31.05.2013 Views

AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

AA.VV., I FORI IMPERIALI & IL COLOSSEO - Rome - The Imperial Fora

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

elaborati molti dati, pur se non definitivi e ammontano a una quarantina le epigrafi note, per lo<br />

più di Trento; fino a una ventina di anni fa, invece, i testi paleocristiani conosciuti in questo stesso<br />

ambito territoriale erano molti di meno e indubbiamente essi hanno avuto un incremento notevole<br />

in seguito alle indagini archeologiche condotte sotto la Cattedrale di S. Vigilio.<br />

Le campagne di scavi svoltesi fra il 1964 e il 1977 portarono alla scoperta dell’aula primitiva di<br />

culto, databile alla metà del VI secolo, che ebbe carattere martiriale e funerario e sorse al di sopra<br />

della tomba del terzo vescovo trentino, Vigilio († 400) (ROGGER 1975, 1982, 1996). Si individuarono<br />

almeno ottanta sepolture sotto il pavimento, tanto è vero che si parlò di una sorta di retrosanctos.<br />

L’aula, che aveva tre ingressi ed era preceduta da un quadriportico, era rettangolare e mononave<br />

(misurava 50 x 14 m.), con un presbiterio separato da cancelli, poi guastato dalla cripta eretta nell’XI<br />

secolo. Le trentuno iscrizioni rinvenute (trenta latine e una greca) sono state musealizzate ed affisse<br />

alle pareti, salvo quella del v(ir) s(pectabilis) Censorius, che è rimasta in situ. La nuova Cattedrale fu<br />

costruita nel XIII secolo 2,50 m. sopra il livello dell’edificio paleocristiano.<br />

L’iscrizione più nota del territorio trentino è probabilmente quella del pavimento a mosaico<br />

frammentario del cosiddetto “sacello” del Doss Trento, oggi staccato e conservato al Castello del<br />

Buonconsiglio: risalente alla prima metà – o alla metà – del VI secolo; si tratta di un testo di tipo<br />

dedicatorio, che ricorda l’intitolazione dell’edificio ai santi medici Cosma e Damiano, fatta da<br />

Laurentius, che si definisce cantor, ai tempi del vescovo Eugippio, altrimenti ignoto (CA<strong>IL</strong>LET 1993).<br />

In ambito urbano, invece, a S. Maria Maggiore si sono individuati resti di un’ecclesia urbana sotto<br />

la chiesa del XVI secolo. Vi si riconobbero due fasi: la prima (con lacerti di pavimento musivo e un<br />

resto di epigrafe) fu attribuita agli inizi del VI secolo con interventi spintisi fino a metà circa del VI.<br />

Una seconda aula, triabsidata, sorse 1 m. sopra quella paleocristiana con il reimpiego di pezzi scultorei<br />

di VIII-IX secolo. Accanto al complesso si sviluppò un cimitero con tombe a cassa (MAZZOLENI<br />

1993, CIURLETTI 2003, GOIO-ZOTTA s.d.).<br />

Le altre testimonianze epigrafiche del territorio trentino sono<br />

essenzialmente attestazioni di fedeli facenti parte di comunità<br />

rurali. Ad esempio, dall’area limitrofa alla chiesa di S. Valentino<br />

(vescovo e missionario della Rezia della metà del V secolo) a<br />

Tenna, ora a Mezzocorona (Trento), proviene un frammento di<br />

coperchio di sarcofago con un’iscrizione che si riferisce al diacono<br />

Mauro (CAVADA 1994). Altri coperchi più o meno mutili di<br />

sarcofagi con grandi croci a rilievo, cristogrammi con o senza lettere<br />

apocalittiche e resti di iscrizioni sono conservati a Trento e a<br />

Caldonazzo. In quest’ultima località una lastra mutila si riferisce<br />

a due coniugi, Flamininu[s] e Iusta (CIURLETTI 2008) (fig. 1).<br />

Fig. 1 – Ricostruzione grafica dell'iscrizione<br />

funeraria di Flamininus e Iusta,<br />

Caldonazzo (Trento), Chiesa di S. Sisto<br />

34<br />

Per quanto attiene alla tipologia, le epigrafi sono per lo più funerarie<br />

e in minor percentuale musive votive o dedicatorie. La grafia<br />

usata è, come accade generalmente, la capitale attuaria rustica, men-<br />

tre il materiale adoperato (soprattutto a Trento) consiste in grandi lastre di calcare locale, non levigato, ma<br />

sommariamente lavorato a martellina, per cui la superficie è spesso scabra e di non agevole lettura, anche<br />

per la presenza di sensibili segni di consunzione (forse una parte delle lastre chiudeva tombe poste nel<br />

pavimento della Cattedrale trentina). I formulari sono quelli consueti, specie in epitaffi abbastanza tardi:<br />

l’esordio è spesso hic requiescit, e per indicare il dies natalis, ossia il giorno della morte (e della sepoltura)

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!