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Il volo degli uccelli - stsbc

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6.) Penne e piume<br />

6.1) Le penne: struttura e suddivisione<br />

<strong>Il</strong> <strong>volo</strong> <strong>degli</strong> <strong>uccelli</strong><br />

Prima di entrare in dettaglio nell’argomento ed esprimere tutte le considerazioni del caso occorre<br />

chiarire la distinzione esistente tra penne e piume: le prime sono le vere responsabili dell’effetto di<br />

portanza che sostiene l’animale in <strong>volo</strong>, mentre le altre hanno funzioni e strutture molto diverse. Per<br />

meglio comprendere come dei semplici filamenti proteinici siano in grado di sostenere masse<br />

variabili da pochi grammi ad alcuni chili consideriamo la figura 31 rappresentante la struttura base<br />

di una penna.<br />

Le penne hanno una struttura particolare con<br />

uno stelo centrale suddivisibile in calamo (1) e<br />

rachide (2), che fungono rispettivamente da<br />

attacco al corpo e alle superfici portanti che<br />

formano il vessillo (3). Questo stelo portante<br />

centrale ha una curvatura più o meno marcata a<br />

dipendenza del tipo di penna alla quale<br />

appartiene: vale a dire che se essa farà parte<br />

dell’ala avrà una forma diversa da una<br />

appartenente al dorso piuttosto che ad una della<br />

coda e così via. Le barbe (4) si diramano da<br />

entrambi i lati della rachide per formare una<br />

superficie compatta e uniforme molto<br />

resistente: questa caratteristica è dovuta alla<br />

particolare struttura ad intreccio che la<br />

compone. Dalle barbe partono le barbule (6) e gli uncini (5) che<br />

formano un fittissimo tessuto a cerniera che, se aperto, può essere<br />

richiuso facilmente. Come verifica basta prendere una qualunque<br />

penna di uccello e aprirne le barbe con delicatezza: una volta<br />

separate esse sono ancora in grado di essere riunite senza danno<br />

alcuno. Gli struzzi non dispongono <strong>degli</strong> uncini che ancorano le<br />

barbe tra loro, è per questo che le loro penne sono così voluminose e<br />

inadatte al <strong>volo</strong> (da notare che per giunta sono simmetriche). Benché<br />

le penne dispongano di questa curiosa capacità, devono essere<br />

continuamente curate dall’uccello al fine di evitarne il degrado delle<br />

Immagine 32: Struttura di una penna<br />

barbe. Questa manutenzione viene effettuata tramite il becco, e<br />

consiste nella spalmatura su tutta la superficie corporea di una<br />

sostanza oleosa secreta dall’uropigio, una ghiandola esocrina posta sulla parte superiore del dorso,<br />

in prossimità dell’attacco delle penne caudali. L’operazione ha un molteplice intento: proteggere le<br />

penne dall’usura di sabbia e polveri sospese nell’aria, impermeabilizzarle per far sì che non si<br />

bagnino appesantendo l’uccello e anche riordinare la disposizione di penne e barbe sul corpo<br />

dell’animale. In mancanza dell’uropigio, alcune specie hanno sviluppato un sistema di ricambio<br />

automatico molto ingegnoso, le cosiddette penne del polverino. Si tratta di speciali penne che,<br />

crescendo in continuazione e consumandosi all’apice, formano una finissima polvere che va a<br />

ricoprire e così proteggere il resto del piumaggio. L’asimmetricità delle penne destinate al <strong>volo</strong> è<br />

alla base della forma aerodinamica generante la portanza, in quanto la parte più stretta del vessillo è<br />

più spessa e rigida dell’opposta, sovrapponendo una penna all’altra si ottiene così la classica gobba<br />

dell’ala sul bordo d’attacco.<br />

Principalmente le penne sono raggruppate in quattro categorie: remiganti (primarie, secondarie e<br />

terziarie), timoniere (altrimenti dette caudali), copritrici e dell’alula.<br />

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