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Cacciatori di betoniere - Ljubo Ungherelli

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Tre fermate, ed era ora <strong>di</strong> scendere. S’immerse con fiducia tra le luci artificiali<br />

della ferrovia sotterranea, già invasa dalla più varia e numerosa umanità.<br />

Il treno lo avrebbe condotto <strong>di</strong>rettamente nelle a<strong>di</strong>acenze della sua destinazione,<br />

dopo un considerevole numero <strong>di</strong> fermate. Salito a bordo, Roberto si<br />

avvinghiò a un sostegno, proprio al centro del vagone, e si arrese all’incedere<br />

spezzettato e cigolante del treno, come ogni mattina.<br />

Giunti a una fermata interme<strong>di</strong>a rispetto all’itinerario <strong>di</strong> Roberto Basile, il<br />

treno si fermò, aprì le sue portiere, qualcuno <strong>di</strong>scese, qualcun altro salì, come<br />

sempre. Le portiere, come sempre, si richiusero, prima che il treno riprendesse<br />

la sua corsa. Quest’ultima consuetu<strong>di</strong>ne, però, mancò all’appello. Il treno non<br />

accennava a ripartire.<br />

La sorpresa iniziale, col trascorrere dei minuti, <strong>di</strong>venne irritazione, quin<strong>di</strong><br />

vera e propria angoscia. Nessuno s’era preso la briga d’informarli del motivo<br />

per il quale rimanevano bloccati laggiù, senza poter scendere né tanto meno<br />

proseguire il viaggio. Un guasto? Un incidente sui binari? Le ipotesi cominciavano<br />

a circolare, correndo rapide come avrebbe dovuto fare il treno.<br />

Al termine <strong>di</strong> un conciliabolo tra i passeggeri, fu deciso che non c’era motivo<br />

<strong>di</strong> rimanere ancora in quell’inutile attesa. Le persone più anziane e quelle<br />

più impe<strong>di</strong>te nei movimenti furono issate e fatte passare attraverso i finestrini<br />

mentre, fuori, in<strong>di</strong>vidui più prestanti tra i quali lo stesso Roberto avevano il<br />

compito <strong>di</strong> prenderle e aiutarle a guadagnare la posizione eretta.<br />

Roberto imboccò la via che conduceva in superficie quanto mai seccato.<br />

Un simile imprevisto, proprio quel giorno! Il Vicesegretario vicario lo nominava<br />

<strong>di</strong>rettore responsabile dell’ufficio <strong>di</strong> contabilità informatica, e lui si faceva<br />

imbottigliare nella metropolitana?<br />

Recitando rabbiosamente dentro <strong>di</strong> sé le varie cose annotate sulla lavagna<br />

la sera precedente, quasi non si avvide dell’impressionante scenario che lo attendeva<br />

fuori della metropolitana.<br />

Si trovava in un anello suburbano che congiungeva la zona che lui abitava<br />

a un altro settore periferico, quello imme<strong>di</strong>atamente a<strong>di</strong>acente al centro storico.<br />

Sebbene non frequentasse molto quei luoghi, li ricordava assai <strong>di</strong>versi da<br />

come se li vide apparire <strong>di</strong>nanzi.<br />

Un gran polverone tentava <strong>di</strong> mascherare una devastazione totale. Soli<strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> cemento erano stati rasi al suolo, altri sventrati, altri ancora appena<br />

scalfiti da una forza <strong>di</strong>struttrice che si era abbattuta sulla città.<br />

Tutt’intorno, persone che correvano in giro, sgomente per l’impossibilità<br />

<strong>di</strong> capacitarsi dell’accaduto più che per il terrore o il dolore, gli ululati degli<br />

animali sovrastati da quelli delle sirene.<br />

“Ma che <strong>di</strong>avolo è successo?”, strillò, nel frastuono generale, Roberto.<br />

Inascoltato, provò ad avvicinarsi a qualcuno che potesse fornirgli delucidazioni.<br />

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