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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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Chi vuole cogliere il significato di un vocabolo seguirà la strada tracciata<br />

dai filologi. Comincerà da documenti coevi e saggerà in essi la funzione <strong>del</strong><br />

termine, partendo dai punti la cui interpretazione è più pacifica; all'interno <strong>del</strong><br />

libro verificherà la costanza di quell'uso e attraverso una serie di procedimenti<br />

giungerà a fissare, cori una certa ragionevolezza, il senso da dare al vocabolo o<br />

alla locuzione esaminata. Quando una parola <strong>del</strong> linguaggio naturale assume,<br />

in un certo universo di discorso, un senso convenzionale, il filologo terrà conto<br />

di altri fattori e la considererà, da «aperta» che era, un «termine» avente una<br />

funzione convenzionalmente certa ed immodificabile. Poiché non è corretto<br />

riferire un significato identico a parole che appartengono a tempi, opere o uni-<br />

versi di discorso diversi, non sarà possibile tout-court considerare equipollenti<br />

testi contenuti ad esempio nella Genesi e nel Siracide.<br />

Questo corretto procedere <strong>del</strong> filologo, che considera la Bibbia una<br />

collezione di testi differenti, non vale quando Ta Biblia (i libri) sono assunti<br />

come To Biblion, cioè il libro. È quanto io affermo. Per me la Scrittura è una<br />

struttura unitaria, intenzionalmente costruita con uno schema unico ad opera di<br />

un gruppo che si è continuamente rinnovato, senza perdere però la propria<br />

identità, e che ha mantenuto fermo il proprio linguaggio espressivo. Per dirla in<br />

paradossi, la Bibbia (e mi limito a quella in greco) è stata scritta in un solo<br />

momento.<br />

<strong>La</strong> innegabile diacronia storica dei singoli libri diventa sincronia letteraria in<br />

quanto unico è il linguaggio (jeratico), la finalità, l'oggetto, ed unico l'autore<br />

che si è mantenuto costante, pur nel passare dei singoli uomini che lo hanno<br />

continuamente incarnato. Ciò equivale a dire che la struttura letteraria<br />

<strong>del</strong>l'agiografo si fa segno sacramentale <strong>del</strong>la unicità <strong>del</strong>lo scrittore divino e <strong>del</strong><br />

suo incarnarsi in una pluralità di profeti umani. I parlamentari, per fare un<br />

esempio, cambiano mentre il legislatore resta identico; il jus civile che in forma<br />

viva è passato attraverso la confusione storica di più di un millennio, è nato<br />

anch'esso (se osservato come autonomo universo di discorso), come Minerva<br />

già tutto perfetto, in un solo momento astorico.<br />

Secondo la filologia classica, all'interno <strong>del</strong>l'insieme <strong>del</strong>le parole si possono<br />

identificare <strong>del</strong>le aree di significato che ruotano intorno a una o più radici. Da<br />

uno stesso radicale possono nascere più vocaboli che mantengono,<br />

fondamentalmente, il significato <strong>del</strong>la radice. Da questo punto di vista ha poca<br />

importanza se la parola sia una forma verbale, aggettivale oppure sia un<br />

sostantivo. Ancora minore importanza hanno quelle variazioni minime che<br />

producono sinonimi di identica radice.<br />

Salvo casi eccezionali, non fa poi grande differenza se una parola è usata al<br />

singolare o al plurale e se sia preceduta o meno da un i articolo. Ne fa<br />

differenza, quanto al senso, la flessione di un verbo.<br />

Nel jeratico bisogna ragionare in un modo <strong>del</strong> tutto differente; le forme<br />

diverse di una comune radice odi una stessa parola, oppure un gruppo di parole<br />

omogenee o una circonlocuzione diventano veri e propri termini <strong>del</strong><br />

metalinguaggio. Come tali, essi assumono un significato specifico che<br />

rimanda, quasi fosse una chiave, una sigla, ad una specifica teologia,<br />

agganciata dall'Agiografo a quel termine. In grazia di questa fissazione <strong>del</strong>la

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