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Cacciatori di betoniere - Ljubo Ungherelli

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dagli esami orali, le persone che incontrai, ad<strong>di</strong>rittura delle <strong>di</strong>scussioni che ebbi<br />

con qualcuno. Se n’è andata però la componente forse principale, ovverosia<br />

quello che ero e ciò che provavo.<br />

Una rimozione che nemmeno il migliore carro attrezzi avrebbe portato a<br />

termine con maggior successo. Avessi magari avuto più tempo per ripensarci,<br />

invece d’esservi ricacciato dentro dai ragionamenti balor<strong>di</strong> del mio compagno<br />

<strong>di</strong> allora, forse avrei recuperato qualcosa che invece una revisione perentoria<br />

non può consentire.<br />

Eccomi dunque ancora al cospetto del professor Ferraresi, il primo ad<br />

aver l’onore <strong>di</strong> saggiare i miei progressi nell’arco <strong>di</strong> un mese o poco più.<br />

Il docente in questione mi accolse affabilmente e m’invitò ad accomodarmi<br />

innanzi a lui. Questo suo comportamento contribuì a turbarmi ulteriormente.<br />

Avevo ancora impressi nella mente i fatti <strong>di</strong> giugno e non vedevo che motivo<br />

potesse avere <strong>di</strong> trattarmi con tanta cor<strong>di</strong>alità. Non mi ci volle molto però a scoprirlo.<br />

“Sono esterrefatto, Battistini”, mi confessò subito, “non riesco proprio a<br />

spiegarmi…” Quasi tartagliava, con una sincera meraviglia stampata sul volto<br />

paffuto. “Lei quest’estate deve aver <strong>di</strong> certo lavorato molto, non sembra neanche<br />

il compito della stessa persona.<br />

“Lei ha svolto un bellissimo tema”, proseguì gongolante, “neanche lontanamente<br />

somigliante all’analfabeta che mi ero trovato a respingere a giugno.<br />

Guar<strong>di</strong> qua!”<br />

Mi mostrò il mio tema, cosa che la volta precedente non aveva fatto.<br />

Un’autentica perla, incontaminata dai funesti segni rossi (per gli errori <strong>di</strong> ortografia)<br />

e blu (per gli strafalcioni sintattici), impossibili da rime<strong>di</strong>are in un mese<br />

per un analfabeta. Almeno credo.<br />

Io mi limitai a schermirmi, ancora un po’ risentito per la strigliata <strong>di</strong> giugno,<br />

attendendo le sue domande.<br />

Ma quell’uomo impreve<strong>di</strong>bile non volle saperne <strong>di</strong> altre domande dopo le<br />

tante alle quali avevo risposto in precedenza, e a cui, dopo un mese <strong>di</strong> scarsa<br />

frequentazione degli argomenti letterari, non avrei risposto con la stessa abilità.<br />

Rinfrancato da questo sorprendente inizio, superai <strong>di</strong> slancio l’ostacolo<br />

delle scienze, in maniera tanto convincente che, al termine dell’interrogazione,<br />

la docente mi rivolse una benevolenza quasi beffarda.<br />

“Battistini”, sogghignò, “lei aveva tutte le capacità <strong>di</strong> far bene anche a<br />

giugno, come mai non s’è preparato per tempo?”<br />

Farfugliai le solite frasi <strong>di</strong> circostanza, attribuendo il mio esame negativo<br />

al peso gravoso <strong>di</strong> altre materie, alla stanchezza e ad altri vali<strong>di</strong>ssimi motivi che<br />

adesso non ricordo, quin<strong>di</strong> mi proposi alla successiva esaminatrice.<br />

La docente <strong>di</strong> matematica mi scrutò con un’espressione che sembrava esserle<br />

rimasta scolpita sul volto corrugato da chissà quanto tempo.<br />

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