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Rac<strong>con</strong>to di<br />

Cafarelli Domenico nato a Maddaloni <strong>il</strong> 9 luglio 1931<br />

Ricordo molto di quel periodo e se tu Salvatore hai pazienza ti rac<strong>con</strong>to tutto. Quando<br />

ero piccolo si soffriva molto la fame, erano anni duri e cruenti specialmente per noi<br />

ragazzi che venivamo da famiglie numerose. Tutto era ammesso per riempire lo<br />

stomaco. Ci riunivamo <strong>in</strong> gruppi noi ragazzi e andavamo <strong>in</strong> tutti i luoghi dove si<br />

sapeva che c’era qualcosa da mangiare e da portare via. Prendevamo tutto ciò che<br />

capitava a portata di mano, come oggetti dal<strong>le</strong> macch<strong>in</strong>e tedesche rimaste <strong>in</strong>custodite e<br />

poi li vendevamo portando qualche soldo a casa. Un giorno <strong>in</strong> via S. Croce dove<br />

abitavo nel palazzo Forg<strong>il</strong>lo, trovai vic<strong>in</strong>o casa una piccola tartaruga ( chissà come era<br />

arrivata f<strong>in</strong> li) che potevo tenere nel palmo <strong>del</strong>la mano. I Tedeschi erano accampati<br />

dietro la Chiesa dei Cappucc<strong>in</strong>i dove c’era anche <strong>il</strong> carcere e l’ospeda<strong>le</strong>. Mentre stavo<br />

<strong>in</strong> quella zona <strong>con</strong> la tartarugh<strong>in</strong>a nella mano, un Tedesco se ne accorse e mi disse<br />

parlando un po’ <strong>in</strong> italiano:” me la <strong>vuoi</strong> dare?” <strong>Se</strong>nza pensarci su due volte gliela<br />

diedi. Allora lui mi disse di seguirlo e mi portò nell’accampamento. Entrati <strong>in</strong> una<br />

tenda, mi offrì un f<strong>il</strong>onc<strong>in</strong>o e mi disse di mangiare.(io non sapevo che quello era pane),<br />

lo presi r<strong>in</strong>graziai e me ne andai. Essendo <strong>in</strong> dubbio, prima di mangiare ne diedi un<br />

pezzetto ad un cagnol<strong>in</strong>o pensando che se non fosse successo niente al cane, avrei<br />

potuto mangiarlo. Visto che tutto andava bene e che <strong>il</strong> cagnol<strong>in</strong>o non si lamentava ne<br />

mangiai anche io, era molto buono. Venni poi a <strong>con</strong>oscenza che questo Tedesco che mi<br />

aveva dato <strong>del</strong> pane era un Capitano Cappellano che alloggiava <strong>in</strong> via Roma giù alla<br />

Teglia dove adesso ci sono <strong>le</strong> suore <strong>del</strong>la Carità. Questo Cappellano si chiamava come<br />

me Dom<strong>in</strong>ik, mi prese a buon cuore. Andavo spesso da lui, riuscendo sempre ad avere<br />

qualcosa da mangiare. Un giorno gli chiesi: “E’ vero che voi Tedeschi quando<br />

ammazzate i maiali ne buttate via la testa”? Lui candidamente mi rispose che era vero.<br />

Allora io replicai che <strong>in</strong>vece di buttar<strong>le</strong> avrebbero potuto dar<strong>le</strong> a me. Mi promise che<br />

non appena avrebbero ammazzato dei maiali mi avrebbe dato <strong>le</strong> teste. Così dopo un<br />

qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di giorni mi chiamò, mi disse di correre a prendere un sacchetto perché<br />

avrebbero ucciso dei maiali. Ritornai <strong>con</strong> un sacchetto e <strong>il</strong> Cappellano mi diede due<br />

teste di maia<strong>le</strong>, r<strong>in</strong>graziai e corsi via. Andai da un macellaio che stava nei pressi <strong>del</strong>la<br />

mia casa, <strong>con</strong> <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> già mi ero messo d’accordo lui <strong>le</strong> pulì e ne spartimmo i pezzi.<br />

Quel giorno ci riempimmo la pancia parecchi persone di famiglia e non. Venne <strong>il</strong><br />

giorno <strong>in</strong> cui i Tedeschi dovevano andare via, <strong>il</strong> Cappellano mi chiamò da parte e mi<br />

disse:”Va a chiamare i tuoi amici e ritorna <strong>qui</strong> <strong>con</strong> loro, perché noi dobbiamo partire e<br />

quello che non riusciamo a portare via ve lo lasciamo. Ritornai <strong>con</strong> alcuni miei<br />

compagni, ed erano rimaste lì tante armi e molte maschere antigas. Dom<strong>in</strong>ik, come<br />

ormai lo chiamavo, ci disse di prendere soprattutto queste maschere antigas perché<br />

avrebbero potuto servirci molto presto, facendomi capire che avrebbero liberato <strong>del</strong><br />

gas. Mi salutò <strong>con</strong> un bacio e partirono. Mentre eravamo <strong>in</strong>tenti a raccogliere queste<br />

cose arrivò un Ufficia<strong>le</strong> italiano che <strong>con</strong> pistola alla mano ci <strong>in</strong>timò di lasciare tutto e<br />

di andare via. A quel<strong>le</strong> paro<strong>le</strong> io risposi:”Ma tu chi sei? Queste cose me <strong>le</strong> ha lasciate <strong>il</strong><br />

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