AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora
AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora
AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Secondo il grammatico Servio la nudità delle Grazie è giustificata dal<br />
fatto che le tre sorelle devono essere senza macchia. Il loro schema iconografico<br />
incarna la loro stessa natura, secondo la quale il beneficio che ciascun<br />
individuo è in grado di offrire gli sarà restituito in misura doppia, in virtù<br />
del legame che unisce il favore alla riconoscenza.<br />
Le Tre Grazie furono uno dei soggetti più popolari del repertorio artistico<br />
d’età romana. La loro immagine ornava gli spazi pubblici di templi,<br />
terme e teatri; ma la grande maggioranza delle raffigurazioni si collocava in<br />
ambiente privato, sulle pareti domestiche o nelle tombe.<br />
Dopo un oblìo millenario le Tre Grazie entrarono nel repertorio<br />
artistico rinascimentale dalla metà del Quattrocento (grazie alla scoperta<br />
del celebre gruppo Colonna, ora a Siena) per quella loro caratteristica di<br />
Fig. 1 – Le Tre Grazie (Parigi, Louvre)<br />
coniugare gli aspetti religiosi e mitologici del soggetto con quelli filosofici<br />
ed anche con quelli più prosaici del mondo femminile e della gioia di vivere.<br />
Ma questi aspetti non esauriscono la complessità del significato delle Grazie, le Cariti dei Greci.<br />
Aglaia, Euphrosyne e Thalia esprimono già in età arcaica una triade concettuale che le accosta a<br />
tre virtù umane: la bellezza, la saggezza e lo splendore. Le diverse varianti dei loro nomi ci svelano gli<br />
aspetti lunari del gruppo, connessi con le fasi crescente e calante per le due laterali e con la fase della<br />
luna piena, e al tempo stesso nuova, per la Grazia centrale: una luna dunque che c’è e non c’è, che<br />
ora splende ed ora non si vede.<br />
Il corso della luna descrive il cammino dell’uomo: il buio uterino, la venuta alla luce, la crescita, la<br />
maturità, la consunzione, la morte e il ritorno al buio ctonio. L’unità e insieme l’articolazione del terzetto<br />
rappresentano insomma il concetto di una condizione lunare ed umana scandita nel ciclo della danza da<br />
una nascita e da un tramonto e da una pienezza dell’esistenza cui fa riscontro il vuoto dell’assenza.<br />
Salvo rare eccezioni, la Grazia centrale è rivolta di spalle, ma volge la testa all’indietro. La prima<br />
Grazia e la terza hanno spesso nelle mani qualcosa che viene offerto in dono: sappiamo da Pausania<br />
che le Cariti esposte nell’agora di Elide recavano in mano rispettivamente una rosa, un astragalo e<br />
un ramo di mirto. Rosa e mirto indicano il mondo di Afrodite nelle sue due facce legate alla vita (la<br />
luna crescente, la rosa) e alla morte (la luna calante, il mirto). L’astragalo, cioè il dado della sorte,<br />
caratterizza invece Aglaia nel ruolo di Fortuna.<br />
Troviamo una conferma a questo approccio se intendiamo le Grazie, che appaiono connesse<br />
anche ad Hekate, come l’altra faccia delle Parche. Ai due lati Klothò, la luna crescente, e Atropos, la<br />
luna calante, filano e recidono la vita. Al centro è Lachesi, cioè la Fortuna che non può opporsi alla<br />
ineluttabilità del fato, ma che può incidere sulla vita dei mortali.<br />
Come Tyche (cioè Aglaia) è la Fortuna che dà in sorte e può essere colta, così Lachesi, che gli antichi<br />
chiamavano anche sors (la sorte), è la Fortuna, che presiede a ciò che può accadere. La Fortuna,<br />
non il Fato, cui attengono invece le due Parche laterali: l’inizio, cioè la nascita, e la fine, cioè la morte,<br />
sono infatti in mano al fato; tutto quello che sta in mezzo, cioè la vita, sta in mano alla fortuna. La<br />
vita è dunque il transito tra questi due momenti del fato, attraverso il regno di Fortuna.<br />
Di questa Grazia/Fortuna che non ha nulla in mano vediamo il corpo nudo di spalle, ma la sua testa<br />
è girata in direzione di chi guarda, in genere verso destra, quindi con atteggiamento benigno. Grazia/<br />
Fortuna non è bendata: il suo occhio ti può guardare, ma il suo sguardo è repentino e fugace. Ti può<br />
cogliere, magari per un attimo, nel vortice della danza, e può incrociarsi con il tuo. Ma come la luna piena<br />
28