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Anteprima pdf - Pedagogika

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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_4/Cultura/Scelti_per_voi<br />

108<br />

parallelo e impalpabile rispetto alla Storia che<br />

invece procede seminando torti e ingiustizie,<br />

senza lasciare scampo e tregue nel suo incedere.<br />

E’ come se quell’attimo, quel tempo breve<br />

bucasse la linearità di una storia consegnata<br />

ai documenti, segnata da grandi avvenimenti<br />

che segmentano il tempo, senza render conto<br />

di quel che accade nel soggetto che la attraversa<br />

e vive nella storia. Quell’attimo è un segno<br />

nella vita dell’individuo, un punto di svolta<br />

che illumina la comprensione della storia,<br />

che la fa precipitare nelle storie con una immediatezza<br />

e di ritorno ci restituisce un senso<br />

rispetto alla storia, agli avvenimenti che ci<br />

coinvolgono collettivamente e che risultano illuminati<br />

in modo differente, una lama di luce<br />

che cambia la prospettiva della Storia.<br />

Otto capitoli e otto momenti della vita di un<br />

uomo, dall’infanzia passata in un orfanotrofio<br />

russo negli anni Sessanta, all’età adulta, quando<br />

il sistema in cui inizialmente aveva creduto<br />

si dissolve. E in ciascuna di queste narrazioni<br />

è l’amore di o per una donna a risvegliare un<br />

frammento di coscienza: la giovane senza nome<br />

che sulle tribune per il corteo dell’anniversario<br />

della Rivoluzione d’ottobre piange sommessamente<br />

il compagno morto in un sottomarino,<br />

incrina la fiducia del giovane in quelle<br />

meticolose e vacue messinscena, contrappone<br />

al rumore di quelle sfilate un silenzio ben più<br />

assordante, dove le parole della propaganda risuonano<br />

prive di senso. Maja, la nipote della<br />

«donna che ha visto Lenin», gli svela la brutalità<br />

del leader bolscevico, straccia il velo che copre le<br />

miserie quotidiane. Vika, che vive con la madre<br />

accanto alla fabbrica in cui il padre è costretto<br />

ai lavori forzati, gli apre gli occhi sul carattere<br />

repressivo del regime, con quella mano tesa che<br />

non riesce a raccogliere il fagotto che rotola a<br />

terra tra l’indifferenza delle guardie. Leonora,<br />

con la quale il narratore ormai adulto vede un<br />

film occidentale in cui la chiave di una camera<br />

d’albergo strappa gli applausi, in cui alla smania<br />

erotica fatta di amplessi sudaticci (“per lasciarci<br />

alle spalle i beccamorti di un’ideologia pietrificata<br />

dovevamo correre, con le ali di equilibristi sulla<br />

fune, da un amore all’altro, da un piacere effimero<br />

al successivo”) si contrappongono i gesti amorevoli<br />

di una coppia di anziani coniugi, contrappunto<br />

alla volgarità e al grigiore dell’epoca<br />

brezneviana. Jorka, il compagno di giochi mutilato<br />

dall’esplosione di una granata, che coglie<br />

dei fragili bucaneve da regalare «a qualcuno» e<br />

pochi giorni dopo si avvia verso il bosco ancora<br />

disseminato di mine, quasi a tornare attraverso<br />

il luogo al tempo dove la vita si è spezzata. Kira,<br />

che in un enorme e improduttivo frutteto si<br />

sforza di spiegare gli alti ideali dell’arte e della<br />

lotta al regime, in un luogo dove la grandiosità<br />

coincide con la sterilità, poiché il frutteto generato<br />

dal furore ideologico è disertato dalle api. E<br />

infine quella donna grassa e volgare, espressione<br />

al contempo della vecchia e della nuova Russia:<br />

in gioventù era stata il grande amore di Dmitrij<br />

Ress, il dissidente, il «poeta» che anche nei<br />

lunghi anni trascorsi in un gulag non smise mai<br />

di amarla, che è ancora fermo a quel volto colto<br />

nella giovinezza, che contrappone alla corsa<br />

sfrenata ad arricchirsi di chi in tempo ha saputo<br />

tradire. E qui nella figura finale di Ress il libro<br />

si chiude su un martire della “rivolta contro un<br />

mondo in cui l’odio è la regola e l’amore una strana<br />

anomalia”.<br />

Sbaglieremmo perciò a vedere il testo come<br />

un’antologia di amori impossibili, gli incontri<br />

sono l’occasione anche per aprirsi sulla Storia,<br />

storia di un’educazione politica sullo sfondo<br />

di un regime tanto oppressivo quanto ottuso.<br />

Makine è capace di mostrarci anche le analogie<br />

tra la propaganda e l’ottusità del regime e la<br />

dissidenza dell’intelligentja, entrambi governati<br />

e guidati dalla volontà di omologare, entrambi<br />

accomunati dai confini rigidi dell’appartenenza,<br />

senza rendersi conto della loro solidarietà<br />

di fondo, della riduzione di ogni domanda di<br />

senso al silenzio. allora l’accesso alla verità deve

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