“Ma lei <strong>di</strong> aritmetica razionale non sa niente!”, si scandalizzò. “Gliel’ho detto prima”, boccheggiai io, “è inutile che continui a interrogarmi in aritmetica razionale, può proseguire due ore e avrà lo stesso risultato.” Parevamo due consumati attori che recitino a mena<strong>di</strong>to su un consumato palco battute imparate su un consumato copione. Ma non era finzione scenica. Era, molto prosaicamente, l’ultima possibilità che il sistema mi elargiva per <strong>di</strong>plomarmi, e lei dette il pestone definitivo alle mie <strong>di</strong>ta rimaste aggrappate con la forza della <strong>di</strong>sperazione. “Senta, Battistini”, mi domandò, “com’è andato nelle altre materie?” “Bene, molto bene, sia in italiano sia in scienze.” “Mah, io proprio non so cosa <strong>di</strong>rle, con me lei è andato malissimo. Una persona che non sa la matematica come non la sa lei, non può fare il maestro elementare e spiegare la matematica ai bambini delle elementari.” Mi duole chiamare in causa <strong>di</strong> continuo i bambini delle elementari (in questo caso specifico, quelli che frequentano la scuola dove lavoro), che magari d’ora in poi guarderanno con <strong>di</strong>ffidenza alla mia figura istituzionale, ma tali furono le parole della docente e, siccome almeno queste le ricordo come fosse ieri, devo riportarle così come furono pronunciate. “Da parte mia”, promise solennemente, “io farò <strong>di</strong> tutto per farla bocciare. Poi, sarà il Consiglio a decidere, perché non sono l’unica a decidere.” Grazie al cielo. “Comunque”, concluse, “per me lei è da bocciare.” Ringraziai sentitamente e mi <strong>di</strong>leguai. Mentre fingevo d’ascoltare quell’accozzaglia <strong>di</strong> sproloqui aritmetici razionali, la mia attenzione era stata attratta dall’entrata in scena <strong>di</strong> un uomo che non conoscevo, e solo più tar<strong>di</strong> ne avrei scoperto la qualifica. Costui prese in <strong>di</strong>sparte il presidente della commissione, e della loro conversazione, benché <strong>di</strong>sturbata dalle petulanti interferenze matematiche, captai alcuni frammenti. “…mi raccomando…nessuno…responsabile…settembre…” Sul momento non m’ero reso conto del perché quel tizio si fosse rivolto in tono così concitato e risoluto al presidente della commissione, ma, una volta messe assieme le tessere del mosaico, tutto mi fu <strong>di</strong> semplice comprensione. Utilizzando la tecnica della prolessi, ho già anticipato <strong>di</strong>versi aspetti della questione, e adesso tirerò le somme che, credo, siano già abbastanza chiare. In seguito alle polemiche <strong>di</strong> giugno, piovute sul Provve<strong>di</strong>torato da più fronti, era stato mandato un ispettore ad assicurarsi che non ci fossero nuovi scandali e che nella nostra sezione, la prestigiosa sezione A, non ci fossero bocciati. Per questo il presidente della commissione aveva subìto le invettive dell’ispettore, e tutti i rimandati furono regolarmente promossi. 132
Fu così che mi <strong>di</strong>plomai. Sono passati più <strong>di</strong> trent’anni, ho ripetuto l’esame in sogno infinite volte e, al risveglio, il <strong>di</strong>ploma era sempre al suo posto, sottovetro, appeso a una parete della mia camera. Quest’estate è stata preceduta da tante altre, e tante altre la seguiranno. Di certo, io continuerò a sostenere che quella fu la più calda <strong>di</strong> tutte. Credo che ognuno abbia vissuto almeno un’estate <strong>di</strong> questo genere. La mia, seppur nella sua or<strong>di</strong>narietà, ebbe dopotutto un’eco che si propagò per qualche tempo. Quin<strong>di</strong>, soffocate le polemiche, spenti i lapilli esplosivi, <strong>di</strong>venuti ormai fredda lava, tutto poté tornare come prima. 133
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Boom Boom Non si muoveva più coi p
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