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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA Unipol Banca, con GiàGrande tanti vantaggi per i pensionati Conto corrente, ma quanto mi costi? Un tema attualissimo, con le associazioni dei consumatori in prima linea, che denunciano i prezzi alti dei servizi bancari in Italia mentre lʼAntitrust decide di fare chiarezza sul problema aprendo unʼindagine. Ma, finalmente, un concreto segnale di novità e di ottimismo arriva da Unipol Banca. La buona notizia riguarda i pensionati che decidono di ricevere la pensione con accredito automatico sul conto corrente bancario. A favore di questi clienti Unipol Banca ha recentemente lanciato GiàGrande, un nuovo conto corrente che fa della convenienza e della trasparenza i propri punti di forza. Vediamo in dettaglio i vantaggi di GiàGrande Spese di tenuta conto e di liquidazione Zero Operazioni Gratuite illimitatamente Invio estratto conto e documento di sintesi Gratuiti Addebito delle utenze domestiche Gratuito Blocchetti assegni Gratuiti Carta Bancomat UnipolCashPlus Quota annuale gratuita Dossier Titoli (qualora contenga Titoli di Stato, Fondi e Gestioni Unipol) Gratuito Tasso di interesse sui depositi in c/c 0,75% Spese di estinzione del c/c Zero I vantaggi aumentano se il correntista è iscritto a una delle organizzazioni dei pensionati della CGIL, CISL, UIL, CNA, Confesercenti e CIA. Infatti, esclusivamente per questi clienti, lʼimposta di bollo sul c/c (attualmente pari a Euro 34,20 annui) sarà a carico di Unipol Banca. Inoltre questi correntisti potranno usufruire gratuitamente di un servizio di assistenza sanitaria telefonica fornito da UniSalute, la società del Gruppo Unipol specializzata nellʼassistenza sanitaria. Il servizio prevede tra lʼaltro gratuitamente 24 ore su 24, informazioni e pareri medici immediati, lʼinvio di un medico in caso di necessità, rientro dal ricovero ed una consulenza telefonica specialistica. Insomma vantaggi veri e tangibili che dimostrano concretamente la volontà di Unipol Banca di caratterizzarsi come una banca “nuova”, capace di offrire servizi innovativi e di qualità, equi e trasparenti; una banca che dimostra con i fatti la propria sensibilità verso le esigenze e le richieste dei cittadini. In questo percorso, GiàGrande, rappresenta un momento di grande attenzione di Unipol Banca verso chi è già in pensione, cioè verso i genitori, i nonni, gli zii, gli amici che hanno lavorato per costruire la nostra società, che meritano rispetto e riconoscenza; persone già grandi a cui Unipol Banca ha cercato di offrire il proprio meglio. GiàGrande è disponibile presso le Filiali Unipol Banca e le Agenzie assicurative del Gruppo Unipol che propongono i prodotti bancari di Unipol Banca. Per informazioni è possibile telefonare al numero verde 800-112114 oppure consultare il sito Internet www.unipolbanca.it. Fondata nel 1998 250 Filiali in 17 regioni Oltre 1.600 dipendenti Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali si farà riferimento ai fogli informativi disponibili presso tutti i locali aperti al pubblico della Banca e delle Agenzie Assicurative del Gruppo Unipol abilitate a proporre i servizi bancari.
Una situazione per molti aspetti paradossale si è presentata per la vicenda dell’ITX, l’inchiostro utilizzato sulle etichette delle confezioni di latte Nestlé e di altre bevande confezionate con il Tetra-Pak. Le autorità sanitarie italiane, dopo avere informato Bruxelles all’inizio di settembre, hanno pensato bene di non dire nulla ai consumatori. La notizia è arrivata all’opinione pubblica a fine novembre nel modo peggiore, in seguito ad un sequestro. A questo punto è iniziato un balletto di dichiarazioni assolutamente improbabili da parte delle aziende e delle autorità nazionali ed europee che hanno creato il caos. Una questione da spiegare con attenzione e da gestire con professionalità è diventata un caso nazionale assolutamente caotico. La storia dell’ITX sottolinea l’assenza di un’intesa tra i diversi organi di controllo italiani e l’incapacità del sistema di informare correttamente i consumatori. La vicenda delle uova fecondate destinate agli inceneritori che venivano riciclate nel circuito alimentare da alcune industrie produttrici di ovoprodotti, è stato un fatto grave. Anche in questo caso però i rischi per i consumatori risultano contenuti, perché la diluizione del prodotto di scarto in quello buono, la pastorizzazione degli ovoprodotti effettuata prima del confezionamento e la cottura dei prodotti da forno, assicuravano l’eliminazione dei batteri patogeni. Queste considerazioni non devono essere fraintese. Il consumatore ha tutto il diritto di acquistare prodotti sicuri e di qualità, e le aziende hanno il dovere di lavorare in modo coscienzioso rispettando le norme igieniche. I provvedimenti dell’autorità giudiziaria nei confronti dei produttori distratti o in malafede, come nel caso delle uova, dovrebbero essere più severi. Purtroppo non è così. In molti casi la pena si limita ad una multa di importo inferiore rispetto alla parcella dell’avvocato. L’elemento comune a tutte queste vicende è la scorretta informazione che arriva ai consumatori sulle aziende coinvolte e sui prodotti sotto accusa. In Italia è sempre molto difficile conoscere i lotti posti sotto sequestro. In altri paesi come l’Inghilterra, dove forse i controlli alimentari sono meno scrupolosi, spesso le aziende coinvolte in un problema di contaminazione o di igiene diramano su Internet la lista dei prodotti coinvolti. ■ ■ ■ consumatori maggio 2006 15 cibo e cultura Siamo abituati a pensare al cibo in scatola come al “non fresco” per eccellenza. Da un lato le verdure appena raccolte nell’orto e direttamente arrivate sulla nostra tavola, dall’altro un recipiente di metallo che ne annulla la freschezza, in favore della conservabilità. Ma questa non era la prospettiva delle prime industrie alimentari, che nel XIX secolo cominciarono a proporre ai consumatori verdure in scatola (piselli, asparagi, ecc.). La pubblicità che accompagnava i nuovi prodotti insisteva sull’idea esattamente contraria: udite udite, finalmente il cibo “fresco” sulla vostra tavola. Perché questo? Per un semplice motivo: i sistemi di conservazione tradizionali, che si tramandavano sia nelle forme dell’autoconsumo domestico, sia per la preparazione di prodotti per il mercato, erano tutti basati sull’impiego di sostanze – sale, olio, aceto, zucchero – che in modi diversi modificavano, in qualche caso stravolgevano i sapori “naturali” dei cibi. La verdura sotto sale (pensiamo ai crauti) non era più quella d’origine. La verdura sott’olio, o sotto aceto, ugualmente si modificava nei caratteri gustativi. La frutta sciroppata o le confetture, che si ottengono aggiungendo zucchero, creano prodotti decisamente nuovi. Tutte goloserie, s’intende: ancora oggi il mercato delle specialità tipiche nasce da queste pratiche millenarie. Ma appunto: goloserie diverse dal prodotto di partenza. L’uso della scatola, in cui frutti e di Massimo Montanari docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione, Università di Bologna PISELLI... FRESCHI verdure erano stivati per poi essere sottoposti a bollitura esterna (François Appert, che inventò questa tecnica agli inizi dell’Ottocento, la spiegò anche sul piano scientifico, mostrando che il procedimento rendeva asettico il recipiente e sterilizzava i prodotti), per la prima volta consentì di mantenere, s’intende entro certi limiti, la fisionomia e il sapore “originario” del prodotto. Per questo, paradossalmente, il cibo in scatola poté diventare sinonimo di cibo fresco, e come tale essere propagandato dai produttori: lo stesso Appert in Francia, Durand in Inghilterra, Hahn in Germania, Cirio in Italia. L’industria alimentare ha elaborato altri modi per conservare il cibo senza troppo alterarlo: l’invenzione del freddo artificiale, ossia dei frigoriferi e dei congelatori, apparsi la prima volta a metà del XIX secolo, è stato ed è tuttora il modo più consueto, e anche qui si ripete il paradosso di una conservabilità che dà al non-fresco le parvenze del fresco. In anni più recenti si sono sviluppate le tecniche del “sotto vuoto”, che, eliminando l’aria dal contenitore, favorisce la conservazione del contenuto. La conservazione in “ambiente modificato”, che agisce sui gas presenti nell’involucro, è un’ulteriore conquista della tecnologia alimentare. Certo, non sono piselli freschi. Ma accontentiamoci della somiglianza, e ogni tanto – quando è stagione – facciamo una capatina nell’orto, ad assaggiare quelli “veri”.
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