Anteprima pdf - Pedagogika
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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_4/Cultura/Scelti_per_voi<br />
Artisti vari<br />
Chimes of freedom.<br />
The songs of<br />
Bob Dylan<br />
Universal, 2012<br />
€ 27,90<br />
indubbia qualità. Per l’occasione ne annoveriamo<br />
tre e, scusate se è poco, di primissima<br />
scelta. Ecco il primo: Leonard Cohen. Onestamente,<br />
mettetevi la mano sul cuore: si può<br />
parlar male del sublime ebreo errante canadese,<br />
il sensibile testimone di un’esistenza nella<br />
quale trovano voce gli umori più profondi<br />
della nostra incerta umanità? Ovviamente no,<br />
e noi non lo faremo. Il signorile vecchietto ha<br />
superato da molte lune l’età pensionabile, ma<br />
non demorde, quasi che, alla faccia di Landini,<br />
dovesse confermare le più ardite e futuriste<br />
tesi dei tecnocrati di osservanza montiana. E<br />
così facendo sforna un capolavoro dei suoi di<br />
rara e semplice bellezza, di toccante intensità.<br />
Old ideas è il titolo dell’album, come a dire o,<br />
meglio, a ribadire che cocciutamente le idee a<br />
cui Cohen rimane fedele sono sempre le stesse…<br />
Ai critici che gli rimproverano di usare<br />
solo tre accordi, lui ribatte che sono ingiusti,<br />
puntualizzando, non senza ironia, che ne conosce<br />
almeno cinque! L’uomo, si sa, ha classe<br />
da vendere, pare una sorta di Bataille in versione<br />
cantautorale. Un mistico libertino capace<br />
come pochi di intrecciare sapientemente<br />
grandi temi tra di loro, da Dio alla sessualità,<br />
alla morte… Old ideas contiene solo dieci canzoni,<br />
ma è un album, mi verrebbe da dire, sinceramente<br />
autentico. Si sente Cohen dietro le<br />
sue parole, la sua musica, nulla appare artefatto<br />
o costruito strumentalmente. Lui canta con<br />
l’anima, quasi parlasse, alla fine, mettendosi a<br />
nudo con semplicità. Chi possiede oggi quel<br />
tocco, quella grazia, quell’onestà? Old ideas è<br />
una sorta di testamento spirituale unico nel<br />
suo genere. Imperdibile.<br />
Neil Young, Crazy horse<br />
Americana<br />
Warner Bros, 2012<br />
€ 20,90<br />
Veniamo al secondo ritorno, quello del Boss.<br />
Wrecking ball è il nuovo cd di Bruce Springsteen.<br />
La critica si è alquanto divisa sul giudizio.<br />
C’è chi ha gridato al capolavoro, così come c’è<br />
stato chi ci è andato più cauto. Personalmente,<br />
il Boss non se n’abbia a male, sarei più d’accordo<br />
con i secondi. Indubbiamente si tratta<br />
di un bel disco rock impreziosito da sonorità<br />
irlandese, ma, a mio parere, nulla aggiunge o<br />
nulla toglie al grande cantautore americano.<br />
E’ un disco di Springsteen, nel senso più letterale<br />
del termine. La tautologia, alquanto idiota<br />
per la verità, pretende indicare quel che mi<br />
pare l’essenza del problema. In TV ho sentito<br />
Ligabue, lo Springsteen padano, tesserne le<br />
lodi. Appunto, ho pensato tra me e me. Forse,<br />
mi son detto, non è affatto un caso. Ligabue<br />
non mi piace perché mi dà l’impressione che<br />
faccia sempre la medesima canzone. Fatte le<br />
debite differenze, mi sembra l’accusa che indirizzerei<br />
anche al Boss e a quest’album. A molti,<br />
il cd del Boss è apparso epico, a me, in tutta<br />
sincerità, un po’ tronfio, pesante… Wrecking<br />
ball, la “palla che distrugge”, vuole esser un<br />
album impegnato, come si dice una volta. Sociale,<br />
popolare, a suo modo, politico, contro<br />
gli squali di Wall Street, i “grassi banchieri”, gli<br />
affamatori dell’America che lavora, della “working<br />
class”. Da questo punto di vista, il cd è<br />
anche vigoroso, forte, trascinante… Rimango<br />
un po’ perplesso di fronte a tanto ardore. Sarà,<br />
ma qualcosa mi resta indigesto, si trattasse di<br />
un giovane squattrinato e rabbioso che si prodiga<br />
a cantare simili brani ne sarei entusiasta,<br />
ma Springsteen è (giustamente) ricco. Anzi,<br />
probabilmente ricchissimo, e quindi…<br />
a cura di Angelo Villa<br />
Cultura 111