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AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

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Il Collegio Romano dalle origini al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cura di C. Cerchiaia, Roma 2003.<br />

M.C. DE PALMA, Castello D’Albertis, museo delle culture del mondo, Cinisello Balsamo 2008.<br />

L. LAURENCICH-MINELLI, Museography and Ethnographical Collections in Bologna during the Sixteenth and<br />

Seventeenth Century, in <strong>The</strong> Origins of Museums. <strong>The</strong> Cabinet of Curiosities in Sixteenth and Seventeenth-Century<br />

Europe, a cura di O. R. Impey, A. MacGregor, Oxford 1985, pp. 17-23.<br />

M.G. LERARIO, Il museo Luigi Pigorini dalle raccolte etnografiche al mito di Nazione, Roma 2005.<br />

Lo sguardo altrove: il progetto Etno e il patrimonio culturale extraeuropeo in Emilia Romagna, a cura di A. Salvi,<br />

catalogo della mostra, Bologna 2007.<br />

A. LUGLI, Naturalia et Mirabilia. Il collezionismo enciclopedico nelle Wunderkammern d’Europa, Milano 1983.<br />

Museo degli sguardi. Raccolte etnografiche di Rimini, a cura di M. Biordi, Rimini 2005.<br />

G. OLMI, L’inventario del mondo: catalogazione della natura e luoghi del sapere nella prima età moderna, Bologna 1992.<br />

B. PALMA VENETUCCI, Commercio antiquario ed esportazioni di antichità nel XVIII secolo: il ruolo della Spagna,<br />

in Illuminismo e Ilustraciòn. Le antichità e i loro protagonisti in Spagna e in Italia. Atti del Congresso (Roma, 30<br />

novembre-2 dicembre 2001), a cura di J. Beltràn Fortes, B. Cacciotti, X. Dupré Raventòs, B. Palma Venetucci,<br />

Roma 2003, pp. 277-293.<br />

B. PALMA VENETUCCI, Nuovi aspetti del collezionismo in Italia e Spagna attraverso le esportazioni delle antichità,<br />

in Arqueología, Coleccionismo y Antigüedad España e Italia en el siglo XIX. Atti del Congresso, (Siviglia, 18-20<br />

novembre 2004), a cura di J. Beltràn Fortes, B. Cacciotti, X. Dupré Raventòs, B. Palma Venetucci, Siviglia<br />

2006, pp. 503-526.<br />

B. PALMA VENETUCCI, Dallo scavo al collezionismo. Un viaggio nel passato dal Medioevo all’Ottocento, Roma 2007.<br />

Europa e America nel modernismo “transatlantico” di Walker Evans, 1928-1934<br />

Lo scarso interesse che ha circondato sino ad oggi l’opera giovanile di Walker Evans costituisce un caso<br />

storiografico tanto complesso quanto singolare. Nato nel 1903, Evans si dedicò precocemente agli studi<br />

letterari e coltivò l’ambizione di divenire scrittore. Dall’aprile 1926 trascorse un anno di studio a Parigi,<br />

dove studiò la lingua, approfondì la conoscenza della letteratura francese e frequentò la libreria Shakespeare<br />

& Co. di Sylvia Beach, dove non era raro incontare James Joyce. Ritornato a New York nel 1927, tuttavia,<br />

abbandonò progressivamente la scrittura, apparentemente sopraffatto dai propri modelli artistici.<br />

I negativi e le stampe oggi conservati presso il Walker Evans Archive del Metropolitan Museum<br />

di New York e presso il J. Paul Getty Museum di Los Angeles indicano che Evans iniziò a dedicarsi<br />

con continuità alla fotografia nel 1928, privilegiando i temi della grande città: la nuova architettura<br />

del grattacielo, il paesaggio creato dalla comunicazione pubblicitaria, la stratificazione sociale di New<br />

York. Circa 500 negativi nella collezione del Metropolitan e 100 stampe in quella del Getty testimoniano<br />

che questo interesse per la metropoli si protrasse sino al 1934, allorché l’interesse di Evans si<br />

spostò decisamente verso l’architettura “vernacolare” e la provincia. Fra il 1935 e il 1937 collaborò<br />

con l’agenzia fotografica della Farm Security Administration, viaggiando negli stati dell’est e del<br />

sud per documentare gli effetti della Depressione. Furono proprio le fotografie riprese nelle piccole<br />

e medie città fra il 1930 e il 1936 a costituire l’ossatura di American Photographs, la retrospettiva<br />

presentata al MoMA nel 1938 – la prima dedicata dal museo a un fotografo – che consacrò Evans<br />

come uno dei maggiori interpreti della provincia americana e della “main street”. Fu poi la seconda,<br />

influente retrospettiva del MoMA, curata da John Szarkowski nel 1971, a consolidare i contorni di<br />

quello «stile documentario» frontale, austero e descrittivo che ancora oggi è unanimemente considerato<br />

il contributo più originale di Evans all’arte del Novecento.<br />

In questo quadro dominato dalla maturità artistica raggiunta negli anni trenta con lavori che<br />

affrontavano il tema dell’“americanità”, le fotografie d’esordio realizzate secondo un approccio a<br />

prima vista “europeo” sono state relegate in una posizione sostanzialmente marginale. La storiografia<br />

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