Anteprima pdf - Pedagogika
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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_4/Cultura/Scelti_per_voi<br />
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parallelo e impalpabile rispetto alla Storia che<br />
invece procede seminando torti e ingiustizie,<br />
senza lasciare scampo e tregue nel suo incedere.<br />
E’ come se quell’attimo, quel tempo breve<br />
bucasse la linearità di una storia consegnata<br />
ai documenti, segnata da grandi avvenimenti<br />
che segmentano il tempo, senza render conto<br />
di quel che accade nel soggetto che la attraversa<br />
e vive nella storia. Quell’attimo è un segno<br />
nella vita dell’individuo, un punto di svolta<br />
che illumina la comprensione della storia,<br />
che la fa precipitare nelle storie con una immediatezza<br />
e di ritorno ci restituisce un senso<br />
rispetto alla storia, agli avvenimenti che ci<br />
coinvolgono collettivamente e che risultano illuminati<br />
in modo differente, una lama di luce<br />
che cambia la prospettiva della Storia.<br />
Otto capitoli e otto momenti della vita di un<br />
uomo, dall’infanzia passata in un orfanotrofio<br />
russo negli anni Sessanta, all’età adulta, quando<br />
il sistema in cui inizialmente aveva creduto<br />
si dissolve. E in ciascuna di queste narrazioni<br />
è l’amore di o per una donna a risvegliare un<br />
frammento di coscienza: la giovane senza nome<br />
che sulle tribune per il corteo dell’anniversario<br />
della Rivoluzione d’ottobre piange sommessamente<br />
il compagno morto in un sottomarino,<br />
incrina la fiducia del giovane in quelle<br />
meticolose e vacue messinscena, contrappone<br />
al rumore di quelle sfilate un silenzio ben più<br />
assordante, dove le parole della propaganda risuonano<br />
prive di senso. Maja, la nipote della<br />
«donna che ha visto Lenin», gli svela la brutalità<br />
del leader bolscevico, straccia il velo che copre le<br />
miserie quotidiane. Vika, che vive con la madre<br />
accanto alla fabbrica in cui il padre è costretto<br />
ai lavori forzati, gli apre gli occhi sul carattere<br />
repressivo del regime, con quella mano tesa che<br />
non riesce a raccogliere il fagotto che rotola a<br />
terra tra l’indifferenza delle guardie. Leonora,<br />
con la quale il narratore ormai adulto vede un<br />
film occidentale in cui la chiave di una camera<br />
d’albergo strappa gli applausi, in cui alla smania<br />
erotica fatta di amplessi sudaticci (“per lasciarci<br />
alle spalle i beccamorti di un’ideologia pietrificata<br />
dovevamo correre, con le ali di equilibristi sulla<br />
fune, da un amore all’altro, da un piacere effimero<br />
al successivo”) si contrappongono i gesti amorevoli<br />
di una coppia di anziani coniugi, contrappunto<br />
alla volgarità e al grigiore dell’epoca<br />
brezneviana. Jorka, il compagno di giochi mutilato<br />
dall’esplosione di una granata, che coglie<br />
dei fragili bucaneve da regalare «a qualcuno» e<br />
pochi giorni dopo si avvia verso il bosco ancora<br />
disseminato di mine, quasi a tornare attraverso<br />
il luogo al tempo dove la vita si è spezzata. Kira,<br />
che in un enorme e improduttivo frutteto si<br />
sforza di spiegare gli alti ideali dell’arte e della<br />
lotta al regime, in un luogo dove la grandiosità<br />
coincide con la sterilità, poiché il frutteto generato<br />
dal furore ideologico è disertato dalle api. E<br />
infine quella donna grassa e volgare, espressione<br />
al contempo della vecchia e della nuova Russia:<br />
in gioventù era stata il grande amore di Dmitrij<br />
Ress, il dissidente, il «poeta» che anche nei<br />
lunghi anni trascorsi in un gulag non smise mai<br />
di amarla, che è ancora fermo a quel volto colto<br />
nella giovinezza, che contrappone alla corsa<br />
sfrenata ad arricchirsi di chi in tempo ha saputo<br />
tradire. E qui nella figura finale di Ress il libro<br />
si chiude su un martire della “rivolta contro un<br />
mondo in cui l’odio è la regola e l’amore una strana<br />
anomalia”.<br />
Sbaglieremmo perciò a vedere il testo come<br />
un’antologia di amori impossibili, gli incontri<br />
sono l’occasione anche per aprirsi sulla Storia,<br />
storia di un’educazione politica sullo sfondo<br />
di un regime tanto oppressivo quanto ottuso.<br />
Makine è capace di mostrarci anche le analogie<br />
tra la propaganda e l’ottusità del regime e la<br />
dissidenza dell’intelligentja, entrambi governati<br />
e guidati dalla volontà di omologare, entrambi<br />
accomunati dai confini rigidi dell’appartenenza,<br />
senza rendersi conto della loro solidarietà<br />
di fondo, della riduzione di ogni domanda di<br />
senso al silenzio. allora l’accesso alla verità deve