Anteprima pdf - Pedagogika
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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_4/Cultura/A_due_voci<br />
102<br />
son: “Mi sembrava come se realmente avessi<br />
ricevuto, alla fine, una risposta alla domanda<br />
se esistevo”. Passati gli anni, il protagonista<br />
fatica a ricordare il viso, ma l’unica cosa che<br />
ricorda è che era memorabile. La risposta era<br />
giunta, questo è l’importante. E, insieme ad<br />
essa, l’insegnamento di una vita…<br />
Questo è quel che sembra suggerire lo scrittore<br />
svedese, scomodando il lavoro della<br />
memoria, nell’epoca in cui, invecchiando,<br />
l’età ci trasforma in pericolosi sentimentali,<br />
specie gli uomini, capaci di far male agli<br />
altri e a sé stessi pur di assecondare la voluttuosa<br />
ingordigia di un cuore che irrompe<br />
nell’esistenza con più forza e arroganza di<br />
quanta non ne avesse nell’adolescenza.<br />
La malinconica coscienza del tempo irrimediabilmente<br />
perduto elargisce al cuore una<br />
spropositata autorevolezza, elevandolo a<br />
esclusivo depositario di una saggezza che pareva<br />
condannata a incarnare la sua più acerrima<br />
nemica. Come se lui, e solo lui, non la<br />
ragione, il sapere o la morale comune, potesse<br />
indicarci quel che ha reso vivibile un’esistenza.<br />
Tocca al cuore custodire il tesoro<br />
di ciò che è contato in una vita, fosse anche<br />
un incontro amoroso dal carattere inequivocabilmente<br />
incestuoso, ma, proprio per<br />
questo unico e meraviglioso. Lì, il tempo,<br />
quest’esattore impietoso appollaiato sulle<br />
nostre fragili spalle come un cupo avvoltoio<br />
su un ramo annerito, sembra, una volta<br />
tanto, sospendersi, dissolversi. E’ l’eternità<br />
che si congiunge all’istante e lo riprende nel<br />
suo grembo, illuminandolo di un bagliore<br />
folgorante. Un attimo prima che l’orologio<br />
riprenda il suo cammino. C’est tout.<br />
Questi interrogativi sull’altro e su se<br />
stesso trovano un punto di precipitazione,<br />
un punto di non ritorno che<br />
segna l’ingresso nella maturità. “Io ero<br />
sostanzialmente solo. Molto solo. Molto<br />
fragile. E spaventosamente forte. Adesso<br />
me ne rendo conto. Essere fragili può<br />
essere in effetti un presupposto per essere<br />
forti”. Una solitudine adulta, dovuta al<br />
fatto che nessuno ci può sostituire, che<br />
le scelte possiamo farle solo noi.<br />
Qualche recensore ha accostato questo<br />
romanzo a L’educazione sentimentale di<br />
Flaubert, ma come ha ben evidenziato<br />
Moretti ne L’inanto dell’indecisione,<br />
il momento culminante nel bordello<br />
in Flaubert è un momento in cui non<br />
accade nulla, tutto viene rinviato. In<br />
Gustafsson “Senza aver fatto in effetti<br />
alcuno sforzo avevo raggiunto le porte<br />
del Paradiso. Sì. Ed erano realmente<br />
spalancate. C’era solo da entrare. E la<br />
permanenza poteva durare all’infinito.<br />
E’ così strano che esitassi?” Ma l’esitazione<br />
non impedisce di andare oltre<br />
per accorgersi che “Non era niente di<br />
straordinario, davvero, ma quell’attimo<br />
non lo scorderò mai”.<br />
Un percorso labirintico nei ricordi,<br />
dove gli eventi ci restituiscono sfumature<br />
perdute, dove la grandinata si sovrappone<br />
all’incontro, a quell’incontro<br />
dove “Mi sembrava come se realmente<br />
avessi ricevuto, alla fine, una risposta alla<br />
domanda se esistevo”.