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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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L'immagine, specie quella semplice, può assumere un ruolo specialissimo<br />

quando si caratterizza come simbolo. Nel concetto funzionale di simbolo<br />

coincidono una idea di contrassegno ed una idea di sintesi espositiva in ordine<br />

a qualcosa alla quale si vuol rimandare. Il simbolo è il principale elemento <strong>del</strong><br />

linguaggio sacro, perché esprime, nella sua stessa struttura letteraria, il mistero<br />

di un piccolo che si rapporta al grande, di un «accennare nell'ombra» che<br />

rimanda ad una «chiarezza totale», di un «salto» che unisce, ma lascia ben<br />

distinti i termini correlati. Esso infine è lo strumento <strong>del</strong>la universalità:<br />

consente, infatti, di mantenere integro il non detto, che il testo sacro vuol<br />

tuttavia comunicare e che andrebbe perduto nella banalità di una traduzione a<br />

senso. Chi emargina dalla sua meditazione il «simbolo» perde una porta<br />

veramente privilegiata e dovrà subire, per fare solo un esempio, l'allucinante e<br />

asfissiante operosità <strong>del</strong>la «donna virtuosa» di Sir. 26, 1 ss.<br />

Rispetto al simbolo, l'immagine non pretende di possedere un significato<br />

fisso e uguale per tutti, ma vuole indicare una serie di relazioni che<br />

costituiscono un quid di comprensibile. Mentre il simbolo indica una struttura<br />

di generale comprensione che si può applicare come categoria interpretativa,<br />

l'immagine. di per se non dice molto e diventa strumento ermeneutico solo<br />

quando viene elaborata con un processo di confrontazione.<br />

Poiché il simbolo deriva questa sua natura dalla costanza <strong>del</strong> significato<br />

traslato, sicché rinvia sempre alla stessa situazione, ogni immagine è<br />

potenzialmente un simbolo. Diventa perciò molto importante riuscire a<br />

definire, attraverso una attenta analisi <strong>del</strong>l'uso <strong>del</strong>l'immagine, se quest'ultima<br />

ha assunto carattere simbolico. Detto questo, va precisato che il nostro metodo<br />

non opera, di per se, per via di simboli, in quanto usa ogni tipo di immagine;<br />

ma è sempre attento a cogliere ogni valenza simbolica connessa all'immagine<br />

stessa, ben sapendo che il simbolo può rappresentare qualcosa che illumina la<br />

diapositiva <strong>del</strong> racconto meditato (9).<br />

(9) Un esempio di questa connessione immagine-simbolo viene offerto dalla<br />

storia narrata nel XXX capitolo <strong>del</strong>la Genesi. Qui Giacobbe concorda con<br />

<strong>La</strong>bano che egli terrà per se i capi <strong>del</strong> gregge che nasceranno «brizzolati o<br />

striati»; poi compie un rituale che a prima vista sembra solo magico, mettendo<br />

cortecce di alberi negli abbeveratoi. Operando con le sole immagini, il lettore<br />

avrà <strong>del</strong>le difficoltà a comprendere il senso spirituale <strong>del</strong> testo. Se invece<br />

cortecce e macchie sulla pelle diventano simbolo <strong>del</strong>la scrittura, allora il testo<br />

mostrerà di alludere nei papiri e nelle pergamene striati dall'amanuense alla<br />

storia <strong>del</strong>la redazione <strong>del</strong> Libro.<br />

Metodo <strong>del</strong>le immagini e c.d. «rinvii»<br />

Una seconda precisazione riguarda la equivalenza-differenza fra il metodo<br />

che vengo esponendo ed i c.d. rinvii. Quest'ultimo strumento ha assunto grande<br />

rilievo, sia per la abitudine invalsa di riportare a margine <strong>del</strong>la Bibbia una serie<br />

di riferimenti ad altri testi considerati «paralleli», sia perché viene utilizzato<br />

oggi da gruppi ecclesiali -penso ai Neocatecumenali -che hanno ripreso gusto a<br />

leggere e commentare il Libro di Dio.

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