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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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dinamismo interiore. Le sagome vengono rilevate infatti nel loro essere<br />

collegate fra di loro da una relazione drammatica che costituirà l'ossatura<br />

obbligata <strong>del</strong>la ri<strong>lettura</strong> in termini diversi <strong>del</strong> passo.<br />

<strong>La</strong> ricerca <strong>del</strong>le sagome deve essere compiuta con molta attenzione,<br />

distinguendo fra sagome soggetto, sagome staticbe, sagome attive. Ciò<br />

significa che in un primo momento il racconto viene pettinato attentamente, per<br />

individuare tutti i soggetti che sono in scena; successivamente vengono<br />

individuate le cose esistenti nella stessa narrazione e che potranno consistere in<br />

fondali di scena o in oggetti o cose; ed, infine, si ricercano le azioni che<br />

dinamizzano il passo che si sta meditando.<br />

Fra le sagome soggetto, il lettore deve inserire tutto ciò che dice<br />

soggettività, senza badare se vi sia un nome proprio ad indicarlo. Anche i<br />

pronomi sono indizio di autonoma sagoma, anche i participi (sostantivati o<br />

meno). Ad esempio Apokriteis, che è participio <strong>del</strong> verbo rispondere, presente<br />

innumerevoli volte nei Vangeli, può essere una sagoma soggettiva ed indicare,<br />

quanto meno, uno che parla (3).<br />

(3) A questo punto il lettore potrà avere la sensazione che io ecceda nella<br />

mia ricerca <strong>del</strong>le sagome e che veramente tutto il testo diventerà solo un<br />

paniere di pupi. Credo abbia ragione: io eccedo, ma perché so che dietro le<br />

parole si nascondono tante cose e che queste si possono vedere solo se le<br />

parole sono messe bene in mostra, sono fissate in cornice. Ad esempio, il<br />

nostro Apokriteis, se viene considerato una sagoma, può dire qualcosa di molto<br />

importante. Ed infatti, compitato come Apo krita Eìs dice «Quando si attivò<br />

come pane» con una chiara allusione ad una dimensione eucaristica.<br />

Dalla trica al copione<br />

Così facendo, si ottiene quel paniere, quel catalogo di sagome di cui dicevo<br />

prima. Allora, partendo dal sommario che si ha nelle mani, , è possibile<br />

scrivere tanti copioni da recitare su altrettanti palcoscenici. Il testo biblico<br />

resterà sempre lo stesso, ma sarà sceneggiato specificamente per ogni<br />

palcoscenico. Nello scrivere i vari copioni, come vedremo, bisognerà saper<br />

scegliere fra sagome autentiche e doppioni. Un pronome, ad esempio, potrà<br />

essere il doppione di un nome proprio o potrà assumere rilevanza autonoma. E<br />

ciò accadrà a seconda <strong>del</strong> palcoscenico per cui è stato scritto quel copione.<br />

Ogni palcoscenico ha <strong>del</strong>le quinte (le abbiamo chiamate sagome statiche), e<br />

queste sembrano immodificabili. Eppure anche esse variano sui singoli<br />

palcoscenici dove si attualizza l'unico racconto. Bisogna allora farne un attento<br />

recupero. Facciamo un esempio: noi allestiamo un palcoscenico dove si medita<br />

il dinamismo <strong>del</strong> mondo interiore, colorando in un certo modo le quinte che<br />

abbiamo ricavate dal racconto. In tal caso, il pozzo <strong>del</strong>la Samaritana diventa la<br />

cultura umana ed il secchio (altra sagoma statica) la scuola o, in generale, i<br />

mezzi per appropriarsi <strong>del</strong>la sapienza <strong>del</strong>la vita. Naturalmente, poi, da buoni<br />

costumisti rivestiremo le sagome di panni coerenti, perché possano<br />

drammatizzare il racconto come se fosse una pagina di psicologia e spiritualità<br />

<strong>del</strong>l'uomo.

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