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Rac<strong>con</strong>to di<br />

Coppola Domenico nato a Maddaloni <strong>il</strong> 14 novembre 1928<br />

I miei genitori erano rivenditori di frutta nella città di Campobasso, e così facevamo<br />

sempre la spola Maddaloni Campobasso e viceversa <strong>con</strong> due carrette tra<strong>in</strong>ate da tre<br />

cavalli e due muli. Partivamo da Maddaloni <strong>il</strong> martedì e arrivavamo a Campobasso <strong>il</strong><br />

giovedì, <strong>il</strong> venerdì pomeriggio ripartivamo per arrivare a dest<strong>in</strong>azione <strong>il</strong> sabato<br />

pomeriggio. Questo mestiere papà lo praticava da molti anni e io <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciai ad<br />

andare <strong>con</strong> lui negli anni Quaranta <strong>in</strong>sieme a mio fratello. Nel periodo subito dopo<br />

l’Armistizio ci capitò questo fatto <strong>in</strong>crescioso che rac<strong>con</strong>tarlo adesso sembra una cosa<br />

fut<strong>il</strong>e, mentre allora fu un avvenimento tragico. Mentre ritornavamo da Campobasso,<br />

arrivati a Benevento, nei pressi <strong>del</strong> campo di aviazione, <strong>in</strong><strong>con</strong>trammo un Aviere che<br />

era fermo sul ciglio <strong>del</strong>la strada e ci chiese un passaggio dicendoci che doveva andare<br />

verso <strong>il</strong> Napo<strong>le</strong>tano; lo prendemmo <strong>con</strong> noi. Arrivati a Solopaca era ormai pomeriggio,<br />

facemmo sosta e ci fermammo vic<strong>in</strong>o ad una taverna dal nome Massim<strong>in</strong>o.<br />

Mangiammo quel poco che avevamo disponib<strong>il</strong>e, l’Aviere aveva <strong>con</strong> se <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

scato<strong>le</strong>tte che divise <strong>con</strong> noi. Dopo esserci rifoc<strong>il</strong>lati riprendemmo <strong>il</strong> viaggio, ma<br />

arrivati nella periferia <strong>del</strong> paese di Dugenta, <strong>in</strong><strong>con</strong>trammo una pattuglia tedesca che ci<br />

fermò. Mandarono via l’Aviere che <strong>con</strong>t<strong>in</strong>uò <strong>il</strong> suo viaggio, mentre portarono noi e <strong>le</strong><br />

carrette verso Limatola costeggiando un ruscello (Biferchia fiumiciattolo che passa per<br />

Limatola e sfocia nel fiume Calore) pieno di alberi di pioppo. I Tedeschi re<strong>qui</strong>sirono i<br />

due muli, i cavalli e la merce migliore che misero su un solo carretto lasciando l’altro,<br />

sequestrarono anche <strong>il</strong> mio papà e andarono via, lasciandoci nella più nera<br />

disperazione. Ritornammo a piedi a Maddaloni e di papà non sapemmo più nulla.<br />

M<strong>il</strong>ioni di pensieri affollavano la nostra mente, i più cupi e disastrosi si facevano largo<br />

<strong>in</strong> noi riguardo la sorte di papà. Dopo otto giorni però lo vedemmo ritornare a casa<br />

sano e salvo, i Tedeschi lo avevano r<strong>il</strong>asciato.<br />

Quando c’era l’allarme aereo e la sirena annunciava l’arrivo degli aerei da<br />

bombardamento, molte volte ci rifugiavamo nella caverna che si trova su ai Formali e<br />

molte famiglie trascorrevano lì anche vari giorni. Quando c’era <strong>il</strong> passaggio degli<br />

aerei, noi ragazzi andavamo su <strong>in</strong> montagna per vedere l’antiaerea che sparava da<br />

Napoli e i fari che <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>avano <strong>il</strong> cielo e ogni tanto colpivano qualche aereo. Un<br />

giorno nei pressi <strong>del</strong>la mia abitazione, cadde un colpo di cannone <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> non esplose<br />

ma scavò un buco nella terra, quei proiett<strong>il</strong>i che deflagravano <strong>in</strong> aria e facevano cadere<br />

schegge da tutte <strong>le</strong> parti. Ancora oggi, dove c’è la Chiesa <strong>del</strong> Monte Carmelo <strong>in</strong> via<br />

Ponte Carol<strong>in</strong>o tra <strong>il</strong> civico 237, 239, sul muro ci sono i fori di quel<strong>le</strong> schegge.<br />

Quando bombardarono Caserta colpirono <strong>in</strong> pieno la Stazione ferroviaria, io ed un mio<br />

amico andammo a vedere e ricordo che <strong>in</strong> una zona <strong>del</strong>la stazione c’erano cumuli di<br />

libri. Non <strong>con</strong>oscendo l’importanza dei libri <strong>in</strong>vece di prendere quelli più piccoli<br />

prendevamo quelli più grandi e meno importanti. Sulla montagna di Cerv<strong>in</strong>o c’era un<br />

grande casolare dove stazionava gente di Maddaloni che sfuggiva ai rastrellamenti dei<br />

Tedeschi i quali catturavano tutti gli uom<strong>in</strong>i ab<strong>il</strong>i e li caricavano su dei camions.<br />

Spesso mi recavo su quel monte e <strong>le</strong> persone che vi si erano rifugiate mandavano i<br />

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