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Racconto di Santo Antonio nato a Maddaloni il 17 dicembre 1934 Nel 1942-43, anni in cui imperversò la Seconda Guerra Mondiale con tutte le conseguenze di morte e distruzione, io ero un ragazzino e ho vissuto la mia adolescenza vedendo come i soldati tedeschi rastrellavano uomini e donne caricandoli su dei camion per trasferirli in Germania. Non posso dire molto di quel periodo, ma ricordo ancora bene che, dopo l’anno 1943, in via Roma, ho assistito al saccheggio del Deposito Sanitario Militare dal quale portarono via tutto quello che poterono prima i Tedeschi e poi la cittadinanza: cuscini, lenzuola, materassi e tutto quel che era disponibile. Quello che ricordo ancora nitidamente era la fame che tormentava quasi tutta la popolazione, ma poi con il sopraggiungere degli Americani tutto cominciò a cambiare e a migliorare positivamente. 52
Racconto di Tedesco Gaetano nato a Maddaloni il 15 gennaio 1939 Nonostante fossi molto piccolo, ricordo tante cose dell’ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, forse perché le vicende dolorose restano più tenacemente impresse nella nostra memoria. La mia famiglia possedeva un pezzo di terreno nella zona al confine della Provincia di Caserta e quella di Napoli, tra Acerra e Cancello. Poiché ero il più piccolo della famiglia i miei genitori mi portavano sempre con loro mentre erano intenti con altre persone a coltivare e a lavorare la terra. Un giorno, era verso mezzogiorno, all’improvviso si sentì suonare una sirena, era l’allarme aereo che da Maddaloni si udiva fino al luogo in cui ci trovavamo. Mio padre Alfonso alzò gli occhi al cielo e vedendo degli aerei avvicinarsi, subito gridò: “Distendetevi faccia a terra”. Tutti facemmo quel gesto che ormai era di abitudine. Un aereo sganciò una bomba proprio a pochi metri da noi. Ci ritrovammo tutti coperti da un mare di terra, ma fortunatamente illesi. La bomba esplodendo aveva scavato poco distante da noi una fossa larga quanto una grossa casa, e vicino a noi c’era un pagliaio nel quale si conficcò una scheggia di circa 40 centimetri. Sempre mentre ci trovavamo nel medesimo luogo, era tra giugno e luglio perché c’era già il grano alto, risuonò l’allarme aereo, tutti scappammo attraverso il grano per raggiungere il pagliaio che ci serviva come riferimento e riparo. Mia zia mi afferrò, mi sollevò sotto un braccio e incominciò a correre. Nell’attraversare il grano, le caddi da sotto il braccio e lei per la paura e per la fretta di mettersi al sicuro mi lasciò nel luogo in cui ero caduto. Arrivata al pagliaio, mio padre le chiese dove fossi, e lei rispose che mi aveva perso nell’attraversamento del grano. Allora mio padre subito ritornò indietro, mi trovò, e mi portò al sicuro. Fortunatamente gli aerei non sganciarono le bombe. A causa dei rastrellamenti dei soldati Tedeschi che catturavano tutti gli uomini abili che riuscivano a trovare, tutta la mia famiglia si rifugiò nella suddetta campagna e lì costruì un grosso pagliaio di circa dieci metri per le persone e un altro più piccolo per gli animali. Restammo per tre mesi in quel luogo, cibandoci con quello che noi stessi riuscivamo a ricavare dal terreno, patate, fagioli, ed altro. Mentre un giorno ritornavamo dalla campagna giunti all’incrocio tra via Libertà e via La Rosa vedemmo che c’erano parecchi camion con soldati tedeschi. Per la paura che potessero catturare papà, deviammo con il carretto verso via Roma e poi prendemmo per la Cittadella. Nei pressi della chiesetta di San Gaetano c’era un gruppo di militari tedeschi che stavano litigando, un soldato tedesco avvicinatosi a mio padre gli intimò di scendere e di andare a dividere i litiganti. Al rifiuto di quest’ordine tirò fuori il pugnale e colpì mio padre al braccio ferendolo e poi si allontanò. Alle grida di mia madre accorsero delle persone che abitavano in quel luogo, presero mio padre e lo portarono in Ospedale, mentre noi con il carro ritornammo a casa. Giunti a casa i fratelli di mio padre chiesero cosa fosse successo. Mia madre ancora tremante, raccontò loro l’accaduto, allora questi, afferrati dei forconi, si diressero al luogo del misfatto, ma arrivati non trovarono più nessuno. Sempre mentre tornavamo dalla campagna, arrivati nei pressi della stazione ferroviaria trovammo molte pattuglie tedesche. I miei genitori non 53
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