Cacciatori di betoniere - Ljubo Ungherelli
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La mattina seguente, Corrado Casini, come sempre, si alzò, si preparò ed<br />
uscì. Lo seguirono a breve anche i genitori, ciascuno in <strong>di</strong>rezione del rispettivo<br />
posto <strong>di</strong> lavoro, lo stu<strong>di</strong>o del padre e l’azienda informatica nei cui quadri era inserita<br />
la madre.<br />
Il signor Casini, durante la mattinata, ebbe bisogno <strong>di</strong> alcuni documenti.<br />
Erano incartamenti molto vecchi che aveva rimosso dallo stu<strong>di</strong>o, riservandogli<br />
uno spazio nella cantina <strong>di</strong> casa sua.<br />
Non entrò neppure in casa. Alquanto trafelato, si <strong>di</strong>resse nel seminterrato,<br />
dove si trovavano le cantine. Raggiunse meccanicamente gli scaffali che contenevano<br />
ciò che cercava, e non si sarebbe accorto <strong>di</strong> niente, se non fosse stato<br />
per i pesanti sbuffi che il figlio emetteva durante il sonno.<br />
Era laggiù, dunque, che andava a nascondersi ogni mattina. E s’era sistemato<br />
proprio bene! Persino meglio <strong>di</strong> quand’era costretto a dormire sotto il proprio<br />
letto. Aveva trafugato da casa una coperta (nelle cantine faceva molto freddo),<br />
e adoperava come giaciglio due vecchi materassini gonfiabili con cui si trastullava<br />
da bambino, in spiaggia.<br />
Soltanto l’afflato deontologico impedì un’aggressione in piena regola. Era<br />
tar<strong>di</strong>, e il signor Casini doveva tornare ai suoi clienti.<br />
“Lo vedremo”, gli rimbalzò tra i denti la minaccia della sera precedente,<br />
quin<strong>di</strong> se ne andò.<br />
Nei giorni che seguirono, si registrò un ultimo, <strong>di</strong>sperato impeto <strong>di</strong> violenza<br />
da parte del signor Casini.<br />
Una volta, con enorme sforzo, trascinò il figlio, che opponeva un’inerte<br />
resistenza passiva, fino al pianerottolo <strong>di</strong> casa, per poi proiettarlo giù dalle scale<br />
come un sacco <strong>di</strong> patate. Corrado risalì stancamente la rampa, ma trovò la porta<br />
chiusa. Questo lo convinse a riprendere a dormire lì, con lo zerbino a riparargli<br />
una piccola fetta del corpo. Alla fine, fu lo stesso signor Casini a risollevarlo e<br />
ricondurlo in casa, temendo la definitiva esposizione al lu<strong>di</strong>brio condominiale.<br />
Tutti questi abortiti tentativi <strong>di</strong> mutare in qualche modo l’andazzo delle<br />
cose avevano sfiancato il signor Casini, costringendolo alla resa. Pertanto, non<br />
trovò più la forza d’affrontare il problema in altro modo, magari provando a richiedere<br />
un aiuto esterno <strong>di</strong> tipo psicologico.<br />
S’era rassegnato a convivere con una specie d’animale raro, col quale cercava<br />
<strong>di</strong> collidere il meno possibile e così facendo, almeno, riusciva a ritagliarsi<br />
una porzione <strong>di</strong> vita quasi accettabile.<br />
La signora Casini aveva pure lei assecondato la condotta del marito, e ormai<br />
anche il più banale dei <strong>di</strong>aloghi era <strong>di</strong>fficile da captare quando si trovavano<br />
tutti nella stessa stanza.<br />
Andò avanti così per più <strong>di</strong> tre anni, finché non giunse la cartolina precetto.<br />
Il signor Casini, in quei giorni, era nervoso, ma non manifestò alcuna preoc-<br />
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