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PERCHE` NON LEGGERE DIVERSAMENTE? La lettura del ...

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Chi ritiene che un testo biblico, come ogni altro scritto umano, ha in linea di<br />

massima un solo significato, senza avvedersene lo riduce a scheletro inerte di<br />

una massima o di un concetto teologico. Sicché vien naturale chiedersi perché<br />

scrivere tante cose quando sarebbe bastato esporre direttamente il concetto<br />

conclusivo.<br />

Di per se ogni messaggio, in forza <strong>del</strong>la plasticità dei linguaggi, può<br />

assumere significati diversi. Un testo che parla di Dio non potrà mai dirsi<br />

completamente compreso, in quanto espone un oggetto infinito. Tutto ciò è<br />

ancora più vero quando si ritiene che il libro sia esso stesso presenza di questo<br />

infinito. Voler comprendere uno scritto rivelato in modo da inchiodarlo in un<br />

solo significato, significa togliere a Dio il diritto di presentarsi all'uomo nella<br />

multiforme realtà <strong>del</strong> suo vivere. Chi accetta questo presupposto si faccia<br />

ignorante, si riempia di santa curiosità egli venga in aiuto l'ingenuità<br />

<strong>del</strong>l'apprendimento dei piccoli. Meditando in questo modo eviterà di fare <strong>del</strong>la<br />

pagina biblica un qualcosa che sta fra il racconto arcinoto e l'aforisma che solo<br />

il dotto sa identificare e godere.<br />

Bisogna ancora che eviti di pregiudicare il passo, colorando la <strong>lettura</strong> in<br />

base alla conoscenza che già si ha <strong>del</strong> suo contenuto (1).<br />

(1) Ad esempio, sapendo che il Fattore è «infe<strong>del</strong>e» sarà portato a dare tono<br />

di minaccia alle parole «rendi il tuo conto e lascia l’amministrazione». Così<br />

facendo non riuscirà mai a cogliere nel passo l'assenza di qualsiasi condanna<br />

<strong>del</strong> Fattore, ed intuire che questi può diventare figura <strong>del</strong> Cristo.<br />

Queste semplici considerazioni fanno intuire che la <strong>lettura</strong> sia il primo<br />

spiraglio attraverso cui è possibile entrare nel significato <strong>del</strong> messaggio<br />

profetico. In parole povere suggerisco di accostarsi al testo non per<br />

comprendere, ma per lasciarsi provocare e finanche captare (2).<br />

(2) II brano da meditare va perciò letto in modo assolutamente piano<br />

escludendo ogni intonazione che possa pregiudicarne il senso, ed esaltando nel<br />

contempo, attraverso la <strong>lettura</strong> sillabata, le possibilità semantiche <strong>del</strong> testo<br />

materiale.<br />

Di solito la <strong>lettura</strong> non solo decide già il senso <strong>del</strong> passo, ma per di più lo<br />

pialla in modo tale da far perdere significato ad ogni indizio di una diversa<br />

comprensione; il metodo che suggerisco prevede al contrario una <strong>lettura</strong> quanto<br />

più anodina è possibile. Verosimilmente, per questo motivo, la Chiesa ha<br />

tenuto in grande conto la <strong>lettura</strong> c.d. in tono retto; essa seppur monotona e<br />

quasi offensiva verso la significatività <strong>del</strong> passo, lo presenta all'ascoltatore<br />

nella sua dimensione di testo materiale e quindi nella sua struttura ispirata e<br />

nella sua massima potenzialità semantica.<br />

Naturalmente è impossibile sul piano fonetico leggere un brano senza pause,<br />

privandolo di senso e colore; quanto meno sarà la punteggiatura ad esigere una<br />

qualche accentuazione di toni. Ma qui io sto proponendo non tanto una fonetica<br />

esterna, bensì una modulazione interiore, un modo tutto speciale di percepire la<br />

Scrittura. Suggerisco di operare come se, invece di apprendere concetti e<br />

valutarli in qualche modo, si assistesse ad uno scorrere di immagini che capta

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