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AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

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Maria secondo un epiteto veterotestamentario che, nell’innografia bizantina, definisce la <strong>The</strong>otokos<br />

«Tempio di Dio» e «Santo dei Santi».<br />

Al di sopra dell’altare, un archivolto era retto da una coppia di colonne vitinee che Giovanni,<br />

figlio di Platone, l’ultimo curator Palatii a noi noto, era riuscito a procurarsi per assicurare alla<br />

Vergine il fasto imperiale riservato in basilica solo all’altare dell’Apostolo.<br />

Sopra l’edicola monumentale e fino alle capriate del tetto, si estendeva su tre registri la decorazione<br />

musiva che ripercorreva la storia della salvezza dall’Annuciazione fino alla morte e resurrezione del Cristo.<br />

Fuoco del ciclo figurativo era una nicchia – tra colonne di marmo nero – che accoglieva l’icona<br />

musiva della <strong>The</strong>otokos accompagnata dal papa donatore. L’icona della Vergine, una Blachernitissa in<br />

abiti regali, priva del bambino ma con il grembo arrotondato, veniva ritualmente nascosta da cortine<br />

appese all’asta infissa ai capitelli delle colonne.<br />

Infine, nel pavimento, in asse con l’icona e con l’altare della <strong>The</strong>otokos, Giovanni VII aveva prescritto<br />

di essere inumato. A mio avviso, proprio sotto la lastra dell’epitaffio, che in distici elegiaci<br />

traduceva la devozione greca del pontefice in una lingua intessuta di occorrenze virgiliane, ma anche<br />

di rinvii all’Akathistos, il più celebre inno bizantino dedicato alla Madre di Dio.<br />

L’ubicazione della tomba è del resto allusa anche nel testo epigrafico, che cito nei primi quattro versi:<br />

«Qui il presule Giovanni stabilì di essere sepolto e prescrisse di essere deposto sotto i piedi della<br />

domina, affidando l’anima alla protezione della santa madre (sub tegmine matris) che vergine, non<br />

sposata, ha partorito generando Dio».<br />

È proprio il ruolo tutelare di Maria evocato nell’epitaffio di Giovanni con l’espressione «sub tegmine<br />

matris» a spiegare la scelta del pontefice di farsi tumulare ai piedi dell’altare.<br />

Interpreterei infatti l’espressione sub tegmine matris, così suggestivamente virgiliana, come il riferimento<br />

a una reliquia della Vergine conservata nell’altare dell’oratorio, una reliquia del Presepe, ma<br />

forse anche del veneratissimo maphorion.<br />

La sua presenza giustificherebbe anche l’iscrizione (nota dai disegni seicenteschi) posta sopra<br />

l’archivolto dell’altare Domus Sanctae Dei Genitricis Mariae, che già Carlo Bertelli mise in relazione<br />

con l’oikos costantinopolitano eretto da Leone I alle Blacherne per custodire il velo.<br />

Se con l’apertura della porta santa e la distruzione dell’altare di Giovanni VII ci si premurò di<br />

mettere in salvo e murare in una parete dell’antico sacello l’iscrizione incisa a lato della fenestella<br />

confessionis dell’altare, una cura maggiore doveva essere stata riservata al suo prestigioso deposito di<br />

reliquie.<br />

Ora, come ci ricorda l’Alfarano, alla fine del XVI secolo di reliquie del<br />

velo della Vergine nella basilica di San Pietro ne era consevata più d’una: la<br />

più interessante mi sembra quella deposta nel 1479 nell’altare della cappella<br />

fatta edificare da Sisto IV della Rovere.<br />

Riservata al coro dei canonici della basilica, la cappella di Sisto IV dove<br />

il papa prescrisse di essere inumato si apriva sulla navata esterna meridionale<br />

della basilica ed era dotata di spolia di eccezionale pregio come la coppia di<br />

colonne porfiretiche con i tetrarchi sulle quali si impostava l’arco absidale.<br />

Proveniente dall’Ordine francescano, Sisto della Rovere – eponimo di papa<br />

Sisto III (432-440), che a Roma eresse la prima basilica mariana della città – si<br />

distinse per una speciale devozione alla Vergine.<br />

Fu lui a introdurre a Roma la festa della Concezione e all’Immacolata<br />

Fig. 2 – BAV, Barb. lat.<br />

2733, f. 130r, l'abside della<br />

cappella di Sisto IV in San<br />

Pietro (da Galli 2009)<br />

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