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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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individuare un Libro <strong>del</strong>la Bibbia in cui questa frequenza è più alta. Spesso una<br />

significativa densità si colloca in limitatissime aree testuali.<br />

Un terzo riguarda l'uso ripetuto e la speciale frequenza di locuzioni<br />

composte da due o più parole, come ad esempio «vedove ed orfani» oppure<br />

«cielo e terra».<br />

Un ultimo fatto significativo è costituito dalla forma grammaticale <strong>del</strong><br />

vocabolo. Naturalmente le parole si presentano nel testo nelle svariate forme<br />

che la grammatica consente loro di assumere; mi riferisco al numero, al caso e<br />

alla flessione, se si tratta di verbo; possono, inoltre, essere accompagnate o<br />

private <strong>del</strong>l'articolo. Scorrendo la Chiave biblica, è possibile allora notare<br />

l'andamento di alcune forme grammaticali. Vi sono, ad esempio, vocaboli che<br />

si presentano prima senza articolo ed improvvisamente, da un certo punto in<br />

avanti, lo assumono; oppure termini che nella prima parte <strong>del</strong> Libro sono al<br />

singolare e poi diventano plurali.<br />

In forza di queste notazioni, se si dà valore normativo all'ordine tradizionale<br />

dei libri <strong>del</strong> Canone, si possono trarre alcune conseguenze. Generalmente il<br />

termine si costituisce come pozzo teologico nei passi <strong>del</strong> Pentateuco e<br />

specificamente lì dove per la prima volta esso risulta utilizzato. <strong>La</strong> situazione<br />

ivi descritta dall'agiografo conferisce al vocabolo un imprinting, una tonalità<br />

teologica che lo connota definitivamente. Si potrà allora ipotizzare che il<br />

termine è portatore di uno specifico significato, che poi sarà oggetto di<br />

approfondimento e di continua chiarificazione negli altri Libri, ma resterà<br />

comunque stabile.<br />

A me pare che il Pentateuco costituisca il codice linguistico, il luogo dove è<br />

stato fissato il senso teologico convenzionale di ogni termine o locuzione. Ma<br />

sono i racconti dei Libri Storici, come vedremo, la sede ottima le per formulare<br />

precisamente la densità teologica <strong>del</strong>la parola. A parte ciò, si può arguire che<br />

esistono punti privilegiati in cui il vocabolo è stato oggetto di una specifica e<br />

più approfondita determinazione. Presumo che se il vocabolo è stato utilizzato<br />

con insistenza, a scapito <strong>del</strong>la eleganza formale che avrebbe richiesto l'uso di<br />

sinonimi, ciò è indizio di una volontà <strong>del</strong>lo scrittore di commentare ed<br />

evidenziare il senso teologico <strong>del</strong> vocabolo, già <strong>del</strong>ineato altrove per sommi<br />

capi.<br />

Ricerca e verifica<br />

Non sempre è facile cogliere la densità teologica <strong>del</strong> termine ad una prima<br />

<strong>lettura</strong>. <strong>La</strong> difficoltà diventa maggiore se il testo, in cui compare per la prima<br />

volta, ha un carattere sapienziale o comunque è povero di articolazione<br />

narrativa. Dal punto di vista pratico, in questi casi, risulta più agevole ricorrere<br />

a testi posteriori (nell'ordine tradizionale <strong>del</strong> canone), ma di tipo narrativo,<br />

considerando che quanto maggiore è la ricchezza iconica e drammatica <strong>del</strong>la<br />

situazione narrata, tanto più è agevole una identificazione <strong>del</strong>la teologia che si<br />

connette al termine. Naturalmente, a cose fatte, si tornerà al testo <strong>del</strong><br />

Pentateuco, dove il vocabolo si presentava per la prima volta, e si proverà a<br />

saggiarlo alla luce <strong>del</strong>le conclusioni raggiunte. Il buon esito di questo<br />

procedimento costituirà la prima prova <strong>del</strong>la corretta applicazione <strong>del</strong> metodo.

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