Chiesa e povertà nel terzo mondo: il caso di una missione cattolica ...
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CHIESA E POVERTÀ NEL TERZO MONDO: IL CASO DI UNA MISSIONE CATTOLICA IN BRASILE.<br />
quasi insufficienti data la grande quantità <strong>di</strong> bambini malati. Ce n’erano da non saper più dove<br />
sbattere la testa”. (Int.n 15, p 2)<br />
La situazione sanitaria era talmente grave che anche senza sapere <strong>una</strong> parola <strong>di</strong> portoghese<br />
iniziarono imme<strong>di</strong>atamente a lavorare.<br />
Abbiamo messo su questo ambulatorio e lì le persone hanno cominciato a venire. Il problema<br />
era poter comunicare con le persone. C'era <strong>il</strong> padre, <strong>di</strong> Alba, che faceva da interprete. E poi,<br />
pian piano, con segni... (Int. N 11, p.5)<br />
Anche senza saper parlare <strong>il</strong> portoghese la prima opera sociale con cui abbiamo iniziato è stata<br />
quella <strong>di</strong> un consultorio me<strong>di</strong>co. Perché con noi, con le prime quattro, erano venuta <strong>una</strong> suora<br />
me<strong>di</strong>co e un’infermiera che c’è ancora, Suor Giovanna.<br />
Quin<strong>di</strong> la prima opera è stata un ambulatorio per le prime necessità, perché le malattie erano<br />
molte, specialmente la tubercolosi e la denutrizione dei bambini, che ne morivano anche tanti.<br />
Siamo arrivati ad avere anche a tre, quattro funerali al giorno <strong>di</strong> bambini. (Int. N.15, p.2)<br />
Anche se le malattie che colpivano la popolazione non erano gravissime, senza la dovuta<br />
assistenza, si rischiava <strong>di</strong> morire.<br />
Le malattie più comuni venti anni fa erano la gastrointerite data dall’acqua non potab<strong>il</strong>e e dalla<br />
poca igiene, e la verminosi, seguita da tubercolosi, denutrizione e poi ci sono tutte le malattie<br />
infettive perio<strong>di</strong>che, dovute al caldo come <strong>il</strong> tifo e <strong>il</strong> paratifo; e al freddo come bronchiti,<br />
polmoniti. (Int. N.20, p.20)<br />
4.1.3 Come muoiono i poveri<br />
“Le vittime del <strong>mondo</strong> entrano ed escono dalla scena senza rumore, in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>” 273 .<br />
Questo allarmante dato sulla mortalità dei bambini è confermato anche dal testo <strong>di</strong><br />
Martinetti F. “Colonizador colonizado no olocausto dos emprobecidos” 274 . I bambini<br />
deceduti venivano adagiati su delle cassette <strong>di</strong> legno oppure delle scatole da scarpe che<br />
venivano riempite <strong>di</strong> fiori. Erano gli stessi bambini che si occupavano <strong>di</strong> seppellire<br />
l’angioletto <strong>di</strong> turno:<br />
Tutti i momenti, c'era la campana della <strong>Chiesa</strong> che suonava. Cosa succede? Un angioletto, un<br />
morto. Allora vedevi <strong>una</strong> squadra <strong>di</strong> bambini con <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> cassa della frutta, mettevano <strong>il</strong><br />
bambinetto lì, carico <strong>di</strong> fiori che vedevi solo la testolina. Passavano <strong>il</strong> bimbo in <strong>Chiesa</strong>. E così,<br />
un giorno cosa è successo: che i bambini portando <strong>il</strong> corpicino <strong>nel</strong>la cassa, la dondolavano. Nel<br />
dondolarla <strong>il</strong> corpicino è caduto per terra. Allora i bambini hanno preso <strong>il</strong> corpicino, l'hanno<br />
messo <strong>nel</strong>la cassa e sono andati avanti. Questa era la situazione. Perchè i genitori vivevano in<br />
un... per un aiuto del buon Dio. E <strong>di</strong>cevano " eh, <strong>il</strong> signore l'ha voluto!". E a noi questo faceva<br />
male. (Int. N.11, p.7)<br />
I genitori non piangevano i propri figli morti, anche perché la mortalità infant<strong>il</strong>e era<br />
talmente alta che “la freddezza serviva inconsciamente da corazza sentimentale”. Era<br />
meglio non affezionarsi a chi aveva un’altissima probab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> morire entro i cinque<br />
anni 275 .<br />
Se i bambini erano seppelliti in <strong>una</strong> scatola <strong>di</strong> cartone, non andava certo meglio agli adulti.<br />
L’esperienza delle leghe conta<strong>di</strong>ne, cercava <strong>di</strong> evitare l’ultima um<strong>il</strong>iazione a chi ne aveva<br />
già subite tante <strong>nel</strong>la sua vita.<br />
Una delle prime richieste avanzate dalla lega fu <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto a sette pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> terra per far<br />
riposare <strong>il</strong> defunto in <strong>una</strong> bara <strong>di</strong> legno personale. I poveri venivano trasportati al cimitero<br />
273<br />
Marinetti, F.,Colonizador colonizado no olocausto dos empobrecidos, E<strong>di</strong>coes Loyola, Sao Paulo, 1985,<br />
p.27.<br />
274<br />
Marinetti, F., opt.cit.<br />
275<br />
Elisabeth Ba<strong>di</strong>nter, L’amore in più, storia dell’amore materno, Teadue, 1993, p.56.