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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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l'attenzione e la orienta; come se si entrasse in un dinamismo che va<br />

cinematografato senza pregiudizi. In questa prima fase va assimilato quel<br />

materiale bruto che sarà riutilizzato in sede di ricostruzione <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>lo<br />

scritto. Leggere, nel nostro caso, equivale a fare un inventario, annotando a<br />

margine i riferimenti che si vanno scoprendo e le immagini di altre situazioni<br />

bibliche evocate dalla <strong>lettura</strong>. Bisogna così acquisire al massimo senza<br />

giudicare (3).<br />

(3) Quest'ultima indicazione mi suggerisce di precisare al lettore che se<br />

l'esposizione <strong>del</strong> mio metodo assume qui la geometrica precisione <strong>del</strong>le nozioni<br />

scolastiche, altra cosa è la sua applicazione in una concreta meditazione.<br />

Meditare è sempre un'arte dove i vari momenti <strong>del</strong> metodo si mescolano e si<br />

accavallano, pur restando rigorosamente distinti. È un po' come nel gioco <strong>del</strong>le<br />

carte, quando si è costretti continuamente a violare, interpretare, correggere e<br />

mediare metodi e regole <strong>del</strong> gioco che pure di per se sono rigidi e strettamente<br />

consequenziali.<br />

Un momento molto importante riguarda l'ascolto fe<strong>del</strong>e <strong>del</strong>le voci esistenti<br />

nel testo sacro. Durante la <strong>lettura</strong> noi siamo abituati a procedere ad integrazioni<br />

logiche o fattuali. Se un testo è significativo e quindi coerente in se stesso, noi<br />

riteniamo naturale colmare i punti che appaiono vuoti. Al contrario, secondo il<br />

mio metodo, nella <strong>lettura</strong> iniziale <strong>del</strong> brano non è dato aggiungere o togliere<br />

una parola al passo. Il testo è quello che è, perché così lo scrittore ispirato lo<br />

volle (4).<br />

(4) <strong>La</strong> fe<strong>del</strong>tà, dei Giudei prima e <strong>del</strong>la Chiesa poi, al libro nella sua<br />

consistenza materiale (insieme di cifre significative), attestava proprio il<br />

divieto a integrare la Parola di Dio con quella <strong>del</strong>l'uomo. Perciò ogni<br />

traduzione, specie se libera, va considerata come commento e talvolta come il<br />

nominare il nome di Dio invano.<br />

Suggerisco perciò al lettore che vuoI fare vera meditazione, di domandarsi<br />

continuamente se il testo, con una parola o una frase, documenta quanto egli<br />

crede di aver compreso. Questo continuo ritorno allo scritto è fonte di<br />

ricchissimi frutti di meditazione perché quanto meno abitua a tenersi al<br />

margine <strong>del</strong>la pagina, senza invaderla con parole e pensieri umani. Integrare,<br />

concludere, eliminare sono il vero loglio che avvelena il raccolto ed il peccato<br />

(a volte involontario, ma pur sempre dannoso) che rende opaca la luce <strong>del</strong>la<br />

rivelazione.<br />

Identificazione <strong>del</strong> testo<br />

Nell'ascolto <strong>del</strong>la voce <strong>del</strong>lo Spirito, bisogna (per nostra limitazione) porre<br />

una interpunzione: noi sappiamo apprendere solo per elementi singoli. Al<br />

tempo stesso nessuna nozione ha senso se non è collegata al discorso colto<br />

nella sua unitarietà (Dio). Meditando la Sacra Scrittura, naturalmente<br />

cerchiamo di individuare l'inizio e la fine dei singoli discorsi <strong>del</strong>lo Spirito (5).<br />

(5) Un'operazione a prima vista identica viene suggerita dalle scienze<br />

letterarie e cioè inquadrare il passo nell'intero contesto <strong>del</strong>l'opera cui<br />

appartiene. <strong>La</strong> differenza sta però in questo: l'inquadramento obbedisce a criteri

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