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AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

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L’altare di Giovanni VII (706) e l’apertura della Porta Santa nell’antico San Pietro<br />

Fig. 1 – Proposta di restituzione in 3D dell'Oratorio<br />

di Giovanni VII, a cura dell’Arch. Marco<br />

Carpiceci (da Ballardini 2011)<br />

36<br />

È nell’esperienza di tutti come la distruzione di un monumento<br />

comprometta in modo irrimediabile non solo la nostra<br />

capacità di figurarci in concreto la sua forma e le sue dimensioni,<br />

ma perdutane per sempre l’immagine e il significato in<br />

un peculiare contesto venga meno anche la sua riconoscibilità<br />

come modello di lunga durata e, in prospettiva, un decisivo<br />

livello di lettura dei monumenti che lo hanno seguito.<br />

Ho proposto di recente un’ipotesi ricostruttiva dell’Oratorio<br />

dedicato alla <strong>The</strong>otokos che nel 706 papa Giovanni VII,<br />

natione graecus, fece edificare all’interno dell’antico San Pietro<br />

prescrivendo di esservi sepolto. Del sacello, notissimo per i<br />

cicli musivi che lo decoravano, non era mai stata indagata<br />

la forma architettonica. La mia restituzione si è basata sui<br />

frammenti della decorazione scultorea, comprensivi di spolia<br />

di eccezionale pregio, come alcune lastre di età severiana e<br />

una coppia di colonne vitinee; su alcune iscrizioni superstiti o<br />

note dalle fonti; e sul testo dell’epitaffio del pontefice tramandato<br />

dalla silloge Cantabrigense. Mi è stata di guida inoltre<br />

l’accurata descrizione dell’oratorio, redatta in scriptura e in<br />

pictura da Giacomo Grimaldi nei primi anni del Seicento, alla vigilia della demolizione dell’ultimo<br />

tratto dell’antico San Pietro (BAV, Barb. lat 2732; Barb. lat 2733; Cap. di San Pietro H3; Biblioteca<br />

Ambrosiana, ms. A 168 inf.; BNCF ms. II-III 173).<br />

L’esito della ricerca ha premesso di restituire in 3D l’immagine dell’oratorio, stimolando delle<br />

considerazioni sulla durata quasi millenaria del sacello e sul progressivo mutamento di funzione di<br />

quel settore dell’antico San Pietro.<br />

In effetti, proprio quel tratto iniziale della navata Nord della basilica aveva accumulato una formidabile<br />

memoria cultuale ospitando a partire dalla metà del X secolo la reliquia della Veronica e<br />

divenendo dalla metà del XV il luogo di apertura del Giubileo e della sua Porta Santa.<br />

Descrivo in breve l’oratorio secondo la mia ipotesi ricostruttiva, rinviando ogni argomentazione<br />

allo studio da poco pubblicato (BALLARDINI 2011).<br />

Il sacello di Giovanni VII era ricavato nell’angolo settentrionale di San Pietro, tamponando a sud<br />

i primi tre intercolunni della navata con muri alti almeno 3,20 m. A Occidente un muro analogo era<br />

interrotto da una porta architravata con il titulus all’antica del pontefice.<br />

All’interno le pareti erano rivestite di crustae marmoree alternate a lesene con tralcio abitato di età<br />

severiana, prese a modello da lastre scolpite ad hoc nelle officine di Giovanni VII.<br />

L’altare, dedicato alla <strong>The</strong>otokos, era addossato alla parete di fondo e cioè alla controfacciata della<br />

basilica. Ne ho individuato un frammento, oggi nelle Grotte, che ai suoi tempi Grimaldi descrive e<br />

disegna affisso all’interno dell’oratorio.<br />

Il frammento di marmo frigio, su due lati finemente modanato, reca un’iscrizione dell’anno<br />

783, aggiunta secondo la mia ipotesi, a lato della fenestella confessionis di un più antico altare a cassa.<br />

Scolpita dunque in occasione di una ricognizione delle reliquie della Vergine, l’epigrafe nomina

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