso una<br />

valutazione multi<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are e un approccio multi<strong>di</strong>mensionale che pongano l’attenzione<br />

3

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